Il nazionalismo, il disprezzo
che genera l'intolleranza, il populismo, l'ignoranza, il razzismo,
furono le cause prime che attraverso un lento scivolamento delle
coscienze portarono allo sterminio programmato e di massa di milioni di
uomini e donne, anziani e bambini. Esseri umani inermi, vittime di un
odio cieco, che non ha limiti, che non si ferma e non riconosce
l'umanità in chi è altro da sé.
Proprio la
memoria di ciò che è stato deve metterci in guardia di fronte al
riemergere di sentimenti di paura dell'altro, di intolleranza, di
xenofobia, di razzismo, di antisemitismo, semi amari capaci di far
nascere cattivi frutti. Le cronache drammatiche di questi mesi
testimoniano del pericolo che incombe sulla nostra comunità nazionale e,
più in generale, sull'Europa.
Mi riferisco,
in particolare, alla strage di Utoya e a ciò che è accaduto di recente
in Italia, a Firenze, con l'uccisione dei nostri fratelli senegalesi
Samb Modou e Diop Mor. Due storie violente ed atroci che hanno in comune
l'odio per lo straniero e per chi ha idee diverse dalle proprie; idee
considerate inaccettabili se diffondono sentimenti di pace, solidarietà e
uguaglianza e se sono sostenute da giovani con forti convincimenti
politici ed ideali.
Nessun paese può
considerarsi al riparo dall'orrore. Dobbiamo dire con chiarezza che i
ripiegamenti difensivi e di chiusura, che pure ci sono, non mettono al
riparo nessuna comunità dai cambiamenti imposti dalla globalizzazione e
dalla crisi di sistema che investe l'Occidente. Dobbiamo dire con forza
che chi è chiamato a ricoprire una responsabilità deve preoccuparsi di
non alimentare le paure e gli istinti più retrivi dell'animo umano, deve
sentire l'urgenza di unire le persone e non di dividerle favorendo la
comprensione reciproca. E' un dovere morale testimoniare ciò che è stato
affinché le nuove generazioni siano avvertite che quanto accaduto con
la storia tragica della Shoah non debba mai più ripetersi.
Dobbiamo
educare i nostri ragazzi a diventare cittadini responsabili di fronte
alla vita di ogni persona e a riconoscerne la piena dignità umana, senza
differenze di razza o di religione e, più di ogni altra cosa, senza
coltivare l'odio. La nostra bellissima Costituzione, nata dalla dolorosa
esperienza del fascismo, della guerra e della lotta di liberazione, lo
dice con una semplicità e una chiarezza cristallina all'articolo tre:
"Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla
legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione,
di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali”. Dunque devi
rispettare il bianco e il nero, l'uomo e la donna, il vecchio e il
giovane, e in ugual modo devi rispettare chi è di destra e chi è di
sinistra, perché una politica che si alimenta di odio non è politica.
Dobbiamo insegnare ai giovani a difendere i propri convincimenti
profondi con forza e determinazione, ma non al punto da odiare chi la
pensa in maniera diversa.
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