giovedì 22 aprile 2010

La "Trota" si presenta: "Non tifo per l'Italia"


Mostra di avere poche idee, e anche confuse (ricordate Flaiano) il guizzante Renzo Bossi preso all’amo da “Vanity Fair”, settimanale patinato, in un’intervista, tra il pubblico e il privato conquistata non perché è il figlio dell’Umberto ma grazie alle tredicimila preferenze raccolte in Lombardia che ne hanno fatto il più giovane consigliere regionale mai eletto nella regione.
Il pensiero di Bossi jr. si snoda attraverso alcune padane certezze. A cominciare da quella che nella vita «penso si debba provare tutto tranne due cose: i culattoni e la droga». Un’affermazione dura e pura nello stile della casa. Senza mediazioni. E va bene.
Ma è sul pallone che la trota che studia da delfino va a cadere. A pochi giorni dai Mondiali ecco che ci tiene a precisare che lui non seguirà le gesta degli azzurri in Sudafrica: «Non tifo Italia». Perché non si sente italiano? «Bisogna intendersi su che cosa significa essere italiano. Il tricolore, per me, identifica un sentimento di cinquant’anni fa». Inutile andare a cercare cosa nel Paese sia successo mezzo secolo fa che abbia qualche cosa a che vedere con la bandiera e la nazione. È che il giovane Bossi, evidentemente, oltre non ci arriva proprio.
A rimetterlo in riga ci ha pensato uno gloria della nazionale, Gigi Riva. «Se non sta bene può anche andarsene dall’Italia, nessuno ne farà una malattia» ha detto l’indimenticabile Rombo di tuono aggiungendo che «è un’affermazione stupida e grave, se inizia così in politica non va molto lontano. Forse voleva dire qualcosa di clamoroso per farsi conoscere, ma l’Italia viene prima di lui e resterà anche dopo di lui». «Si fa sempre il tifo per la nazionale e il proprio paese. È assurdo che una persona eletta pronunci queste frasi. Purtroppo non c'è da meravigliarsi visto che viene dall'esponente di un partito che continua ad insultare l'unità italiana e la sua bandiera». Così Walter Veltroni.

Nessun commento: