venerdì 21 agosto 2015

Khaled al-Asaad, martire di Palmira decapitato dall'Isis. Fino alla fine non ha svelato dove sono nascosti i reperti

Khaled al-Asaad, il direttore del sito archeologico di Palmira, in Siria, decapitato e appeso a un palo della luce dai jihadisti dello Stato islamico, si sarebbe rifiutato di indicare ai suoi aguzzini i luoghi in cui sono stati nascosti importanti reperti romani prima dell’occupazione della città da parte dell’Isis. Lo ha riferito al quotidiano britannico The Guardian Chris Doyle, direttore del Council for Arab-British Understanding, citando una fonte siriana. L’82enne Asaad, dopo essersi preso cura per circa cinquant’anni dei tesori archeologici della “Sposa del deserto”, com’è soprannominata la città patrimonio dell’Unesco, avrebbe così compiuto il sacrificio estremo: andare incontro a una morte atroce, pur di salvare i gioielli di Palmira.
Secondo quanto riferisce l’Osservatorio siriano per i diritti umani, si è trattato di un’esecuzione pubblica in piena regola, alla quale assistito decine di persone. A dare per primo la notizia della decapitazione di Asaad, uno dei massimi esperti siriani di archeologia, era stato ieri sera il direttore delle Antichità e dei musei siriani, Maamoun Abdulkarim.
Abdulkarim ha spiegato che i miliziani dell’Isis avevano arrestato un mese fa Asaad. Da allora erano iniziati interrogatori continui nella speranza di avere informazioni su dove fossero stati nascosti reperti romani del sito prima dell'occupazione dello Stato islamico, avvenuta a maggio. Khaled al-Asaad era stato direttore del sito archeologico di Palmira per 40 anni, fino al 2003. Dopo il pensionamento, ha riferito la Sana, aveva continuato a lavorare come esperto per il Dipartimento dei musei e delle antichità. Era stato autore di diversi libri e testi scientifici anche in collaborazione con colleghi stranieri.
Ai tesori di Palmira l’anziano archeologo aveva dedicato mezzo secolo della sua vita: conosceva la storia di ogni colonna, ogni statua, ogni centimetro di questa città che un tempo fu un vitale centro carovaniero. Un amore immenso finito nel più tragico dei modi, reciso da quegli stessi fanatici pronti a distruggere a martellate i simboli di una cultura.
Il corpo del povero Asaad è stato ritrovato così, decapitato e appeso a un palo della luce e non, come era trapelato inizialmente, a una colonna della sua amata Palmira. La macabra immagine dell'ennesima vittima dell'Isis è stata diffusa in rete dai jihadisti su Twitter.
Al corpo decapitato è stato appeso un cartello con su scritto il nome della vittima con l'aggiunta "apostata e partigiano del regime sciita" del presidente Bashar al-Assad. Sotto il nome vengono elencati cinque capi d'imputazione che hanno convinto i terroristi a sgozzare la loro vittima: "rappresentante della Siria nelle conferenze della blasfemia"; "direttore delle statue archeologiche di Palmira"; "ha visitato l'Iran partecipando alla festa per la vittoria della rivoluzione di Khomeini", fondatore della Repubblica islamica iraniana di confessione sciita; infine altre due accuse che riguardano "legami" della vittima con esponenti del regime di Damasco.
"La costante presenza di questi criminali nella città è una vergogna e un cattivo presagio per ogni colonna e per ogni frammento archeologico lì preservato", ha commentato Abdulkarim, il direttore delle Antichità e dei musei siriani. Palmira rappresenta uno dei principali siti archeologici nel Medio Oriente. I jihadisti dell'Isis hanno già distrutto diversi insediamenti storici nel territorio da loro controllato. L’Unesco ha detto che l'eventuale distruzione della città sarebbe "una perdita enorme per l'umanità".
Purtroppo, Khaled al-Asaad non è l’unico archeologo finito nelle grinfie dell’Isis. A lanciare l’allarme, in un’intervista alla televisione panaraba Al Jazeera, è Amr al-Azm, ex dirigente del Dipartimento generale dei musei e delle antichità della Siria. Secondo Azm, diversi archeologi sono stati fatti prigionieri dall'Isis in Siria negli ultimi anni, mentre altri sono stati sottoposti a pressioni perché "ritenuti in possesso di informazioni su antichità nascoste di cui i jihadisti vogliono impadronirsi". Azm ha detto di ritenere che anche Asaad, tenuto prigioniero per almeno un mese dallo Stato islamico prima di essere ucciso, fosse stato arrestato perché ritenuto responsabile dell'evacuazione di molti reperti dal museo di Palmira prima dell'arrivo dei jihadisti, nel maggio scorso, e quindi a conoscenza delle località dove potrebbero essere stati nascosti. "Personalmente - ha aggiunto Azm - conosco un archeologo che a Raqqa (nel Nord della Siria, ndr) è stato perseguitato dall'Isis per diverso tempo con l'intento di estorcergli informazioni su presunti tesori nascosti".

Nessun commento: