di Giacomo Giacometti
Ricorre in questi giorni il 20° anniversario della morte di Benigno Zaccagnini.
Il politico ravennate fu fin dalla Assemblea Costituente e per lungo tempo deputato e senatore della provincia di Ravenna e protagonista di una fase esaltante ed allo stesso tempo drammatica della nostra storia nazionale.
Andando col pensiero a lui non si può non ricordare la stagione della sua segreteria della Democrazia Cristiana, la segreteria del rinnovamento del Partito, che sollevò in noi un particolare entusiasmo ma soprattutto ci fece tornare il gusto di fare politica.
In quel breve periodo (1975-1979) maturammo tante speranze, in parte poi andate deluse, ma soprattutto si concretizzò la cosiddetta solidarietà nazionale ovvero la collaborazione di Governo anche con il Partito Comunista Italiano di Enrico Berlinguer che fu vissuta da noi cattolici democratici come l’alba di una nuova democrazia. Non più la “conventio ad excludendum“ ma il confronto anche con il PCI sui problemi del paese e sul modo migliore per rafforzare la democrazia e per ripristinare la moralità della politica. La cosiddetta “terza fase” trovò nel paese molti contrasti all’interno stesso dei partiti, tuttavia quella esperienza non fu inutile.
In quel periodo, nel marzo 1978, ci fu il tragico rapimento ad opera delle Brigate Rosse dell’on. Moro e l’assassinio della sua scorta. Moro, assieme a Berlinguer e Zaccagnini, era uno dei protagonisti di quella svolta epocale. Dopo una lunga prigionia Moro fu ucciso dai brigatisti.
Zaccagnini visse quel periodo della prigionia di Moro con grande angoscia, combattuto tra la ragione di Stato che imponeva fermezza nei confronti dei terroristi e la vita da salvare del suo amico . Fu per lui una tragedia disumana che lo segnò profondamente nel morale e nel fisico.
Ma della vita politica di Zaccagnini, dell’uomo protagonista nella resistenza, del segretario di partito capace di suscitare entusiasmo tra i giovani, del suo rapporto tra la fede e la politica, del suo rispetto per gli avversari e per le loro opinioni, si parlerà in un convegno a Ravenna nei prossimi giorni. E’ annunciata la presenza di tante autorità politiche e religiose. L’avvenimento saprà senz’altro disegnare la fulgida figura di un uomo politico di cui il suo amico, compagno nella resistenza, Arrigo Boldrini, (nella foto, Arrigo Boldrini e Benigno Zaccagnini) ebbe a dire nel saluto al suo funerale “… per lui , la verifica ed il confronto per costruire la pace con tutti, per coniugare il senso della libertà, della giustizia, della solidarietà in modo nuovo, rappresentavano la spina dorsale di una democrazia moderna…”
Lo conobbi nel 1958 in occasione di una riunione di partito a Casola e da allora l’ho sempre seguito ed ancora oggi apprezzo l’attualità del suo pensiero politico.
Mi preme invece ricordare il rapporto avuto da Zaccagnini con Casola e coi casolani.
Lui amava Casola. Appena gli era possibile si rifugiava a S. Apollinare nella sua villetta di fianco alla chiesa che considerava il luogo dove riposare e dove attivare davvero un confronto autentico con la gente del posto cercando di capirne i problemi e le aspettative.
In parrocchia a S. Apollinare, nel bar, alle cene, di cui non disdegnava l’invito, nelle sue apparizioni in paese per comperare i vestiti da Nandino, le sigarette da Bruscò o da Ciata si notava la sua semplicità . Parlava con tutti era un conversatore attento e disponibile.
Il suo amico Don Adolfo Morigi, parroco di S. Apollinare e suo compagno di scuola, lo impegnava a volte per dei compiti che avrebbe voluto eludere, ma il suo spirito di servizio prevaleva e non diceva mai di no a nessun bisognoso senza mai guardare all’appartenenza partitica.
Era amico di tanti casolani ed anche del prof. Augusto e gli impegni che assumeva con lui o con gli amministratori locali furono sempre ricchi di risultati per la nostra comunità.
Era il politico della zona ed in quanto tale molto sensibile alle esigenze della comunità locale. La Festa degli Alberi con il Ministro Fanfani, le prime iniziative per la valorizzazione del Cardello, l’ inaugurazione delle Scuole medie, il convegno sul piano di bonifica del territorio e tanti altri momenti lo videro presente nel nostro Comune.
Anche quando gli impegni lo trattenevano a Roma e diradava le sue venute a Casola, non mancava di informarsi su quanto avveniva nella sua zona di elezione. Ci raccontava il suo segretario Domenico Cavina, rivolese, che gli è vissuto a fianco per tanti anni, che voleva essere ogni giorno messo al corrente dei fatti della sua provincia e non trascurava di esprimere il desiderio di recarsi a Casola nella sua casa di S. Apollinare.
Credo abbia fatto bene la municipalità casolana a dedicare a Zac una via del paese. Citando ancora una volta l’orazione funebre pronunciata da Arrigo Boldrini “… Le parole passano, ma nei mosaici della nostra Ravenna si aggiunge una tessera con il nome di Benigno, amico indimenticabile”. Ecco, anche noi ispirandoci a questa frase nobile e adattandola alla nostra Casola, affermiamo che nel nostro paese si è aggiunta una via con il nome di Benigno Zaccagnini per ricordarne la presenza di cui ci ha onorato.
Nessun commento:
Posta un commento