Il 25 aprile 1945 segna il culmine del risveglio della coscienza nazionale e civile italiana impegnata nella riscossa contro l'occupazione nazista e i collaborazionisti fascisti della RSI, e come momento di riscatto morale di una importante parte della popolazione italiana dopo il ventennio di dittatura fascista.
Alla liberazione dell’Italia dall'occupazione tedesca e dalla dittatura fascista si poté arrivare grazie al sacrificio di tanti giovani ragazzi e ragazze che, pur appartenendo ad un ampio ed eterogeneo schieramento politico (comunisti, monarchici, cattolici, socialisti, azionisti...), si chiamavano con un solo nome: partigiani.Erano giovani renitenti alla leva della Repubblica sociale italiana che si erano uniti alle formazioni partigiane costituite nell'Italia centro-settentrionale dopo l'8 settembre 1943 e dopo l'occupazione tedesca, erano militari del disciolto esercito italiano che volevano riscattare l'onore dell'Italia.
Combatterono al fianco degli Eserciti Alleati provenienti da paesi diversi e lontani (dagli Stati Uniti all’Australia, senza dimenticare Inglesi e Francesi). Quei soldati, anch'essi giovani e giovanissimi, caduti a migliaia - come a Monte Battaglia nel settembre-ottobre 1944 - erano venuti in Italia a combattere per la libertà del nostro Paese e dell'Europa.
La stessa storia dell’Italia repubblicana fonda interamente le proprie basi nell’esperienza dell’antifascismo che Piero Calamandrei definì “quel monumento che si chiama ora e sempre Resistenza”, elemento base di una nuova religione civile della nascitura giovane democrazia repubblicana.
Si è parlato più volte e da più parti della Resistenza come di “un secondo Risorgimento i cui protagonisti furono le masse popolari” (Sandro Pertini).
Non fu una “guerra civile”. La Resistenza fu un momento edificante in cui si affrontarono i sostenitori della libertà, della democrazia e della giustizia sociale contro gli adulatori della tirannide di cui furono essi stessi le prime vittime, se di “guerra civile” si vuole parlare la si deve intendere come “per la civiltà” (Dante Livio Bianco), come “una guerra politica, popolare… Una guerra democratica, in duplice senso, in quanto democratico è il suo metodo ed è democratico il suo fine ultimo, l’abbattimento di una dittatura e l’instaurazione di un regime fondato sulla partecipazione popolare al potere” (Norberto Bobbio, ora in D. L. Bianco, Guerra partigiana, Einaudi, Torino 1973, p. VIII).
E' stata la Resistenza partigiana antifascista a riscattare l’onore e la dignità del nostro Paese aprendo una nuova e più proficua era di pace e di sviluppo. La Repubblica democratica e la Costituzione scaturite dalle scelte dell’Assemblea costituente eletta nel 1946, sono figlie della lotta partigiana.
E ai valori di uguaglianza, democrazia e giustizia sociale, contenuti nella Prima Parte della nostra Costituzione ogni democratico deve fare riferimento nella propria azione quotidiana.
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