giovedì 26 novembre 2009

NOTE CASOLANE - Sabato 28 novembre 2009, si ricorda il 65° della liberazione di Casola



Il 29 novembre 1944 è per Casola Valsenio il giorno della liberazione. Quel giorno di 65 anni fa entrò a Casola una cinquantina di militari della Divisione Indiana dell'8^ Armata Inglese.
Nel luogo dove è stata collocata la lapide a ricordo di quel giorno e di quei militari - in Via Cardinal Soglia - sabato 28 novembre, alle ore 10.30 verrà deposta una corona d'alloro.
La cerimonia sarà preceduta, alle ore 10,00, dall'inaugurazione della mostra documentaria: "1919 - 1948: 30 anni di storia italiana, dalla fine della 1^ guerra mondiale alla Costituzione"organizzata dalla sezione ANPI “G. Baffé” di Massa Lombarda e Sant’Agata sul Santerno. (La mostra resterà aperta fino al 5 dicembre dal lunedì al sabato dalle ore 9,00 alle 13,00).

Quei giorni di novembre 1944...
Nella notte tra il 26 e il 27 novembre – scrivono Beppe Sangiorgi e Amilcare Mattioli nel libro, pubblicato dall’ANPI casolana nel 1994, “La Resistenza sui monti di Casola” – i pochi carri armati e autoblindo tedeschi rimasti in linea, i reparti someggiati e le truppe di fanteria abbandonano le loro posizioni e attraverso il paese si ritirano sui Gessi.
L’operazione è condotta con molta cautela e organizzazione, tanto che neppure gli avamposti alleati di accorgono dell’esodo che viene attuato.
In paese e lungo le principali vie di comunicazione rimangono però alcune pattuglie di guastatori che nel corso del 27 minano tutti i pozzi di acqua potabile, il palazzo municipale, il ponte della Soglia, la strada del Vignozzo e anche molti campi verso Zattaglia. Purtroppo nessun tentativo di disinnescare le mine è realisticamente pensabile, perché nella zona non sono presenti forze antifasciste organizzate e armate a tal punto da poter sopraffare le pattuglie tedesche che sorvegliano attentamente i luoghi minati.
Prima dell’alba del giorno 28 novembre una serie di esplosioni distrugge il Municipio, il ponte della Soglia, i pozzi di acqua potabile del paese e nel corso della giornata sono distrutti anche il ponte del Cardello e dei Monteroni, dopo di che anche le retroguardie tedesche raggiungono i ripari dei Gessi.
Il 28 novembre 1944 al posto del grande Municipio c’era un cumulo di macerie. Non c’era più l’archivio storico del Comune, con i registri e le carte comunali tra cui la documentazione del periodo in cui Casola esercitava giurisdizione sui territori della Valle del Santerno. Si salvarono solo i registri dello stato civile e poche altre carte, grazie all’iniziativa di Luigia Menni, Romeo Sagrini, Guido Ricciarelli.
E ancora il 28 novembre gli Alleati, che avevano il loro comando alle Cortine nella valle del Cestina, continuarono a cannoneggiare il paese.
Alcuni ex partigiani e patrioti casolani – Giovanni Tabanelli, Imerio Turicchia, Antonio Benericetti e Ermanno Bassani – la mattina del 29 novembre decidono allora di raggiungere il comando alleato per fare cessare l’inutile bombardamento.
Il tiro dei cannoni fu quindi alzato verso i gessi – dove si erano appostati i tedeschi – e ci si accordò per fare entrare una pattuglia alleata in paese.
Partimmo dalle Cortine con circa 50 indiani al comando di un capitano pure indiano e – racconta Giovanni Tabanelli - io li precedevo mentre Bassani stava in coda. (…) La notizia del nostro arrivo in paese si propagò in un baleno e già nel piazzale della chiesa si era radunata una piccola folla. Malgrado i miei avvertimenti i casolani si fecero pericolosamente vicini tanto che i soldati indiani li allontanarono gridando e puntando le armi, anche se in effetti intorno c’erano solo donne, vecchi e bambini.
Finalmente potemmo proseguire lungo la strada del muraglione fino alla Piazza Oriani: i soldati procedevano guardinghi ai lati della strada con le armi puntate verso le finestre e riparandosi dietro gli angoli e le colonne dei portici mentre i bambini, al centro della strada, gridavano e facevano segno che non c’era pericolo, che i tedeschi se n’erano andati.
Una volta constatato che il paese era sgombro da forze nemiche, il capitano si acquartierò nel Palazzo Unganìa. I rapporti con la popolazione civile si erano intanto fatti più cordiali e dopo il rancio prese corpo un piccolo commercio di sigarette, cioccolato e altri generi che mancavano da molti giorni in paese. Non furono però tollerati assembramenti e gli indiani non lasciarono cadere del tutto una certa aria di sospetto. (…)
A sera la compagnia indiana abbandonò il paese e fece ritorno al Comando ripercorrendo la strada del mattino e portando con sé due tedeschi che si erano dati prigionieri ad Aurelio Ricciarelli nei pressi del paese e che questi aveva rinchiuso in uno stalletto.
Qualche giorno dopo il comando alleato prese definitivamente sede a Casola.”
Casola era libera, ma la guerra non era ancora finita.
Ci sarebbero stati ancora lunghi mesi di sofferenze, privazioni e lutti, fino alla fine del conflitto e al ritorno della pace e della democrazia nella primavera del 1945.

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