domenica 28 febbraio 2010
Cile in ginocchio per il terremoto
A fronte di un prezzo in termini di vite umane relativamente modesto rispetto alla violenza delle scosse (99 nelle prime 24 ore), il Cile scopre di essere in ginocchio: ad essere distrutte sono le infrastrutture del primo produttore mondiale di rame, una delle grandi potenze emergenti del vino, 47esima economia mondiale ed una delle più stabili dell’America Latina. Le immagini trasmesse dalla tv pubblica raccontano di decine di ponti spezzati, strade bloccate dalle frane, palazzi moderni accasciati su un fianco, edifici storici crollati dopo che avevano superato indenni il terremoto del 1960 (magnitudo 9.5 con epicentro nella zona di Valdivia, circa 400 chilometri più a sud del sisma attuale). Dopo una notte che migliaia di cileni hanno passato all’aperto, ascoltando i tremori della terra (mai sotto magnitudo 4.5) il risveglio di chi è riuscito a dormire a Santiago è stato segnato da un colpo da 6.2 gradi Richter attorno alle 8:30 locali. Epicentro ad appena 150 chilometri da Santiago, a ridosso della Cordigliera. La buona notizia è che l’allarme rosso per lo tsunami in tutta l’area del Pacifico è stato revocato. Le ondate ci sono state, alle Hawaii come sulle coste della Russia e in Giappone, ma non hanno fatto gravi danni. Il servizio meteo nipponico ha fatto evacuare 320.000 persone nel nord del paese, praticamente il 15% della popolazione locale. L’allarme ha funzionato e quando le onde sono arrivate, la più alta di 120 centimetri, è passata senza fare apparenti danni. Nelle città del Sud si scava fra le macerie. La presidente Michelle Bachelet nell’ultimo bilancio ha parlato di oltre 300 morti accertati, di 15 dispersi e di almeno due milioni di persone sinistrate: per il ministro dell’interno Edmundo Perez Yoma si tratta di una catastrofe «di proporzioni immani». E' rientrato invece l'allarme tsunami sulle coste dell'Oceano Pacifico. Sulla terraferma il centro più colpito è Concepcion, città costiera di 200.000 abitanti posta circa 500 chilometri a sud di Santiago. Qui sono crollati diversi palazzi e alcuni incendi devastanti. Molto pesante la situazione anche nella provincia di Maule, nella zona dell’epicentro, dove i morti sono almeno un’ottantina e dove il ministero della sanità Julio Montt ha descritto la situazione evocando «scenari danteschi». La presidente Bachelet ha detto che «dei feriti per ora non teniamo il conto» perchè‚ ancora difficile da calcolare.
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