Una mappa delle divisioni del mondo islamico, con i Paesi a prevalenza sciita o sunnita in Medio Oriente. |
I tragici fatti di questi giorni, dopo le 47 esecuzioni eseguite da parte dell’Arabia Saudita e le dure reazioni verificatesi in Iran, Libano e Iraq, è tornato alla ribalta il concetto di divisione del mondo islamico tra sunniti e sciiti. Una spaccatura che si protrae ormai dal 1.400 anni e che è alla base di molti dei conflitti ancora in corso nella galassia musulmana e non solo.
In estrema sintesi, la separazione affonda le sue radici agli inizia della storia islamica, quando ci fu una discussione politica su chi dovesse condurre il popolo musulmano. Quelli che oggi sono chiamati sciiti pensavano che alla testa dell’Islam dovevano esserci i discendenti del profeta. Quelli che oggi sono chiamati sunniti credevano invece che a dover guidare la comunità islamica dovessero essere le persone più indicate.
I sunniti sono i seguaci della corrente di maggioranza dell’Islam. Il nome deriva da sunnah che significa “tradizione” e sono pertanto i musulmani che si riconoscono nella tradizione. In realtà, da questo punto di vista, sarebbero sunniti anche gli sciiti che, come tutti i musulmani, fanno riferimento, oltre che al Corano, anche alle parole, alla vita e agli atti (hadit) di Maometto testimoniati appunto dalla tradizione.
Ma la differenza fondamentale fra la componente maggioritaria e quella minoritaria della comunità islamica riguarda la presenza e il ruolo della gerarchia religiosa. L’Islam infatti non è mai stato strutturato come la chiesa cristiana, con patriarchi o papi, ed i sunniti riconoscono come autorità religiosa la comunità dei fedeli, come una forma di autodeterminazione ma nel rispetto dell’affermazione di Maometto: “La comunità dei credenti non si accorderà mai su un errore”. Gli sciiti o shia rappresentano la minoranza, staccatasi dal gruppo più consistente dei sunniti dopo la morte di Maometto.
Fu la ricerca di un suo successore a provocare tale scissione.
Gli sciiti sottolineano il ruolo particolare di Alì come nuovo leader dopo Maometto, lui che di Maometto era cugino. Questi fanno proseguire la serie dei loro iman con i diretti consanguinei di Alì. La fede nell’iman assunse molto presto una componente sacra. Nacque così una fede nel redentore che era ed è accompagnata da utopie sociopolitiche. Perciò la storia della shia è stata sempre caratterizzata da inquietudine religiosa e politica, ma anche da sincera aspirazione alla salvazione.
Resta anche il fatto che la divergenza di fondo tra sunniti e sciiti sta nella determinazione della Sunna, e cioè qual è l’autorità che ha il poter di dirimere le controversie e di fissare in ultima istanza la credenza o la pratica religiosa a cui bisogna aderire.
I sunniti rispondono che è il consenso universale, ma gli sciiti obiettano che tale consenso universale della comunità musulmana non può costituire l’ultima autorità, poiché è precisamente tale consenso che bisogna ottenere, e d’altra parte non vi è nell’islam un concilio o istituzione qualsiasi che possa stabilire, provocare o constatare tale consenso universale.
Tale base profonda della divergenza tra Sunna e Shiia può spiegare sia le violente lotte tra le due tendenze lungo tutta la storia islamica, sia le tensioni attuali e gli atteggiamenti di tipo politico nelle diverse componenti dell’islam moderno.
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