mercoledì 17 dicembre 2014

I talebani pakistani attaccano una scuola militare. Almeno 145 morti, strage di bambini

È di almeno 145 morti - 132 sono bambini e ragazzi tra i 10 e i 20 anni - e 124 feriti (121 bambini) il bilancio ancora provvisorio dell’attacco sferrato martedì mattina da un commando di kamikaze talebano della formazione, Tehreek-e-Taliban (TTP) alla scuola militare a Peshawar (Pakistan), attaccata martedì mattina. Dopo quasi sette ore dall’attacco alla scuola tutti gli assalitori sono stati uccisi, secondo quanto ha fatto sapere la polizia. Si tratta dell’attentato col bilancio di vittime più grave in Pakistan da quando, nel 2008, un attacco suicida uccise 150 persone a Karachi. Il commando TTP ha rivendicato con queste parole l’assalto: «Abbiamo scelto con attenzione l’obiettivo da colpire con il nostro attentato - ha detto il portavoce del movimento, Mohammed Umar Khorasani - Il governo sta prendendo di mira le nostre famiglie e le nostre donne. Vogliamo che provino lo stesso dolore». Per Khorasani, inoltre, l’attentato «è solo un trailer» e «presto ci saranno altri attacchi». Attentato e rivendicazione sono stati condannati da altri talebani, come quelli afghani: È un atto «contro l’Islam», hanno avvertito».

Un secondo attentato
E, poche ore dopo l’assalto alla scuola, un nuovo attentato ha scosso Peshawar: una bomba è esplosa al passaggio di un veicolo con a bordo un deputato e consigliere del premier Nawaz Sharif che era appena stato in visita alla scuola militare colpita dai talebani. L’obiettivo era Amir Muqam, che è rimasto illeso. Due persone, tra cui una guardia del corpo, sono rimaste ferite.

L’assalto
Gli uomini del commando - tutti con giubbotti imbottiti di esplosivo - sono entrati nella scuola, frequentata in prevalenza da figli degli ufficiali dell’esercito, alle 10,30 ora locale (quando in Italia erano le 6,30). Nell’istituto al momento dell’attacco c’erano almeno 500 allievi. Il ministro dell’Informazione ha fatto sapere che la maggior parte dei bambini è stata uccisa con un colpo di pistola alla testa. Emergono le prime testimonianze: «Oggi avevamo un esame di chimica. Appena ho finito, mentre ero seduto nel laboratorio, è iniziata la sparatoria - racconta uno studente rimasto ferito - Sono entrati dei militanti e hanno aperto il fuoco su tutti gli studenti. È morto un bambino di due anni che qualcuno aveva portato con sé a scuola». Secondo quanto raccontato da una fonte dell’esercito pakistano alla tv americana Nbc, i terroristi avrebbero dato fuoco ad un insegnante e costretto i bambini a guardarlo mentre moriva. «Sono entrati in classe e gli hanno gettato della benzina su tutto il corpo e gli hanno dato fuoco», ha raccontato un testimone. Sei degli assalitori sarebbero stati uccisi dai commando dell’esercito, un altro si è fatto invece saltare in aria. Diverse esplosioni sono state avvertite all’interno dell’edificio. Intanto altri due bambini e due insegnanti sono stati salvati. Lo rende noto su Twitter il generale Asim Bajwa, portavoce militare pakistano, aggiungendo che i militanti hanno posizionato mine nell’edificio. «Altri due bambini e due insegnanti salvati. Sesto terrorista ucciso nell’ultimo blocco (della scuola, ndr). Le mine posizionate dai terroristi rallentano le operazioni», ha scritto il generale.

«Tragedia nazionale»
Il premier pakistano Nawaz Sharif, giunto a Peshawar, ha definito l’attacco «una tragedia nazionale». Sono state incrementate le misure di sicurezza nella capitale Islamabad e sono stati proclamati tre giorni di lutto. L’attentato di oggi a Peshawar ha il bilancio di vittime più grave in Pakistan da quando nel 2008 un attentato suicida uccise 150 persone a Karachi. Peshawar è stata colpita spesso dai militanti nel passato, ma di recente sembrava godere di una relativa calma.

I Nobel per la pace: «Uno dei giorni più bui, atroce e codardo»
«È uno dei giorni più bui della storia dell’umanità», ha commentato l’attivista indiano Kailash Satyarthi, premio Nobel per la pace 2014 insieme alla pakistana Malala Yousafzai, alla notizia dell’attacco. «Il governo pakistano deve prendere tutte le misure necessarie per proteggere i bambini e le scuole dalla violenza». «Il mio cuore sanguina per le famiglie in lutto. Quelli che sono stati uccisi oggi - ha scritto in un tweet Satyarthi - sono tutti nostri figli. Le mie preghiere e le mie condoglianze alle loro famiglie». E Malala Yousafzai ha definito il massacro «un attacco atroce e vile»: «Sono straziata da questo atto di terrorismo assurdo e spietato», ha aggiunto la premio Nobel.

Le reazioni: «Orrore inconcepibile»
Immediate le reazioni in tutto il mondo. Netta la condanna del presidente Usa, Barack Obama: «Gli Stati Uniti condannano nei termini più duri il terrificante attacco in Pakistan: puntando studenti e insegnanti in questo atroce attacco, i terroristi hanno mostrato ancora una volta la loro depravazione». Il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, ha affidato a Twitter un primo commento al vile attentato: «Bambini, bambini uccisi, bambini uccisi a scuola. Inconcepibile. Il mondo deve reagire all’orrore». Per il ministro degli Esteri italiano, Paolo Gentiloni, «la strage di bambini a Peshawar è un crimine contro l’umanità. L’Italia è solidale con le famiglie e il governo pakistano». E i messaggi di sostegno al Pakistan arrivano anche dalla cancelliera tedesca Angela Merkel, attraverso il suo portavoce: «Notizie terribili arrivano da Peshawar. Condivido il dolore delle molte famiglie che hanno perso i loro figli e le loro figlie a causa del terrorismo talebano». Mentrwe l’alto rappresentante Ue agli Affari esteri, Federica Mogherini ha sottolineato: «Quando sono gli innocenti a essere uccisi, quando i bambini sono presi di mira nel loro luogo di studio, si tratta di un attacco non solo ai valori e ai diritti universalmente riconosciuti, ma anche al futuro del Paese, al futuro di tutti noi».

Attacchi alle scuole
L’attacco è avvenuto mentre l’esercito di Islamabad stava effettuando un’offensiva nella roccaforte dei talebani nell’area tribale del Nord Waziristan al confine con l’Afghanistan. È la prima volta che i talebani attaccano una scuola con all’interno degli studenti. Gli analisti ritengono che l’escalation possa essere un indicatore della frustrazione dei militanti e della rabbia per le recenti perdite inflitte al gruppo da parte dell’esercito. Negli ultimi anni, comunque, i talebani hanno distrutto centinaia di scuole in Pakistan, soprattutto nel nordovest del Paese, nella Valle di Swat e nella provincia Khyber Pakhtunkhwa. Solitamente gli attacchi non provocano vittime perché vengono sferrati in orari in cui le aule degli istituti sono vuote. Altre volte gli attentati sono avvenuti davanti agli istituti provocando il ferimento di studenti.

Diritto all’educazione
Nel caso dell’istituto attaccato a Peshawar, i talebani lo hanno scelto in quanto istituzione legata all’esercito, ma le scuole restano sempre un obiettivo del gruppo, che contesta un’istruzione non basata sul Corano. In particolare, nel mirino dei talebani sono gli istituti di istruzione femminili. Simbolo della lotta dei miliziani contro il diritto all’educazione per le bambine è diventata la 17enne premio Nobel per la pace Malala Yousafzai, che il 9 ottobre del 2012 ha rischiato di morire proprio perché colpita alla testa da un proiettile sparato da un talebano mentre rientrava a scuola nella Valle di Swat.

Chi sono i talebani del Ttp
Un«organizzazione ombrello» che raccoglie 20 gruppi estremisti, radicata nelle aree tribali del Pakistan e con forti legami con i leader di al-Qaeda e che ha come obiettivi l’applicazione della sharia nelle aree al confine con l’Afghanistan sotto il loro controllo, la jihad difensiva contro l’esercito pakistano e la liberazione di decine di suoi esponenti in carcere. Ecco il profilo di Tehrik-e Taliban-e Pakistan (Ttp - Movimento dei Talebani del Pakistan), il gruppo che ha fatto strage in una scuola pubblica dell’esercito a Peshawar. Le radici del movimento affondano nell’offensiva lanciata dalla coalizione internazionale nel 2001 in Afghanistan. Dopo la caduta del regime talebano a Kabul, molti combattenti varcano il poroso confine con il Pakistan e trovano rifugio nelle aree montuose e inospitali, che già ospitano da anni alcuni dei principali leader di al-Qaeda. Forti di una solida alleanza basata sui commerci illegali con i capi tribali della zona, in pochi anni distretti come la Valle dello Swat e il Sud e Nord Waziristan si trasformano in roccaforti del Ttp.

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