mercoledì 9 febbraio 2011

Reagire alle difficoltà, soprattutto in montagna

di Tiberio Rabboni (Assessore regionale all'agricoltura)

Siamo preoccupati per le prospettive della nostra montagna. In un paio di decenni hanno cessato l’attività circa la metà delle imprese agricole e quelle rimaste non godono sicuramente di buona salute. In Appennino il clima, i dislivelli e le caratteristiche dei suoli riducono le rese agricole ed aumentano i costi di produzione. Ma anche attorno all’agricoltura le cose non vanno bene. Le piccole e medie imprese industriali stentano a riprendere volumi e ritmi produttivi pre-crisi. E pure i consistenti tagli governativi alla spesa pubblica italiana sono motivo di preoccupazione. Quando le risorse pubbliche scarseggiano, non è affatto vero che scarseggino per tutti allo stesso modo; quel che è disponibile si impiega nelle aree a più alta concentrazione di popolazione e di attività. Lo confermano la recente abolizione del fondo nazionale per la montagna ed altri provvedimenti simili.
Si può contrastare questa deriva? La Regione ci prova, in attesa che anche altri lo facciano.
Le scelte sono quattro.
La prima è confermare le protezioni sociali per tutti i cittadini, dirottando su altri settori di spesa i tagli governativi.
La seconda è uno sforzo straordinario di investimenti pubblici sulle due leve che possono creare nuovo sviluppo e nuova occupazione: l’economia della conoscenza e l’economia verde. Ciò vuol dire, per fare alcuni esempi, creare 10 “tecnopoli” per coniugare ricerca, innovazione e sistema produttivo emiliano-romagnolo, una rete regionale per l’alta formazione, emanare bandi pubblici per finanziare progetti privati di ricerca pre-competitiva, un piano per le fonti energetiche rinnovabili, tecnologie e materiali per la riduzione dei consumi energetici e chimici, il volano turistico, l’agricoltura a qualità regolamentata.
La terza scelta è l’innalzamento della produttività delle risorse pubbliche attraverso un drastico taglio alle sovrastrutture amministrative, alle procedure burocratiche e l’incentivo alle Unioni dei Comuni per la gestione associata di gran parte dei servizi locali.
La quarta opzione è una strategia per la crescita della montagna fondata sulle sue potenzialità di grande volano per l’economia verde (agricoltura sostenibile, produzioni naturali, tipiche e tradizionali, turismo del territorio e dell’enogastronomia, forestazione produttiva, fonti energetiche rinnovabili,
multifunzionalità innovativa) dando priorità nell’accesso ai fondi pubblici: ad esempio, il Programma di sviluppo rurale destina il 40% delle sue risorse alla montagna pur rappresentando essa solo il 15% delle imprese. Questo si traduce in un impegno della Regione a cercare nuove fonti finanziarie per il contrasto del dissesto idrogeologico, per far riconoscere ai servizi di base parametri differenziati rispetto a quelli di pianura, per facilitare l’accesso ai servizi di rango superiore (ospedali, alta formazione, attività di ricerca) tramite sistemi a rete.
Tutto ciò mentre lavoriamo per un significativo riconoscimento del ruolo della montagna nella nuova Pac, sostenendo in particolare la creazione di un pagamento diretto aggiuntivo per tutti gli agricoltori che operano in zone svantaggiate e una disciplina europea per la riconoscibilità in etichetta dei prodotti delle aree montane.

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