1. Tre flash: riforme, immigrazione,
Expo
Prima di parlare di soldi e tasse,
lasciatemi partire da tre flash su tre argomenti chiave di queste ultime
settimane: riforme, immigrazione, Expo.
Abbiamo portato a casa al Senato in
terza lettura le riforme costituzionali. Un passaggio storico per il
nostro Paese collegato alla legge elettorale, alla riforma della pubblica
amministrazione e alla semplificazione istituzionale in corso. In molti
dicevano fosse impossibile e il ritornello “Renzi-non-ha-i-numeri” è stato per
tutta l’estate lo slogan preferito di una parte dell’opposizione (cliccando
qui trovate una Brunetta dance più esplicita di mille discorsi).
Invece l’Italia che vuole cambiare è più forte dei frenatori e sta sorprendendo il mondo a cominciare dai giornali. L’Economist – ve lo ricordate? Quello dell’Italia “malato d’Europa” e delle copertine con il gelato – ora si domanda: “E se fosse l’Italia il paese più stabile d’Europa?”. E anche per la tedesca Welt “l’Italia muta in una nuova superstar” con le riforme che “funzionano”, mentre il francese Figaro riconosce che il JobsAct “stimola l’occupazione in Italia”. Bloomberg parla addirittura di “Risorgimento”. Intendiamoci, certi giudizi mi paiono esagerati oggi, così come forse erano un po’ ingenerosi ieri. Ma il fatto che il clima sull’Italia – anche in giro per il mondo – sia cambiato, dovrebbe renderci tutti più felici. L’Italia della politica mantiene le sue promesse con buona pace di chi ha scommesso tutto sulla demagogia e sul fallimento del Paese. L’Italia c’è. Un’Italia forte e solida, capace di ridurre le poltrone e di cambiare le cose, sul serio.
Sull’immigrazione. Per mesi ci hanno detto che il problema eravamo noi.
Che tutto si sarebbe affrontato in Italia, che i problemi riguardavano solo il
nostro Paese, che l’Europa ci avrebbe lasciato soli. Oggi la musica è
totalmente diversa. Ci abbiamo messo sei mesi ma adesso è chiaro a tutti: siamo
davanti a un problema mondiale. Complicato da gestire con tre spot e due
ospitate in tv come vorrebbe qualche demagogo di terza categoria. E il fatto
che l’Europa abbia accettato finalmente di prendersi una parte del problema è
una grande vittoria non del nostro governo ma dell’idea stessa di identità
europea. Ieri da Ciampino un charter europeo ha portato alcuni richiedenti
asilo giunti a Lampedusa in Svezia e Finlandia. Non è il primo, non sarà l’ultimo.
Ma quello che serve adesso è gestire questa difficile sfida con buon senso e
ragionevolezza, non con gli insulti e la paura. Ricordo ancora le trasmissioni
di giugno-luglio quando in collegamento dalle località di villeggiatura venete
qualche statista in camicia verde profetizzava per colpa del Governo il crollo
del turismo. Risultato? La migliore estate per albergatori e turisti degli
ultimi quindici anni. Non c’è che dire: non azzeccano neanche le previsioni.
Giocare sulla paura porta un consenso immediato. Giocare sul coraggio è più
difficile, ma porta il Paese nel futuro.
Sull’Expo. Vi ricordate questo meraviglioso
video di Beppe Grillo? I disfattisti volevano che rinunciassimo
all’Expo. I pentastellati dicevano che se fossero stati loro al Governo
avrebbero bloccato i cantieri. E Grillo si domandava: ma chi volete che venga
qui? Altra previsione geniale, proprio geniale.
L’Expo sarà chiusa dal Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, nella giornata di sabato 31 ottobre dopo una trionfale cavalcata che in sei mesi ha visto andare all’Expo non solo alcune tra le più prestigiose personalità della politica internazionale e della società civile. Ma anche milioni di italiani che si sono messi in coda dimostrando di essere orgogliosi dell’Italia. A me non interessa oggi levarmi i sassolini dalle scarpe: mi basta dire che l’Italia – se vuole – ce la può fare. Sempre. Il resto non conta. Appuntamento al 10 novembre, a Milano, per riflettere insieme sulle proposte del Governo per quest’area.
L’Expo sarà chiusa dal Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, nella giornata di sabato 31 ottobre dopo una trionfale cavalcata che in sei mesi ha visto andare all’Expo non solo alcune tra le più prestigiose personalità della politica internazionale e della società civile. Ma anche milioni di italiani che si sono messi in coda dimostrando di essere orgogliosi dell’Italia. A me non interessa oggi levarmi i sassolini dalle scarpe: mi basta dire che l’Italia – se vuole – ce la può fare. Sempre. Il resto non conta. Appuntamento al 10 novembre, a Milano, per riflettere insieme sulle proposte del Governo per quest’area.
2. Qualche video
Tra i momenti di questo mese appena trascorso propongo due video:
a) l’intervento in Aula – a nome del Governo – in occasione della visita di Ban Ki Moon. E questo dura appena qualche minuto, si ascolta veloce
b) l’intervento a Unindustria Treviso. Questo invece dura quasi un’ora. Proprio per chi non ha niente di meglio da fare.
Tra i momenti di questo mese appena trascorso propongo due video:
a) l’intervento in Aula – a nome del Governo – in occasione della visita di Ban Ki Moon. E questo dura appena qualche minuto, si ascolta veloce
b) l’intervento a Unindustria Treviso. Questo invece dura quasi un’ora. Proprio per chi non ha niente di meglio da fare.
3. Una legge di stabilità come non
l’avete mai vista.
I numeri dicono che le cose vanno meglio di prima, molto meglio. Certo, mai accontentarsi. Ma la musica è cambiata. Il Pil, gli occupati, i consumi, la fiducia tornano al segno più. Questo è il momento chiave per consolidare la crescita. Anche perché in questo momento di rallentamento internazionale l’Italia è uno tra i pochi Paesi che può giocarsela, scommettendo su se stessa. Stiamo crescendo sull’export (più 4,7% contro una previsione Istat di inizio anno del 3,7%, quindi bene), ma vinceremo la partita se ripartiranno i consumi interni.
I numeri dicono che le cose vanno meglio di prima, molto meglio. Certo, mai accontentarsi. Ma la musica è cambiata. Il Pil, gli occupati, i consumi, la fiducia tornano al segno più. Questo è il momento chiave per consolidare la crescita. Anche perché in questo momento di rallentamento internazionale l’Italia è uno tra i pochi Paesi che può giocarsela, scommettendo su se stessa. Stiamo crescendo sull’export (più 4,7% contro una previsione Istat di inizio anno del 3,7%, quindi bene), ma vinceremo la partita se ripartiranno i consumi interni.
Per questo abbiamo cercato – dal
contante fino alla tassa sulla casa – di restituire fiducia agli italiani. Si
scrive legge di stabilità, si pronuncia legge di fiducia.
In passato quando si faceva la legge
di stabilità (si chiamava “la finanziaria”) la domanda era: chissà quali tasse
alzano. Con il nostro governo la domanda è: chissà quali tasse abbassano. C’è
una bella differenza, no? Insieme alle riforme strutturali, al JobsAct, al
rinnovamento generazionale, alla presenza di molte donne e alla rottura degli
schemi tradizionali, credo che sia proprio la sistematica riduzione delle tasse
una delle caratteristiche chiave del nostro esecutivo. Ridurre le tasse non è
di destra o di sinistra: ridurre le tasse è giusto. Specie in un Paese come
l’Italia dove la pressione fiscale è diventata insopportabile. Per questo siamo
partiti dagli 80 euro in busta paga a chi guadagna meno di 1.500 euro netti.
Poi abbiamo eliminato la componente lavoro dall’Irap e offerto incentivi per le
assunzioni a tutele crescenti. Adesso eliminiamo la tassa sulla prima casa, IMU
e IRAP per chi fa impresa agricola (anche questo è eredità dell’Expo), diamo
incentivi a chi investe in azienda. Il prossimo anno, IRES; l’anno dopo gli
scaglioni Irpef. E a chi dice che aumenteremo altre tasse, dico che nel 2016
nessun comune o regione le potrà alzare rispetto al 2015, per legge!
Vi ricordate una legge finanziaria
del passato con una riduzione di tasse di questo genere? Ditemelo, vi prego. Se
ve la ricordate, ditemelo. Io non me la ricordo.
E tuttavia l’anima di questa legge
di stabilità non sono le tasse. L’anima è l’investimento nel sociale. Soldi in
più contro la povertà (più settecento milioni rispetto al 2015), soldi in più
per il sociale, dall’autosufficienza al dopo di noi (più duecento milioni
rispetto al 2015), soldi in più per la sanità (più un miliardo rispetto al
2015), soldi in più per famiglie e bambini (più 400 milioni rispetto al 2015).
Potrei proseguire ma so che divento noioso. Solo che la forza dei numeri
dimostra che la realtà è più forte delle fantasie dell’opposizione.
A quella parte del PD che contesta
sempre, a prescindere, vorrei domandare: cosa è più di sinistra? Litigare su
mille euro di contante o mettere finalmente le risorse sul sociale e sulla
povertà? E a chi dice che stiamo agevolando l’evasione vorrei ricordare che noi
siamo il Governo che ha fatto accordi con Svizzera, Vaticano e Lichtenstein per
riportare in modo corretto capitali (oltre 75mila domande, ad oggi!). Siamo il
Governo che ha alzato le pene per corruzione e riciclaggio. Siamo il Governo
che ha fatto partire la fatturazione elettronica e la dichiarazione dei redditi
precompilata. Giusto per fare un esempio, la precompilata. Voi sapete che la
precompilata raggiunge oltre 20 milioni di persone. Grazie a questo strumento
abbiamo scoperto, semplicemente con un clic (altro che contante o guardie e
ladri fuori dai negozi!) che circa l’1% degli italiani si è… scordato di
inviare la dichiarazione. Stiamo parlando di circa 220 mila persone cui abbiamo
scritto: Ehi, per favore, puoi gentilmente controllare? Non abbiamo inviato
subito la Guardia di Finanza. Abbiamo mandato una lettera (e in futuro basterà
un sms). Noi non sappiamo quanti si metteranno in regola subito. Ma sappiamo
che ci sono 26 persone che hanno un reddito presunto superiore al milione, un
migliaio che stanno sopra i centomila euro e altri cinquemila sopra i
cinquantamila euro. Dunque ragionevolmente qualche soldino lo incassiamo.
Semplicemente con un clic. Perché è innovazione digitale che trasformerà il
rapporto fisco-cittadino. E l’Agenzia delle Entrate si sta incamminando sempre
più in questa direzione, grazie al
supporto di una straordinaria realtà quale è Sogei.
Allora ci sono quelli che combattono
l’evasione scrivendo norme e facendo convegni. E quelli che – senza rovinare la
vita ai tanti italiani onesti, sommergendoli di rigide regole talvolta
difficili da rispettare e arzigogolate – combattono l’evasione in modo serio.
Stiamo riducendo le tasse perché
stiamo applicando il principio aureo: pagare meno, pagare tutti. Un simbolo è
il canone. Chi lo ha pagato nel 2015 ha pagato 113 euro, col bollettino
postale. Il prossimo anno pagherà 100 euro, semplicemente in banca se ha la
bolletta elettrica domiciliata.
Due ulteriori precisazioni.
Ricordate la storia del bonus dei 500 euro ai professori per la loro formazione professionale? Quello che durante gli scioperi sulla Buona Scuola era consideato solo una generica promessa irrealizzabile? Bene, adesso è in busta paga. Scrive così un professore umbro, di nome Giovanni.
Ricordate la storia del bonus dei 500 euro ai professori per la loro formazione professionale? Quello che durante gli scioperi sulla Buona Scuola era consideato solo una generica promessa irrealizzabile? Bene, adesso è in busta paga. Scrive così un professore umbro, di nome Giovanni.
Numeri delle Sale da Gioco. Da qualche giorno i deputati cinque stelle – quando
non inseguono scie chimiche o non riflettono sui complotti americani dallo
sbarco sulla Luna all’11 settembre (non scherzo, purtroppo: alcuni di loro
sostengono tesi realmente imbarazzanti) – accusando il Governo di favorire la
ludopatia. Cioè di agevolare il gioco d’azzardo e la slot-mania. Al punto che,
questa è la tesi dell’accusa, il Governo avrebbe intenzione di mettere a gara ventiduemila
licenze per i giochi. Non entro nel merito della battaglia antiludopatia che
insieme ad altri stiamo facendo da molto tempo. Mi limito alla realtà.
Ventiduemila sono, più o meno, i punti gioco aperti oggi (non tutti regolari,
al momento). Con il nostro governo saranno ridotti a quindicimila. E
segnatamente i bar con le macchinette verranno ridotti: da seimila potranno
essere al massimo mille. La verità, dunque, è semplice: noi stiamo riducendo i
punti gioco in Italia e combattendo così l’azzardo. Chi dice il contrario
mente. E non è che se lo dice il Blog dell’Elevato (in arte Beppe Grillo)
diventa vero. La realtà è più forte delle balle a cinque stelle.
Pensierino della sera.
Dicevano: figurati se hanno il coraggio di ridurre le tasse. Dicevano: no, non hanno i numeri, al Senato non hanno i numeri. Dicevano: l’expo sarà un flop. Dicevano: il JobsAct non serve a nulla. Dicevano: non riusciranno ad introdurre il ballottaggio, che darebbe certezza e stabilità. Dicevano: per gli 80 euro mancano le coperture. Dicevano: per colpa degli immigrati salvati dal governo il turismo quest’anno crollerà. Dicevano: non hanno i soldi per l’Irap costo del lavoro. Dicevano: chiacchierano bene ma finiranno col cedere ai sindacati. Dicevano: l’Europa non darà la flessibilità, boccerà la manovra e non prenderà neanche un migrante. Dicevano, dicevano, dicevano. Il ritornello dei gufi degli ultimi venti mesi è tutto qui, in questo dicevano. Nel frattempo mentre loro dicevano, noi facevamo. Le chiacchiere stanno a zero, l’economia non più. Avanti tutta, amici. C’è ancora molto da fare, ma questa è proprio la volta buona
Un sorriso,
Matteo
Dicevano: figurati se hanno il coraggio di ridurre le tasse. Dicevano: no, non hanno i numeri, al Senato non hanno i numeri. Dicevano: l’expo sarà un flop. Dicevano: il JobsAct non serve a nulla. Dicevano: non riusciranno ad introdurre il ballottaggio, che darebbe certezza e stabilità. Dicevano: per gli 80 euro mancano le coperture. Dicevano: per colpa degli immigrati salvati dal governo il turismo quest’anno crollerà. Dicevano: non hanno i soldi per l’Irap costo del lavoro. Dicevano: chiacchierano bene ma finiranno col cedere ai sindacati. Dicevano: l’Europa non darà la flessibilità, boccerà la manovra e non prenderà neanche un migrante. Dicevano, dicevano, dicevano. Il ritornello dei gufi degli ultimi venti mesi è tutto qui, in questo dicevano. Nel frattempo mentre loro dicevano, noi facevamo. Le chiacchiere stanno a zero, l’economia non più. Avanti tutta, amici. C’è ancora molto da fare, ma questa è proprio la volta buona
Un sorriso,
Matteo
Post Scriptum. La sesta edizione della Leopolda – che avrà qualche
sorpresa e caratteristiche diverse rispetto agli anni passati (altrimenti che
Leopolda sarebbe?) – si terrà dall’11 al 13 dicembre 2015. Non cambiano solo
gli orari: si inizia venerdì verso cena, si finisce domenica a pranzo. Chi
vuole partecipare sia fisicamente che suggerendo argomenti, stimoli, spunti può
utilizzare la casella leopolda@matteorenzi.it Sono curioso di leggere le vostre
proposte. Perché la Leopolda, come sempre, appartiene a chi ha idee e voglia di
condividerle.
Nessun commento:
Posta un commento