martedì 7 maggio 2013

"Il PD non può tirarsi fuori"

di Pierluigi Castagnetti

I primi giorni di vita del governo Letta annunciano un percorso faticoso. Perché è faticosa l’alleanza su cui si regge, sono faticose le soluzioni ai problemi che deve affrontare, sono insopportabilmente faticosi i giorni degli italiani. L’atteggiamento di alcuni esponenti del PdL sembra intenzionalmente finalizzato a insolentire tutti e tutto. Mi riferisco soprattutto al Brunetta dell’«o così o pomì» ripetuto a cadenza giornaliera.
Lo spirito con cui si sta in una maggioranza di necessità non può essere questo. Nessuno può permettersi di utilizzare il governo per continuare o preparare la prossima campagna elettorale. Che qualcuno del PdL possa avere l’ossessione di un ritorno rapido alle elezioni non sorprende, ciò che sorprende è semmai la convinzione che tornarci dopo aver scientemente impedito al governo anche solo di partire possa premiare.
A meno che il disegno sia ancora più malevolo: tirare la corda all’inverosimile per costringere il PD ad assumersi la responsabilità della rottura. Occorrono veramente nervi saldi e intelligenza della situazione.
A me pare che i primi passi sulla scena europea di Enrico Letta dimostrino che, pur all’interno di un quadro rigido almeno sino alle elezioni tedesche del prossimo autunno, il governo dimostri di sapersi muovere e di farlo con determinazione e autorevolezza. L’obiettivo principale è quello enunciato con chiarezza dal presidente del Consiglio: l’ossessione del lavoro. Giorno e notte non c’è da pensare che a questo. Ricordo quando Benigno Zaccagnini diceva: «Non so se riusciremo a risolvere il problema, ma anche nel caso non ce la facessimo chi non ha il lavoro deve percepire che questo è il nostro pensiero fisso, il nostro primo impegno, il nostro rimorso». L’eliminazione dell’Imu, fosse anche cosa giusta e non lo è se generalizzata, non può che essere uno degli strumenti ma non il fine. Anzi sarebbe uno strumento che per certi versi complica la soluzione del problema perché a sua volta richiede la ricerca di alcuni miliardi di euro che sarebbero sottratti alla diminuzione del carico fiscale sul lavoro. Dobbiamo, dunque, conservare la necessaria lucidità, senza peraltro sbagliare il messaggio.
Non possiamo essere né apparire come quelli che sono contrari all’eliminazione dell’Imu sulla prima casa: in tantissime famiglie questa imposta è pesantissima e noi non possiamo accettare di essere descritti come quelli che difendono le imposte. Saremmo felicissimi noi più degli altri di ridurre questa e altre imposte, ma noi siamo quelli dell’«ossessione del lavoro» e facciamo tutto ciò che serve a questo obiettivo. Dobbiamo spiegare e spiegarci ancor di più e ancor meglio. Sappiamo che oggi i giovani, tutti i giovani hanno raggiunto la consapevolezza del gravissimo rischio che incombe sulla loro vita, un incubo terribile. È per questo missione del PD incalzare il governo tutti i giorni, incalzare significa aiutare. Troviamo in questa missione la ragione di una nuova nostra unità, la forza di una ripartenza, la fiducia nella possibilità di riconnettere il feeling con i giovani, cioè con il paese di oggi e di domani. Questo sarà il nostro modo di sostenere il governo e di stare dentro il tempo «che ci è dato vivere» come ha richiamato Roberto Speranza in aula alla Camera.
Il Paese comincia a capire con chiarezza che i problemi difficili che ognuno vive sulla propria pelle sono solo in parte addebitabili a carenze di governo, essendo per lo più il segnale di un cambio d’epoca che in gran parte sfugge alle nostre mani.
Ciò non ci solleva certamente da responsabilità, al contrario ci carica della responsabilità di non chiamarci fuori, di non metterci sugli spalti della storia, ma di starci con consapevolezza e intelligenza. Questa è la metafora del rapporto del PD con il governo Letta. Se questa esperienza si rivelasse poco più di una trovata per scavalcare un altro «frattempo» sarebbero altre macerie sul Paese e la politica, tutta. Sta anche (ovviamente non solo) a noi darle la convinzione e lo slancio per essere un’opportunità positiva, non quella che avremmo voluto ma semplicemente quella possibile, veramente di «servizio» a questo tempo.

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