lunedì 4 luglio 2011

E’ una manovra finanziaria depressiva e di tagli che abbassa la crescita. Le misure del governo lasciano l'Italia con il cappio al collo.

Bossi, Berlusconi, Tremonti: dalla "finanza creativa" alla "finanza dei furbetti"
Una ricetta a dir poco bizzarra è quella che il Consiglio dei ministri ha varato per centrare l'obiettivo del deficit zero nel 2014. Una manovra da 47 miliardi così ripartita: 1,5 miliardi sul 2011, 5,5 nel 2012 e 20 miliardi sui due anni successivi.
Dalla “finanza creativa” il centrodestra è dunque passato alla “finanza dei furbetti” con un ”regalo” pesantissimo per gli italiani e, soprattutto, per il prossimo governo che a partire dal 2012 non sarà di certo guidato da Silvio Berlusconi, destinato al dimenticatoio dopo i fallimenti degli ultimi 17 anni.
Ma la furberia non finisce qui. Dietro alle richiesta di facciata del premier di richiedere la collaborazione da parte delle opposizioni c'è l'ennesima richiesta della fiducia parlamentare che, di fatto, cancella ogni possibile discussione sul testo, non taglia nessuna tassa (come sbandierava Berlusconi) ma lascia una dura ipoteca di sacrifici e di impopolarità per il prossimo governo. La fiducia alla Camera è stata programmata per il prossimo 25 luglio.
Nel testo della manovra troveranno spazio nuove tasse, poche liberalizzazioni (professioni e orari), tagli alle Regioni, Province e Comuni, accorpamenti di enti, ticket sulla Sanità, allungamento a 65 anni delle pensioni rosa e imprecisate riduzioni ai costi della politica.
Insomma si tratta di una “bomba ad orologeria". Questo è stato il primo commento del segretario del PD, Pier Luigi Bersani. "Va bene la responsabilità, perché sappiamo cosa vuol dire dover raddrizzare la barca, ma che non ci dicano mangiate questa minestra o saltate la finestra perché noi questa minestra non la mangiamo". Il leader del PD Bersani non ha dubbi: "E' una manovra depressiva e di tagli che abbassa la crescita. Le misure del governo lasciano l'Italia con il cappio al collo".
Non possiamo andare avanti così un altro anno e mezzo nascondendo la polvere sotto il tappeto. Dobbiamo chiedere che questo governo se ne vada” ha concluso Bersani.
Per Stefano Fassina, responsabile economico del PD, “la scelta di affrontare con una genericissima delega la riforma dell'Irpef indica la finalità elettorale del provvedimento. Le tre aliquote formali sbandierate da Tremonti non dicono nulla. Per capire quali sono le aliquote effettive, cioè quanto pagherà ciascun contribuente, è necessario conoscere i limiti degli scaglioni e l'importo delle detrazioni. Il Ministro Tremonti può rassicuraci indicando che la sua riforma dell'Irpef avrà un impatto progressivo, ossia migliorerà le condizioni dei redditi bassi e medi? La scelta di abbassare dal 43 al 40% l'ultima aliquota Irpef implica il contrario. In una fase difficilissima per la finanza pubblica e per le condizioni della stragrande maggioranza delle famiglie italiane ogni euro svincolato dall'abbattimento del deficit andrebbe concentrato su chi è in maggiore difficoltà. Tanto più che mentre il Parlamento si intratterrà con un disegno di legge delega che non darà mai origine ai decreti attuativi, il federalismo leghista dispiegherà i suoi effetti con aumenti dell'addizionale comunale all'Irpef, con l'imposta di scopo, con l'imposta di soggiorno, con il raddoppio dell'Ici sui beni strumentali di lavoratori artigiani, commercianti e piccoli imprenditori.
Per Davide Zoggia, responsabile PD Enti Locali, “la manovra affossa definitivamente il federalismo e fa giustizia della propaganda della Lega, che lo ha usato in maniera strumentale. La retorica del partito dei territori si è rivelata una buffonata, non a caso la Lega ha approvato tutte le misure ammazza autonomie volute da questo governo. I tagli di Tremonti prima, e poi il federalismo fiscale e quello municipale, avevano già compromesso il cammino. Oggi con i nuovi tagli contenuti nella manovra abbiamo avuto la conferma definitiva di questo disinteresse. Noi ci batteremo con ogni forza contro chi come questo governo, vede negli enti locali un peso o, nel migliore dei casi, una cassa continua. Gli enti locali sono, invece, un’occasione per la crescita del Paese. Anche per questo a Firenze abbiamo presentato, nel convegno “Innovare il Paese. L’Italia intera. Le nostre idee per il federalismo”, le proposte per una vera riforma federale. Quella del governo, ad oggi, possiamo tranquillamente dire che è mai esistita.”

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