sabato 15 novembre 2014

L'Italicum può diventare legge. Mai più governi di "larghe intese"!

L'accordo raggiunto sulla nuova legge elettorale nella maggioranza di governo e condiviso da settori dell’opposizione migliora significativamente il testo uscito dalla Camera e configura l'Italicum come un originale e avanzato sistema elettorale, che affida agli elettori - anche facendo ricorso al voto di ballottaggio se nessuna lista supera il 40% dei voti - il diritto di decidere chi debba governare e chi, invece, debba stare l'opposizione, dando stabilità e omogeneità alla maggioranza e riconoscendo nel contempo piena rappresentanza anche alle formazioni minori.
Due aspetti, tra gli altri, ci preme sottolineare:



1)    Il sistema del “ballottaggio nazionale” introdotto da questa riforma elettorale, è la più efficace risposta al rischio delle maggioranze instabili e eterogenee ed è prevedibile che possa far scuola anche fuori dall’Italia. Se guardiamo allo scenario internazionale siamo di fronte a sistemi elettorali – quelli tradizionali – che non funzionano più da nessuna parte. Il sistema proporzionale con soglia di sbarramento utilizzato nel Nord Europa produce ‘larghe coalizioni’ ovunque o governi di minoranza debolissimi. Il sistema del collegio uninominale ha iniziato a funzionare male nel Regno Unito e da molto tempo non funziona più in Canada. Anche il doppio turno di collegio usato in Francia, con una distribuzione del voto non più bipolare -  con il Front National, il Partito socialista e l’UMP sostanzialmente allineati -  potrebbe non produrre più un governo omogeneo. E allora il sistema del “ballottaggio nazionale” è l’unico sistema che garantisce di avere governi che non siano minati dalla instabilità e dalla eterogeneità. Il premio alla lista che, arrivando primo, abbia superato il 40% - o che risultasse prima nel voto di ballottaggio tra le prime due liste, se nessuna al primo turno raggiunge e supera il 40% - è una cosa positiva e, in quel caso, il 3% di soglia minima di consenso per accedere al riparto dei seggi va bene perché non si tratta di concedere un potere di veto ma di riconoscere la possibilità di esercitare un diritto di tribuna, e questo è molto significativo. Diverso sarebbe il ragionamento se il premio fosse andato o andasse alla coalizione, esponendola – in tal caso – al ricatto o al potere di veto delle forze minori. Ma questo rischio è scongiurato.
2)    La seconda considerazione riguarda la scelta sugli eletti, che è una scelta di trasparenza e di forte relazione tra eletti e elettori, tra eletti e territori. Si introduce con la nuova legge elettorale un sistema in cui c’è una lista di 6 candidati in ognuno dei 100 collegi in cui è suddiviso il territorio nazionale (all’incirca uno per ogni area territoriale provinciale) dove 5 candidati sono sottoposti a voto di preferenza e uno solo, il capolista, è bloccato. Si realizza così un collegio plurinominale che, per il capolista, funziona con la logica del collegio uninominale e, per il resto delle candidature, con le preferenze.








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