lunedì 20 giugno 2016

#casola800 - L'intervento del Sindaco Nicola Iseppi nella serata dei festeggiamenti per gli 800 anni di Casola

Da sx, il Sindaco Nicola Iseppi. il Prefetto Francesco Russo, il Presidente della Regione Emilia-Romagna Stefano Bonaccini, il Presidente della Provincia di Ravenna Claudio Casadio, il Vice Sindaco di Bartholomae Rudy Grimmbacher.
Pubblichiamo l'intervento pronunciato dal Sindaco Nicola Iseppi  di fronte a un pubblico straordinario, in occasione della celebrazione ufficiale degli 800 anni di Casola, svoltasi nella serata di sabato 18 giugno 2016.

Buona sera a tutti,
Saluto e ringrazio della partecipazione il Prefetto Francesco Russo.
Saluto con affetto e amicizia il Presidente della Regione Stefano Bonaccini e il Presidente della Provincia Claudio Casadio, grazie per essere qui con noi.
Saluto il vice Sindaco di Bartholoma Rudy Grimmbacher e i tanti amici tedeschi che hanno voluto essere con noi in questi giorni e stasera. ...Portate il nostro affetto anche al Sindaco Thomas Kuhn.
Saluto i tanti Amministratori ed ex amministratori che hanno accolto il nostro invito e sono qui con noi stasera.
Saluto tutta la comunità di Casola Valsenio, casolani ed ex casolani, che numerosi hanno aderito e partecipato a questa bella giornata celebrativa.

E' con grande emozione che apro questa serata, che giunge al termine di un cammino che tutta la comunità sta vivendo da diversi mesi. Un cammino che continuerà per tutto il 2016, ma oggi è senza dubbio la giornata simbolica e di maggiore riferimento.
Un cammino sorprendente, che ci ha stimolati e spinti a capire meglio l'identità profonda di Casola Valsenio. Insieme, tutta la comunità ha affrontato il tema della nostra storia, delle nostre origini, del nostro rapporto con il tempo. E' stato un po’ come guardarsi allo specchio per capire chi siamo stati, chi siamo oggi e chi, perché no, vorremo essere in futuro.

Sono passati 800 anni da quel 1216 che abbiamo definito come punto di riferimento e di partenza. Otto secoli, nei quali la nostra identità si è formata, è cresciuta, si è contaminata: in questo tempo Casola ha costruito l'idea di se che oggi conosciamo. E' stato un percorso complesso, pieno di vittorie e sconfitte, di sofferenze e conquiste, civili, sociali, economiche e culturali. Tutto il paese è stato coinvolto in questa celebrazione, appassionata e decisa, perché la nostra comunità ama lavorare insieme, confrontarsi e costruire, è questo lo spirito che ci contraddistingue.

Parto dalle parole di uno scrittore francolibanese, Amin Maalouf, che si è occupato del tema della memoria, individuale e collettiva e che aiuta a cogliere il senso di questo nostro lavoro.

“Non fa parte del mio vocabolario, la parola “radici” non mi piace e ancora meno amo l’immagine che evoca. Le radici affondano nel suolo, si contorcono nel fango e si sviluppano nelle tenebre. Trattengono l’albero prigioniero da quando nasce e lo nutrono in virtù di un ricatto : “se ti liberi, muori”. Gli alberi si devono rassegnare, hanno bisogno delle radici: gli uomini, no.
A noi importa solamente delle strade, sono le strade che ci guidano, ci portano, ci abbandonano. Le strade, come noi hanno un’origine, ma un’origine illusoria poiché non esiste un punto di partenza reale”.

Origini quindi, no all’ossessione delle radici e, di conseguenza no alla retorica della memoria, derive che purtroppo sono assai diffuse in questo difficile inizio secolo italiano ed europeo.
La nostra storia è un percorso che coinvolge le tante epoche dell'uomo e noi abbiamo intrecci di strade alle spalle, confluenze, cambi di direzioni, rettilinei e difficili tornanti. Ma siamo qui, dopo tanti secoli, a rappresentare una comunità che 800 anni fa ha avuto la coscienza di se, ha capito di essere una piccola ma coraggiosa “individualità storica”, con una personalità in divenire, che andava curata e coltivata.

Nacque un borgo, ai piedi della valle. Per secoli questa terra è stata più un rifugio che un crocevia, per le sue caratteristiche geofisiche. Una valle chiusa, la frontiera della vena gessosa, l'Appennino alle spalle. Così fin dalla preistoria. Un rifugio di genti diverse, che iniziarono a formare questa identità, lentamente, poi l'epoca romana e le prime tracce scritte, i primi riconoscimenti di luogo con una sua specificità. Poi l'avvento del Medioevo, e ancora una volta è la geografia che fa la storia. L'alta valle è luogo di difesa naturale, da dove combattere e ripartire. Monte Battaglia, Monte Mauro, Ceruno non a caso sono i luoghi simbolo di questa tensione.
Sono secoli intensi, dove la comunità è attraversata dal mestiere delle armi, certo, ma non solo, cresce anche un altro mestiere, quello della fede. Nascono comunità belligeranti ma anche insediamenti religiosi, che lasceranno tracce profonde nel processo storico della nostra comunità. Comunità ecclesiastiche che aiutano la valle a crescere, giorno dopo giorno. Sparse nelle campagne, con alcuni poli interessanti che ancora oggi possiamo visitare.

Casola Valsenio per secoli oscilla nelle sue relazioni tra Faenza e Imola, Bologna e Ravenna, siamo sempre stati al centro di divisioni e spartizioni, senza un radicamento politico netto. Nel mezzo, mutando aree di influenza con grande velocità. Siamo stati guelfi, ma anche ghibellini: la storia entra dentro questa comunità con le sue conquiste e i suoi conflitti, spesso anche sanguinosi. Ma il tessuto urbano inizia a formarsi, a farsi più maturo, le prime Opere Pie costruiscono embrionali ma preziose forme di welfare, i monasteri portano tracce di cultura e istruzione, l'agricoltura inizia a rafforzarsi.

Così per secoli, poi l'avvento della contemporaneità, le fonti scritte si fanno sempre più puntuali, l'impianto urbanistico prende la forma prossima all'oggi. Poi le prime foto e i racconti orali che attraversano le generazioni, ed arrivano a noi.

La nostra storia parla di una comunità permeabile alle trasformazioni. La grande storia è entrata con forza nel paese, abbiamo dialogato con essa. La nostra piccola storia parla di una Casola aperta, così da sempre. La distanza dalla via Emilia è stato motivo di rafforzamento di un nostro piccolo pensiero, di una nostra visione delle cose. Ma questa visione non è mai stata costruita in alternativa all'esterno. Ha sempre prevalso il dialogo, il confronto. Le nostre origini ci hanno avvicinato alle altre comunità, il nostro percorso si è arricchito delle differenze.


Certo nell'ultimo secolo tutto questo percorso e aggiornamento identitario ha subito grandi accelerazioni. La velocità del tempo storico ha popolato questa terra come non mai. Siamo tra il 1800 e il 1900. I cambiamenti di stile di vita e le nuove conquiste sociali hanno vivacizzato e rafforzato questa comunità. Il tempo dei campi, la mezzadria: la nostra collina è stata vissuta con grande intensità.

Così fino alla seconda guerra mondiale, che ha segnato un prima e un dopo per tutti noi.
Siamo cambiati, dentro la linea gotica.
“La storia non si ferma davanti a un portone, entra nelle nostre case e le brucia.” canta De Gregori.
Qui il fascismo, il fronte, la resistenza, la lotta partigiana e la guerra di liberazione hanno lasciato un segno profondo. Nelle istituzioni e dentro le nostre case. Noi, decorati con la Croce di Guerra al Valor Militare per la Guerra di Liberazione siamo però ripartiti. Certo la strada era in salita.
Le ferite della guerra erano profonde. La via Emilia e la modernizzazione urbana hanno spopolato le campagne, il sistema produttivo non ha retto le trasformazioni della società di massa, le scuole hanno formato sempre meno bambini, ma la comunità ha proseguito il proprio percorso con orgoglio e determinazione e si è fatta trovare pronta, negli anni '80, al cambiamento del clima generale. Casola ha aggiornato la propria identità, con una più robusta realtà economica, con le prime immagini turistiche, con una nuova visione della campagna, della collina, della qualità della vita.

Casola Valsenio oggi è per tutti il “paese delle erbe e dei frutti dimenticati” grazie all’impegno di tanti bravi amministratori, alla partecipazione di molte associazioni di volontariato e di tutti i cittadini. Una rinnovata identità.
Oggi Casola Valsenio ha poco meno di 3.000 abitanti, ma ha ancora molto da dire.
In questa Italia dove la polarizzazione delle città metropolitane attira sviluppo, cervelli e Pil, le piccole comunità come la nostra possono svolgere una grande funzione.
Continuiamo ad essere l'Italia del buon vivere, dove lo spirito di comunità, insieme a buoni servizi propri di un contesto europeo ed evoluto come l'Emilia Romagna, sono il collante di un benessere diffuso, che ha grande valore. Il paesaggio, l'incontro tra la natura e la cultura, racconta di un ambiente sostenibile, piacevole, vivibile. Questo è il valore aggiunto delle nostre comunità.

Abbiamo le radici nell'Italia delle cento città e delle mille comunità. Un valore, questo. Certo, come afferma spesso il Presidente Bonaccini, questo municipalismo è una forza, ma quando diventa aggressivo e si trasforma in localismo diventa un problema, non una opportunità. Ma non è il nostro caso. Come ho detto più volte, da 8 secoli costruiamo una comunità aperta, che ama guardare al futuro, immaginare che contributo possiamo dare allo sviluppo nostro e dei nostri territori.

Oggi siamo parte della Romagna Faentina con decisione e spirito costruttivo: una unione dei comuni che ci permette di dare ai nostri cittadini servizi più maturi e flessibili, che ci permette di continuare a crescere nel dialogo e nel confronto. Si tratta di una innovazione istituzionale che rispecchia però la nostra storia e che dobbiamo coltivare con convinzione.
Non c'è discontinuità.
Il passato è una grande opportunità quando non diventa mito.

Serve una memoria comune in un processo di continua trasformazione della nostra identità.

Questo abbiamo fatto fino ad oggi. Questo vogliamo continuare a fare.

Non c'è discontinuità, dicevamo. Il passato è una grande opportunità quando non diventa mito.

Ciò non toglie il fatto che ognuno di noi porta con se dei nomi e cognomi di chi ha costruito questa comunità e che ce l’hanno consegnata così come la conosciamo. Persone che sono fra noi e molte altre che non ci sono più, consentitemi di ricordarne solo una di queste che ci ha lasciato da poco e che stasera avrebbe festeggiato volentieri, Giacomo Giacometti.
Donne e uomini che hanno avuto delle storie semplici e incredibili allo stesso tempo e che fanno parte della nostra memoria collettiva. Non farò nessun elenco, non credo sia rispettoso e sarei certo di dimenticare qualcuno, ma anche a loro va il nostro pensiero in questo momento.

Ho personalmente invitato i colleghi Sindaci vicini a noi, abbiamo invitato i nostri rappresentanti negli altri livelli di governo: Consiglieri dell’Unione dei Comuni, Consiglieri regionali, Parlamentari.
Abbiamo invitato i rappresentanti delle nostre associazioni di volontariato sociale, culturale e sportivo, delle vere e proprie colonne della nostra quotidianità.
Abbiamo invitato le forze dell’ordine che ringraziamo per il loro impegno e la loro vicinanza.
Abbiamo voluto qui con noi tutti i casolani e i tanti ex casolani che hanno lasciato un pezzo del loro cuore in questa valle, magari in una vecchia casa di campagna, magari in un ricordo d’infanzia, con tutti loro oggi vogliamo festeggiare e condividere questo traguardo

Non abbiamo il tempo per ricordarli tutti, mi scuseranno, ma abbiamo voluto invitare personalmente tutte le persone che sono state amministratori di questo Comune dal 1946 ad oggi, persone che hanno ricevuto il voto e quindi la delega di tutti a rappresentare questo Comune negli anni. Persone che hanno discusso e lottato, si sono preoccupate del futuro di questo paese, dei servizi e delle attività che ne hanno sempre fatto una bella e coesa comunità.
Perché in questo 2016, cadono altri tre importanti anniversari: la nascita della Repubblica nel referendum del 2 giugno 1946, la prima elezione del Consiglio comunale e il suffragio universale con il voto alle donne.

Vi lascio qualche numero: dal 1946, esattamente 70 anni fa, si sono avvicendati 8 Sindaci, 63 Assessori, 200 Consiglieri comunali.
Il Sindaco eletto nelle prime elezioni del 1946, era un giovane maestro di appena 23 anni, Filippo Pirazzoli. Dopo di lui, dal 1951 al 1957, Domenico Fiorentini, poi dal 1957 al 1976, Amleto Rossini.
Dei 126 invitati qui stasera vorrei salutare con affetto i due consiglieri più anziani di questo Comune: Aldo Bosi e Imelde Cavina, Consiglieri comunali dal 1964 al 1970.

A nome di tutti vorrei questa sera ringraziare e rendere omaggio a quei Sindaci, a quegli amministratori, che con enorme sacrificio si sono dedicati alla ricostruzione post bellica di Casola.
E voglio salutare e ringraziare i Sindaci che si sono alternati dal 1976 ad oggi e che hanno contribuito a costruire il paese che conosciamo: vorrei fare un applauso a Gianpaolo Sbarzaglia, Franco Tronconi, Marino Fiorentini e Giorgio Sagrini.

Non ci sono molti momenti come questo, per condividere un traguardo anche con chi ti ha passato il testimone. Solitamente la nostra memoria è breve, si dimentica velocemente e molte cose vengono date per scontate, ma io credo sia giusto ricordare da dove veniamo, le sfide e le trasformazioni che la comunità ha affrontato.
Non per coltivare la nostalgia o il rimpianto ma per esprimere riconoscenza a chi – nel ruolo di Sindaco o di amministratore pubblico - si è messo a disposizione della comunità, e per ricavare tutti noi, da quell’impegno e da quelle esperienze, la sollecitazione, l’incitamento a continuare a costruire il futuro della comunità casolana. 

Infine, ringrazio di cuore il “Comitato per gli 800 anni”, un gruppo di persone che volontariamente ha curato con noi l’organizzazione degli eventi di questa giornata; ringrazio la Proloco che ha curato l’organizzazione della serata e i tanti volontari che hanno lavorato per questo evento; grazie agli sponsor che hanno reso possibile la manifestazione e un grandissimo ringraziamento alla persona che con incredibile entusiasmo, passione e dedizione collabora con me da anni ...grazie all’insostituibile Maurizio Nati.



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