sabato 25 giugno 2016

I britannici hanno scelto: vogliono il Regno unito fuori dall’Unione europea.

...e quel 51,9% di voti a favore del Leave ha provocato un terremoto in Gran Bretagna che ha portato anche alle dimissioni di David Cameron, nonostante nei giorni precedenti al voto il primo ministro aveva dichiarato che non c’erano collegamenti tra il risultato del referendum e la sua carica di governo. Ma era ovvio, anche per l’impostazione della campagna referendaria, che questo risultato avrebbe provocato delle conseguenze anche a livello politico. “Il popolo britannico ha votato a favore dell’uscita dall’Unione europea e questa volontà sarà rispettata”, ha detto Cameron, che la settimana prossima parteciperà al Consiglio europeo a Bruxelles. Il premier ha spiegato che rimarrà in carica tre mesi e poi le elezioni a ottobre con il nuovo primo ministro che “dovrà guidare i negoziati con l’Ue”. Il conservatore Boris Johnson, sindaco di Londra si è detto “dispiaciuto per le dimissioni di David Cameron da premier, lo considero uno straordinario politico”. Da questo terremoto non esce illesa nemmeno l’opposizione con il leader laburista Jeremy Corbyn ora criticato dal suo stesso partito per aver condotto una campagna referendaria troppo tiepida.

A esultare il leader del partito antieuropeista Ukip, Nigel Farage che ha parlato di un “independence day”, di “una vittoria per le persone reali, una vittoria per la gente comune, una vittoria per la gente per bene. Abbiamo combattuto contro le multinazionali, contro le grandi banche d’affari, contro la grande politica, contro la menzogna, la corruzione e l’inganno e oggi l’onestà e la decenza e la fiducia nella nazione penso stiano per vincere”, ha commentato. “Spero che questa vittoria ci porti a un’Europa di Stati nazionali sovrani che negoziano insieme”. “L’euroscetticismo c’è e bisogna farci i conti – ha detto Farage dopo la chiusura delle urne – Sappiate che è un’Unione che non ha futuro, qualsiasi sia il risultato noi abbiamo motivo di festeggiare perché il panorama politico è cambiato”.

Prende le distanze dal risultato del resto del Paese il primo ministro scozzese Nicola Sturgeon che ha rimarcato la differenza della Scozia, che ha votato in massa per il Remain. “La Scozia ha consegnato un voto chiaro, senza equivoci, per la permanenza nella Ue e accolgo con favore questo sostegno al nostro status europeo. Se il risultato complessivo è ancora da dichiarare, il voto qui chiarisce che il popolo scozzese vede il suo futuro nell’Unione europea” ha detto Sturgeon, che da tempo solleva l’ipotesi di un nuovo referendum sull’indipendenza scozzese in caso di Brexit. “Aspettiamo il risultato nazionale, ma la Scozia ha parlato, e parlato chiaro” ha detto Sturgeon.

Il presidente del Consiglio dell’Unione europea Donald Tusk, il presidente del Parlamento Ue Martin Schulz, il presidente del Consiglio Ud titolare e primo ministro olandese Mark Rutte e il presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker hanno fatto sapere che “l’intesa raggiunta con il Regno Unito al Consiglio europeo del 18-19 febbraio 2016, ora cesserà di esistere. Non ci sarà nessun rinegoziazione” dei termini della sua adesione all’Unione europea. L’unione europea “è determinata a mantenere l’unità a 27″, ha dichiarato Tusk, invitando a non cedere a mantenere i nervi saldi e a non cedere a “isteriche reazioni”. “Non nascondo che volevamo un risultato diverso. Sono pienamente cosciente di quanto grave e anche drammatico sia questo momento politicamente. Non c’è modo di prevedere tutte le conseguenze politiche”.

Da Parigi, François Hollande, di fronte a questa “scelta dolorosa”, ha proposto la “Francia come paese che può trainare gli altri ed essere garante del futuro del nostro continente”. Secondo il presidente francese “il voto britannico mette in difficoltà l’Unione europea. Bisogna prendere coscienza delle sue insufficienze”. “La Francia continuerà a lavorare con questo paese amico, i nostri rapporti stretti saranno preservati”, ma per l’Ue, “è necessaria una reazione, l’Unione deve riaffermare i propri valori, libertà, solidarietà, pace”.

Sempre dalla Francia, Marine Le Pen, leader del partito fortemente euroscettico Front National, ha parlato di “giornata storica”. “Adesso la realtà si è imposta: uscire dall’Unione europea è possibile”.

La Germania, invece, è “profondamente rammaricata” per la Brexit, ha detto la cancelliera Angela Merkel. “Con il nostro profondo rammarico prendiamo atto della decisione della maggioranza della popolazione britannica di sospendere l’adesione del Regno Unito nell’Unione Europea”.

Per Vladimir Putin “il risultato del referendum in Gran Bretagna avrà senz’altro conseguenze per il mondo e per la Russia”.

L’auspicio del presidente Usa Barack Obama è che “i negoziati che si apriranno tra Regno Unito e Unione europea assicurino stabilità, sicurezza, prosperità per l’Europa, la Gran Bretagna, l’Irlanda del Nord e per tutto il mondo. Avrei preferito un risultato differente, ma rispetto pienamente la decisione presa”.

I COMMENTI DALL’ITALIA

È stato un risveglio inaspettato anche per l’Italia: gli ultimi sondaggi sembravano escludere la possibilità di un’uscita della Gran Bretagna dall’Ue. E invece da questa mattina anche la politica italiana si ritrova a commentare, spesso amaramente, il risultato che arriva dall’isola.

Dal presidente del Consiglio Matteo Renzi arriva l’invito a cambiare questa Europa, ma da dentro, senza uscirne: “È la nostra casa, il nostro futuro”, ha commentato su Facebook.

Certo, la casa va “ristrutturata – ha insistito poi nella conferenza stampa da Palazzo Chigi – forse rinfrescata ma è la casa del nostro domani”. E se una potenza come la Gran Bretagna tra un paio di anni non farà più parte dell’Unione, Renzi rilancia il ruolo dell’Italia che “è tornata solida” e che ora ha il dovere “di offrire questa solidità anche agli altri partner europei. E per questo siamo impegnati fina da domani, con i ministri degli esteri, a cominciare da quelli dei paesi fondatori, e poi da lunedì, quando incontrerò la cancelliera Merkel e il presidente Hollande a Berlino”. Prima delle dichiarazioni a Palazzo Chigi il premier ha sentito al telefono il primo ministro inglese David Cameron. Renzi, inoltre, incontrerà domani Hollande a Parigi, mentre lunedì sarà a Berlino insieme al presidente francese e alla cancelliera tedesca Angela Merkel e il presidente francese, François Hollande per affrontare la questione dell’uscita della Gran Bretagna dall’Unione Europea.

Per il ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni, questo è un “momento difficile” per l’Unione europea ma questo referendum, allo stesso tempo, deve “suonare come una sveglia” ed essere occasione di rilancio delle politiche comuni.

C’è anche chi ora cavalca la propaganda antieuropeista portata avanti negli ultimi mesi da Farage e che gli è valsa questa vittoria referendaria, come la Lega Nord con Matteo Salvini che, intervenuto a Radio 24, ha esultato parlando di un “gran bel giorno”. Ora vediamo che succede – ha commentato Salvini che vede nel risultato del referendum una risposta dei cittadini alle banche europee – È un gran peccato che la nostra Costituzione, che è antidemocratica, non consenta agli italiani di votare tramite referendum su trattati internazionali”, ha detto ancora annunciando l’avvio di una raccolta di firme per una proposta di legge di iniziativa popolare che permetta agli italiani di esprimersi sui trattati europei sul modello del referendum inglese sulla Brexit.

“Nessun governo deve aver paura delle espressioni democratiche del proprio popolo, anzi deve considerare il suo volere come il più autorevole dei mandati”, ha scritto Beppe Grillo in un post dal titolo “O l’Europa cambia o muore” pubblicato sul suo blog e a sostegno dello strumento referendario. “Vogliamo un’Europa che sia una ‘comunità’ e non un’unione di banche e lobby. Ora la parola ai cittadini”.

E proprio sull’effetto dalla scelta britannica sugli altri Paesi riflette anche la presidente della Camera Laura Boldrini. Dopo la scelta shock dei cittadini inglesi, infatti, ora “c’è il rischio che in parallelo prenda forza la richiesta di altri Stati di uscire o di rinegoziare le condizioni della loro permanenza”. Uno dei motivi che ha portato alla vittoria del Leave, è l’analisi della terza carica dello Stato, “l’europeismo timoroso e incoerente di questi anni, insieme ai disastrosi effetti delle politiche di austerità”. “Il referendum britannico può tuttavia diventare un’opportunità di rilancio della costruzione europea se prevarrà la consapevolezza che è giunto invece il momento di una svolta strategica”.

Il senatore a vita Giorgio Napolitano ha rivolto, dai microfoni di Radio Anch’io Rai, “un appello affinché tutte le forze sociali e politiche, e le persone di responsabilità ripensino i propri atteggiamenti e ne assumano tali da rafforzare le istituzioni, perché non prevalga il vuoto”. L’ex presidente della Repubblica ha richiamato al “massimo autocontrollo, anche a livello di cittadini e di persone che hanno responsabilità comuni”.

Anche Papa Francesco ha commentato il referendum, in volo verso l’Armenia: “È stata la volontà espressa dal popolo. Questo richiede a tutti noi una grande responsabilità per garantire il bene del popolo del Regno Unito e anche il bene e la convivenza di tutto il continente europeo. Questo mi aspetto”.

I MERCATI FINANZIARI

Giornata drammatica per le borse: in Europa sono andati bruciati solo oggi 411 miliardi. L’indice Ftse Mib, dopo aver faticato ad aprire, con buona parte dei titoli del listino principale, a partire dalle banche, incapaci di far prezzo in avvio, ha terminato col maggior calo di sempre (-12,48%), davanti anche a Madrid (-12,35%) l’altro mercato della periferia dell’area euro, piu’ tartassato dalle vendite e penalizzato dall’ampliarsi degli spread sul Bund tedesco. Peggio ha fatto solo Atene (-13,4%). Ma in generale crolli di tale portata non si erano visti neanche l’11 settembre 2001 con l’attacco delle Torri Gemelle né a ottobre 2008 dopo il crac della Lehman Brothers. Le quotazioni a fine giornata sono da bollettino di guerra con cali superiori al 20% per le maggiori banche: Bper -24,61%, Bpm -24,28%, Unicredit 23,79%, Banco -23,3%, Intesa -22,94%, Mediobanca -21,22%, Ubi 20,69 euro. Non va meglio a grandi gruppi Mediaset (-17,17%) e Telecom (-16,16%), soffre anche Fca (-9,37%). Tiene, grazie all’ Opa di Heidelberg, solo Italcementi (-0,66%) e tutto sommato limita i danni anche Luxottica (-3,33%). Fuori dal paniere dei big, Rcs (-2,87% a 0,76 euro) rimane sia sopra il prezzo dell’Opa di Bonomi, che ha tempo fino a stasera per ritoccare al’insu’ gli O,70 euro offerti, sia di Cairo (-3,58% a 4,25 euro) che valorizza via Rizzoli 0,68 euro alle quotazioni attuali.

La Bce cerca di rassicurare i mercati e si dice “pronta ad assicurare liquidità addizionali, se necessario, in euro e in valute estere”, recita un comunicato diffuso a tarda mattina. Precedentemente anche la Banca d’Inghilterra ha lanciato rassicurazioni analoghe. “La Bce sta seguendo attentamente i mercati finanziari e continua a onorare le sue responsabilità di garantire la stabilità dei prezzi nell’area euro – si legge -. La Bce è in stretto contatto con altre banche centrali”. L’istituzione monetaria ribadisce quanto detto nei giorni scorsi dal presidente Mario Draghi: “si è preparata a questa eventualità in stretto contatto con le Banche su cui effettua la vigilanza e ritiene che il sistema bancario dell’area euro sia solido, in termini di patrimoni e di liquidità”.

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