sabato 14 gennaio 2017

...tra la possibilità di migliorare i voucher ed il nulla, io preferisco di gran lunga la prima via

Intervista di Paolo Baroni al ministro dell'agricoltura, Maurizio Martina 
(La Stampa, 13 gennaio 2017)

Indietro non si torna: i voucher vanno migliorati, ma non cancellati», sostiene Maurizio Martina. «Bisogna assolutamente continuare a mantenere un approccio riformista al tema spiega il ministro dell’Agricoltura -. Per questo, anche sui voucher, dobbiamo vedere pregi e limiti di questi strumenti e quindi individuare i miglioramenti da attuare. E soprattutto sono convinto che occorra insistere con politiche in grado di generare nuova occupazione e combattere la precarietà e per questo rimango sempre dell’idea che la madre di tutte le questioni sia abbassare il costo del lavoro e rendere quello stabile sempre più vantaggioso di quello flessibile. Dobbiamo guardare avanti, guai a fermarci».

Quindi i voucher non vanno cancellati come chiede la Cgil?

«Assolutamente no. Perché l’esigenza di avere uno strumento per regolare il lavoro accessorio non nasce a caso e non nasce oggi e tra la possibilità di migliorare i voucher ed il nulla, io preferisco di gran lunga la prima via. Mi ritrovo molto con la riflessione fatta dal ministro Poletti in Senato secondo il quale dobbiamo avere una analisi di dettaglio della situazione per poter decidere a ragion veduta. E per questo mi auguro che i nuovi dati arrivino presto. La tracciabilità obbligatoria in questo senso è fondamentale e rivendico il fatto che l’abbia introdotta il governo Renzi».

Cosa bisogna cambiare?

«Ragioniamo insieme, governo e Parlamento. Penso si possa convenire che occorre fare una riflessione sui limiti di tempo, probabilmente i dodici mesi di oggi sono troppi, vanno ridotti. Credo poi che si debba impedire qualsiasi uso dei voucher per pagare i dipendenti. Come terzo punto occorre avanzare sul terreno dei controlli, infine ritengo che occorra limitarne i settori di applicazione. Penso innanzitutto all’edilizia».

Non tornare all’origine della legge Biagi dunque, intervento che restringerebbe molto il campo?

«Vediamo, parliamone. Io dialogo ogni giorno col mio collega di partito Cesare Damiano che in commissione Lavoro sta facendo una riflessione che va colta. Valutiamo tutto. Entrando nel merito dei vari elementi si può trovare un approccio utile che guarda in faccia i problemi e migliora lo strumento. E ricordiamoci anche su questo tema cosa è stato fatto nei mille giorni del governo Renzi: quando sento giudizi ingenerosi non posso certo essere d’accordo».

A parte la tracciabilità cos’altro avete fatto?

«Il tema della tracciabilità è fondamentale per poter capire come sono stati usati i voucher. Inoltre in agricoltura, proprio in questi mesi che ci siamo lasciati alle spalle, abbiamo anticipato una parte di questa rimodulazione. Assieme a Poletti, ascoltando parti sociali e Parlamento, abbiamo deciso di restringerne il campo di utilizzo e oggi questo comparto pesa appena per il 2% sul totale».

Una legge del genere potrebbe non disinnescare il referendum. Ma poi per il governo evitare la consultazione popolare è un problema o no?
 

«Questi interventi sono necessari a prescindere. Non bisogna legare il merito delle questioni all’agenda elettorale: il fine della riforma non deve essere quello di evitare il voto ma quello di migliorare lo strumento».

La minoranza Pd con Roberto Speranza sostiene che se sui voucher non c’è una modifica sostanziale voterà sì. Si rischiano nuove frizioni forti nel partito…

«A me interessa dare una mano per arrivare modifiche migliorative. Non mi interessa, invece, usare questo lavoro per una polemica interna al Pd. Io spero che ci possa essere un incontro unitario teso a migliorare l’utilizzo dei voucher e non certo ad abolirli. Se invece si pensa alla loro cancellazione a prescindere io non lo condivido. Quello che vedo è che dalle riflessioni del ministro Poletti in avanti ci sono tutte le condizioni per fare un lavoro utile».

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