mercoledì 25 aprile 2012

25 Aprile è anche questo: gli Scout italiani che si unirono alla Resistenza contro il fascismo

di Tommaso Giuntella (l'Unità, 23 aprile 2012)

“Quando pensate agli scout a cosa pensate? Beh, provate a pensarci ancora!” Questo è lo slogan recentemente diffuso dall’organizzazione degli Scout britannici in uno spot che contrappone ai tradizionali luoghi comuni le immagini delle accattivanti avventure dei loro giovani associati.
Se provassimo a fare lo stesso esercizio dalle parti nostre, dovremmo concedere uno spazio importante ad una storia che pochi oltre ai circa 300.000 appartenenti alle diverse associazioni scout italiane conoscono. E’ la storia delle Aquile Randagie, dell’OSCAR, e più in generale degli scout italiani che sfidarono il regime fascista per diciassette anni e presero parte attiva alla Resistenza e alla lotta contro l’occupazione nazista.

Il fondatore dello scoutismo, Robert Baden-Powell, era un militare pluridecorato che ne aveva abbastanza della guerra, sognava un mondo in pace e delle armi voleva salvare solamente l’enorme potenziale educativo della vita e dell’esplorazione nella natura, dell’ingegnarsi per vivere con mezzi essenziali. Lo scoutismo fu pensato da Baden-Powell con l’obiettivo di formare il buon cittadino, competente, capace di grandi ispirazioni e capace di progettare una vita autonoma e dedicata al servizio inteso non solo come servizio verso il prossimo, ma come scelta di vita.
Attivo con queste premesse dal 1910, lo scoutismo in Italia aveva ben poche possibilità di convivere con il fascismo, tanto che fin dai primissimi anni si susseguono gli assalti alle sedi e gli episodi di gravi violenze commesse nei confronti degli scout. Il 23 agosto del 1923 ad Argenta, dove a fronte di un frequentatissimo gruppo scout, i neo fondati Balilla non registravano che un iscritto, viene assassinato don Giovanni Minzoni, “colpevole” di aver zittito il segretario locale del fascio che gli impediva tra le ingiurie di esporre le finalità dello scoutismo in un pubblico evento.
Con più provvedimenti tra il 1927 e il 1928 il regime fascista giunge a sopprimere definitivamente lo scoutismo. Gli scout di tutta Italia organizzano cerimonie commoventi per la cessazione delle attività, ma diverse realtà della penisola decidono di non cedere di fronte al sopruso e prendono la via della clandestinità. Il caso che, per documentazione e testimonianze, è divenuto il più celebre è quello delle Aquile Randagie, gruppo di scout clandestini attivo tra Milano, Como, Parma e Monza che pur esponendosi a gravi rischi e personali sacrifici continuò a svolgere le attività e i campi (indossando con orgoglio l’uniforme) e riuscì a mantenere segretamente i rapporti con l’organizzazione mondiale dello scoutismo. Il gruppo era ispirato dal giovane educatore Giulio Cesare Uccellini (Kelly) e dall’esploratore Andrea Ghetti (Baden), che in seguito raccontò: “Il movimento Scoutistico clandestino nella mentalità di Kelly aveva un duplice scopo: mantenere l'idea di personalità, di libertà, di autonomia, di fraternità e preparare i quadri per il momento della ricostruzione; avere una forza propria di resistenza ideologica per impedire ai giovani di accettare una sola visuale della vita, della storia, della politica. Il valore di questo sta nel fatto che furono dei ragazzi a dire no al fascismo, quando tutti si piegavano nonostante le denunce con interrogatori alle sedi fasciste e alla Questura, ma il nostro no rimaneva intatto".
Il gruppo, che riuscì sistematicamente a sventare i tentativi di infiltrazione dei fascisti, si passava le informazioni sugli appuntamenti attraverso dei foglietti che erano nascosti sapientemente nel foro della colonna di un palazzo nei pressi di piazza del Duomo. Ancora oggi, quando due scout si incontrano, si porgono la stretta di mano segreta (con i mignoli incrociati) che si usava negli anni della clandestinità.
Con la caduta del fascismo e l’8 settembre, le Aquile Randagie decisero di costituire l’OSCAR, Opera Scoutistica Cattolica Aiuto Ricercati, con l’obiettivo di trarre in salvo chiunque fosse ricercato dai nazifascisti. Nessuno come le Aquile Randagie conosceva l’ancora incontaminata Val Codera, sede di tanti campi clandestini, i cui sentieri di montagna garantivano il passaggio del confine svizzero. Così Oscar divenne presto un nome di persona, un tam-tam che celava rischiose operazioni di salvataggio, la stampa di documenti falsi, la diffusione della rivista clandestina “il Ribelle”. Celebre rimase il “rapimento” dall’ospedale di un bambino ebreo destinato al campo di sterminio. L'attività dell'O.S.C.A.R. si riassume in 2.166 espatri clandestini, tra i quali quello di Indro Montanelli, 500 preallarmi, 3.000 documenti falsi e una spesa di 10 milioni di lire di quel tempo. L’attività dell’O.S.C.A.R. fece presto infuriare le SS e i Fascisti che iniziarono la caccia all’uomo. Cominciarono i primi arresti, le torture e le esecuzioni. Come si legge dalla documentazione della Fondazione mons. Andrea Ghetti: “Tenuto conto del modesto numero dei componenti dell’O.S.C.A.R. il tributo è alto; arresto di Don Enrico Bigatti e Don Giovanni Barbareschi, fucilazione di Carlo Bianchi a Fossoli, uccisione di Peppino Candiani di 19 anni al confine italo-svizzero durante un espatrio, morte di Teresio Olivelli nel campo di concentramento di Hersbruck, morte di Rolando Petrini a Gusen, morte di Franco Rovida a Mauthausen, fucilazione di Nino Verri, ordine di cattura per Baden con l’ordine di sparare a vista che, per errore, è ricercato col nome di Don Betti, ordine di cattura per Don Aurelio Giussani”.
Scrive Guido Bertone “Le Aquile Randagie considerarono tutto come dovere, come coerenza ad una Promessa che nessuna dittatura avrebbe potuto cancellare dal loro spirito. Agirono così, perché così dettò la loro coscienza; erano ragazzi di modeste famiglie del nostro popolo (...) Non pensavano ad un avvenire di conquista di potere, erano rimasti quello che un giorno si erano impegnati di essere: Scout. Solo questo, per un atto di lealtà verso se stessi e verso altri ragazzi cui un giorno avrebbero consegnato, intatto, un Ideale”.
Forse è per questo che ogni anno migliaia di ragazzi tornano in val Codera per ripercorrere le tracce delle Aquile Randagie sulla via della libertà.

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