mercoledì 19 maggio 2010

PD:come vogliamo rivoluzionare le Università e pensionare i baroni


Partendo dalle due premesse che «la vera emergenza italiana è la ricerca» e che «le politiche dei governi di centrosinistra non sono esenti da colpe», la proposta sull’Università punta ad «una rivoluzione» che superi il gap di un Paese che ha «la classe accademica più anziana dell’Occidente». I dati parlano chiaro: il 26,6% dei quasi 20 mila professori ordinari ha più di 65 anni e il 54% dei docenti supera i 50 anni, contro il 41% della Francia e il 32% della Spagna. E quindi il pensionamento a 65 anni, che in linea di principio trova concorde la Gelmini, se fosse tramutato in legge, consentirebbe di destinare le risorse all’assunzione di nuovi docenti. «Sempre che sia eliminato il blocco del turn over, decisivo perché la proposta funzioni», spiega Marco Meloni del Pd, che con Chiara Carrozza ha messo a punto il dossier. «La finalità è abbassare di 10 anni l’età media dei docenti. Una proposta a costo zero, considerando che già oggi il 100% del Fondo di finanziamento ordinario, portato da 7 a 6 miliardi con gli ultimi tagli, è utilizzato per pagare gli stipendi». Chiara Carrozza, 45 anni, direttore della Scuola Sant’Anna di Pisa, uno dei luoghi di eccellenza dell’università italiana, e che con Marco Meloni ha messo insieme il documento sull’università del PD, afferma:“Questa proposta verrà accolta con molte critiche: Ma le proposte devono essere forti e scuotere, e provocare reazioni. Io credo profondamente nella necessità di uno choc generazionale. Qui in Italia si considera ragazza una donna di 35 anni. Non è così che si può andare avanti.Chi ha una vita professionale molto attiva può anche restare. le formule si trovano. Ma tutti gli altri è giusto che vadano in pensione. In una situazione di crisi non accetto che i sacrifici siano tutti e soltanto da parte dei giovani. Anche gli ultrasessantenni devono fare la loro parte

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