martedì 21 ottobre 2014

Jobs Act: la riforma approda alla Camera.

Iniziato l'iter in commissione Lavoro. Nel testo approvato in Senato nessun riferimento all'abolizione dell'articolo 18 per i licenziamenti disciplinari, ma positivi ritocchi su demansionamento e controlli. Ora bisogna sciogliere altri nodi.
di Alberto Pagani (Deputato PD)

Mercoledì 8 ottobre è stata approvata al Senato la Legge che delega l'Esecutivo a realizzare la riforma del lavoro, il cosiddetto Jobs Act. Giovedì scorso la Delega, come licenziata da Palazzo Madama, è stata incardinata in commissione Lavoro alla Camera, dove verrà esaminata ed eventualmente modificata prima di approdare in Aula per la discussione generale.

Per il momento il testo che arriva dal Senato non fa riferimenti precisi a come verrà modificato l'Articolo 18 in caso di licenziamenti disciplinari, rinviando così ai decreti delegati le regole che varranno per le nuove assunzioni. Questo è un terreno su cui occorre chiedere maggiori garanzie: l'obiettivo di molti deputati PD è quello di veder recepito il documento uscito dalla Direzione nazionale il 29 settembre, presentato dallo stesso Renzi, che abroga di fatto il ricorso al giudice solo in caso di licenziamento economico, quando il lavoratore riceverà un indennizzo crescente a seconda dell'anzianità di servizio ma senza la possibilità di reintegro.
Il testo della Delega fa riferimento esplicito ai licenziamenti discriminatori, per cui resta il diritto al reintegro. La Camera dovrà a mio avviso chiarire e se possibile migliorare il testo per quanto riguarda i casi disciplinari. Sapendo bene che, una volta in Aula, non si può escludere il ricorso alla Fiducia per il voto, già usato al Senato dal Governo per approvare il provvedimento evitando l'ostruzionismo (in particolare del Movimento 5 Stelle). Pertanto i lavori emendativi in Commissione saranno importanti per cercare di sciogliere alcuni nodi e arrivare a un testo più definito.
In Senato, intanto, prima dell'approvazione ci sono stati ritocchi positivi sul tema del demansionamento, cioè la possibilità di assegnare al lavoratore mansioni diverse e inferiori rispetto alla categoria di appartenenza. L'operazione sarà possibile “tenendo conto delle condizioni di vita ed economiche del lavoratore” che significa che non si può depotenziare il potere d'acquisto in maniera rilevante tramite il possibile demansionamento e che quindi lo stipendio deve rimanere più o meno lo stesso. L'altra significativa modifica avvenuta a Palazzo Madama riguarda invece il riferimento, nel testo della Delega, all'introduzione in via sperimentale del salario orario minimo per i lavoratori non tutelati da contratti nazionali (sono il 15%). Prevista l'abolizione del contratto a progetto, mentre torna il tetto per l'uso del voucher (5mila euro) per i lavori occasionali. Altre modifiche sulla controversa idea dei controlli a distanza, che il titolare di un'azienda potrebbe effettuare sui dipendenti: la Delega sancisce che i controlli non devono ledere la privacy e la dignità del lavoratore.
La cosa più rilevante resta il fatto che la Delega prevede il contratto a tempo indeterminato come “forma privilegiata” di rapporto di lavoro. Per questo il contratto dovrà essere “più conveniente in termini di oneri diretti e indiretti”, ovvero incentivato dal taglio dei contributi e dell'Irap, tassa a carico delle imprese. Per il resto, sono confermate le linee guida essenziali, che poi dovranno prendere corpo nei decreti successivi. Ricordo l'estensione degli ammortizzatori sociali per i contratti atipici in caso di disoccupazione involontaria; nell'ambito delle iniziative per realizzare politiche attive contro la disoccupazione, la Delega prevede l'istituzione di un'Agenzia nazionale cui verranno attribuite competenze di coordinamento dei servizi per l'impiego oltre a un meccanismo premiante per tutte le Agenzie (anche private) che riescono a collocare un lavoratore disoccupato; la tutela della maternità viene estesa anche alle lavoratrici atipiche che non abbiano totalizzato la quantità di contributi necessaria.
La legge di Stabilità conferma 1,5 miliardi per gli ammortizzatori e un forte taglio del cuneo fiscale sul contratto di lavoro a tempo indeterminato. Per cui si armonizza con la Delega sul lavoro. Bene. Ora la parola spetta al lavoro della Camera, di cui vi darò conto prossimamente. L'obiettivo dell'Esecutivo è di arrivare all'approvazione definitiva – che prevede un nuovo passaggio in Senato, visto che il testo sarà modificato a Montecitorio – entro la fine dell'anno.

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