venerdì 7 febbraio 2014

Alcune considerazioni sulla riforma della legge elettorale

E’ dal 2005, da quando il centrodestra (Forza Italia, UDC, Lega Nord) ha imposto con un voto a maggioranza, la legge elettorale nota come “Porcellum”, che il centrosinistra, e il PD in particolare, tenta di introdurre una nuova legge elettorale che abbia alcune caratteristiche fondamentali:
1)    Affidare al voto degli elettori la scelta della maggioranza di governo;
2)    Preservare il carattere bipolare del sistema politico/istituzionale (uno vince, l’altro o gli altri perdono) e determinare con certezza il vincitore della competizione elettorale.
3)    Scegliere i propri rappresentanti, con modalità di diretta espressione territoriale.
Accanto a ciò, inoltre, il centrosinistra, e il PD in particolare, ha da tempo proposto una serie di riforme costituzionali per il superamento del bicameralismo perfetto con la trasformazione del Senato in ‘Senato delle Autonomie Locali’ e la riduzione del numero dei parlamentari.
Nel frattempo, finalmente, è arrivata la sentenza della Corte costituzionale che non solo ha dichiarato ‘incostituzionale’ il Porcellum, con riferimento alle liste bloccate di circoscrizione regionale o sub regionale e alla eccessiva dimensione del premio di maggioranza assegnato allo schieramento o al partito vincitore, ma – cassando intere parti del ‘Porcellum’ – ha di fatto ripristinato un sistema elettorale proporzionale puro, per la Camera e per il Senato; una legge, questa, che – se rimanesse – riprodurrebbe con ogni probabilità, rapporti di forza parlamentari tali da rendere obbligata, in caso di una reiterata indisponibilità del M5S a ogni alleanza, la riedizione di un governo retto da una maggioranza anomala originata dalla collaborazione forzosa – più o meno larga – tra destra e sinistra.
Una simile condizione, contraria al dispiegarsi di una normale e proficua dialettica democratica, sarebbe terreno fertile per  l’antipolitica e il qualunquismo. Questa deriva va evitata in ogni modo, perché contraria all’interesse del Paese e a una prospettiva di profonde riforme e di cambiamento che il centrosinistra potrebbe promuovere e realizzare solo potendo dar vita a un forte e coeso governo politico, che possa contare – in Parlamento – del sostegno di una maggioranza altrettanto forte e coesa.

L’”Italicum” non è la migliore soluzione; è la soluzione possibile nel Parlamento ‘strabico’ uscito dalle elezioni politiche del 24 e 25 febbraio 2013.
In altre parole, quel che dobbiamo valutare non è tanto e solo quale possa essere la migliore legge elettorale – ché di “buone leggi elettorali” sono lastricate le aule del parlamento – ma quale sia la legge che possa avere buone probabilità di essere approvata, per mettere la parola ‘fine’ alle maggioranze anomale delle ‘larghe intese’ e provare a vincere le elezioni per realizzare quella svolta che la gran parte degli italiani aspetta da anni, senza dover sottostare a ricatti e condizionamenti impropri, senza accampare alibi per gli insuccessi e potendo rivendicare a esclusivo merito nostro - se ne saremo capaci! - proprio i risultati delle riforme e delle trasformazioni realizzate.

L’”Italicum” è la soluzione che più si avvicina alle premesse e agli obiettivi annunciati ben prima delle proposte avanzate da Renzi agli inizi di gennaio 2014.
La proposta del doppio turno è, da tempo, la proposta sostenuta dal PD e, prima, dai DS.
Che gli schieramenti siano 2, 3 o 4 poco importa. Il sistema è oggettivamente bipolare: un polo è quello che vince, potendo disporre in entrambi i rami del Parlamento - finché ci saranno - di un numero di seggi adeguato a sostenere la realizzazione del programma presentato agli elettori; e l’altro polo è quello dell’opposizione, anche se composto da uno o più schieramenti.

E’ del tutto evidente che questo sistema sollecita l’aggregazione tra forze omogenee, e la scelta di Casini ne è la riprova, esattamente come lo è la decisione di ‘Scelta Civica’ di non seguirlo su questa strada. Ma al di là della capacità che si dovrà avere di costruire alleanze, è evidente anche che, quale che sia il sistema elettorale, per vincere serve la qualità e la credibilità della proposta politica e programmatica e raccogliere la maggioranza del voto degli italiani.
La scommessa da vincere è questa, e la premessa è una nuova legge elettorale: per la prima volta dal 2005 il risultato sembra finalmente a portata di mano.

(Giorgio Sagrini)

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