mercoledì 18 dicembre 2013

In ricordo di Willy Brandt, a 100 anni dalla nascita: una vita dedicata alla pace, all'Europa e al socialismo democratico

In occasione del centenario della nascita del leader socialdemocratico tedesco Willy Brandt, nato a Lubecca il 18 ottobre 2013, pubblichiamo questo articolo di Marina Verna, tratto da lastampa.it del settembre 2013.
Il mondo scoprì Willy Brandt quando, dal 1957 al 1966, ricoprì la carica di sindaco di Berlino Ovest. Era uno dei momenti-clou della Guerra Fredda, nel 1961 sarebbe stato eretto il Muro, e il deputato socialdemocratico, all’epoca quarantenne, divenne popolare mostrando fermezza contro gli ultimatum dell’Unione Sovietica. Cogliendo l’attimo, si presentò alle elezioni federali del 1961, ma perse contro Adenuaer. Fu però lì che iniziò la sua ascesa di politico carismatico, un «cursus honorum» inarrestabile: presidente della Spd nel 1964; ministro degli Esteri e vicecancelliere nella Grande coalizione guidata da Kiesinger nel 1966; due volte cancelliere, nel 1969 e nel 1972. Sedici anni che hanno coinciso con una ascesa ininterrotta della socialdemocrazia, culminata con il record di voti del 46%. Coronati dal Nobel per la Pace per la Ostpolitik, e finiti bruscamente nell’aprile 1974 con le immediate dimissioni dopo la scoperta che uno dei suoi più stretti consiglieri, Günter Guillaume, era una spia della Stasi.

Una carriera così strabiliante che Brandt stesso, diventato ministro degli Esteri, commentò un giorno con i suoi collaboratori: «Chi ha il senso della storia non troverà irrilevante il fatto che un uomo delle mie origini e delle mie idee sia diventato il ministro tedesco degli Esteri».
Le sue origini erano modeste e socialmente disdicevoli: era nato nel 1913 a Lubecca, figlio di una ragazza madre, cassiera, che gli aveva dato il suo cognome, Frahm, e il triplo nome di Herbert Ernst Karl. Sarebbe diventato Willy Brandt più tardi, quando, socialista sulle orme del nonno operaio, iscritto prima alla Gioventù socialista e poi al più radicale Partito Socialista dei Lavoratori, entrò in clandestinità perché il nazismo aveva dichiarato illegale il partito.

Emigrò prima a Oslo poi a Stoccolma, visse di giornalismo e tornò in Germania a guerra finita. Conservò il suo nome di battaglia e fu per tutti Willy Brandt. Pronto per la seconda fase della sua vita.
Si rituffò nella politica e nel 1949 fu eletto deputato Spd al primo Bundestag del dopoguerra; nel 1955 era presidente della Camera dei deputati di Berlino, nel 1957 presidente del Bundesrat. E sindaco di Berlino Ovest. La parola che lo riassume è «Ostpolitik», la politica di apertura a Est: alla Germania democratica, come alla Polonia e all’Unione sovietica, per superare le divisioni della Guerra Fredda. Il suo cancellierato è stato un punto di svolta nella storia dei tedeschi, il tentativo - anche controverso - di riconciliare un Paese diviso. È stato il simbolo di una Germania di pace, tolleranza, modestia, «das andere Deutschland», l’altra Germania: quella di Goethe, Kant, Schiller, Heine contrapposta a quella di Hitler, Himmel, Göbbels e Göring. Diventato cancelliere, aveva dichiarato: «Non voglio essere il cancelliere di una Germania conquistata, ma di una Germania liberata». Aveva un progetto forte: porre fine a due decenni di ostilità tra le due metà del suo Paese. 

Nel 1970, appoggiato da una maggioranza parlamentare esigua e attraverso negoziati difficilissimi, portò la Germania Ovest a normalizzare le relazioni con l’Est, riducendo le tensioni nell’Europa centrale. Sul fronte occidentale, completò il coinvolgimento della Germania federale in quello che allora era il Mercato Comune Europeo e favorì l’ingresso di Gran Bretagna, Irlanda, Danimarca. Con l’ingresso, nel 1973, nelle Nazioni Unite, chiuse l’epoca della Germania come paria mondiale.

L’imponderabile arriva nel’74, con lo scandalo Guillaume, la sua ombra, l’uomo in tutte le foto ufficiali appariva alle sue spalle. Brandt non tergiversò, si assunse la responsabilità e si dimise. Lasciò la cancelleria e cominciò la sua terza vita: presidente dell’Internazionale socialista; europarlamentare per una legislatura, dal 1979 al 1983; deputato al Bundestag e presidente della Spd fino alla morte (effettivo fino al 1987, onorario fino al 1992); presidente della Commissione Nord-Sud che elaborò il cosiddetto Brandt-Report sullo sviluppo globale.

Ha fatto in tempo a veder cadere il Muro e a battersi perché le due Germanie diventassero una. È lui, nel 1990, a inaugurare il primo parlamento dello Stato riunificato. L’anno successivo gli viene diagnosticato un tumore all’intestino. Muore pochi mesi dopo: non ha ancora 80 anni, ma ha visto realizzato il suo sogno al di là di qualunque aspettativa. 

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