martedì 29 luglio 2014

Caro Augias...

Abbiamo letto  su "Repubblica" di pochi giorni fa, una lettera indirizzata a Corrado Augias, noto giornalista e scrittore, e la sua risposta, che propongono un'interessante lettura del dibattito in corso sulle riforme costituzionali.

Caro Augias,
negli anni ‘60 sono stato allievo di Fanfani che fu anche eccezionale professore; spesso amava trattenersi con noi studenti a fine lezione. Un giorno, in una situazione politica che ricorda l'attuale (lotta su «riforme» da tutti invocate però mai concluse), gli chiesi come mai su un argomento su cui tutte le parti politiche sembravano voler agire, non si riuscisse a concludere niente. 

La sua risposta nel consueto intercalare pieno di toscanismi ha segnato la rotta della mia vita familiare e professionale. «Caro Alderighi — disse — in Italia, quando un politico non vuole fare una cosa che invece è voluta da molti, non dice mai: "'un la voglio fare"; dice: "la voglio, va fatta, ma si po' far meglio!". E siccome — come lei sa — su questa terra nulla è perfetto e tutto è perfettibile, in questa continua ricerca della soluzione perfetta per definizione irraggiungibile, ‘un si fa mai nulla. Si ricordi che in politica (e nella vita) il meglio gli è sempre nemico del bene!». Caro Augias mi pare che la nostra drammatica sinistra e sodali di tutti i colori che sbandierano una pretesa ricerca di un «meglio», non stiano operando affatto per il «bene» del Paese ma operino deliberatamente per affossare una riforma non solo necessaria ma da molti invocata.

studio.alderighi@gmail.com

Ciò che sta avvenendo è la prova sperimentale di un timore largamente condiviso.

Non è solo la trasformazione del Senato, ovunque si mettano le mani esplodono le resistenze: Alitalia, Rai e Tav, Opera di Roma e dipendenti della Camera. Siamo un paese bloccato, incatenato dalle varie corporazioni, dai loro egoismi, da una diffusa paura del futuro. Si può capire che decidere la propria auto-soppressione sia per il Senato un trauma. Un'opposizione seria avrebbe concentrato le obiezioni su alcuni punti cercando di raggiungere il miglior compromesso possibile. Sono più di trent'anni che lamentiamo l'invecchiamento di certi meccanismi costituzionali che risultano ormai superati. C'è tra questi l'esistenza di due organismi legislativi perfettamente equivalenti — la Camera dei deputati e il Senato della Repubblica. Una prima commissione che si proponeva di portare le necessarie riforme, presieduta da Aldo Bozzi, risale al remoto 1983. Finì nel nulla. Dieci anni dopo seguì la commissione De Mita-Jotti. Morta senza figli pure lei. Nel 1997 ci riprovò la bicamerale presieduta da D'Alema. Arrivata a un certo punto, venne rovesciata da Silvio Berlusconi che vedeva compromessi i suoi interessi. Di questi tentativi sono rimasti solo quintali di atti negli archivi parlamentari. Ora la stessa situazione rischia di riprodursi in un momento difficile, con molte riforme che urgono mentre l'economia ristagna. Ci si è limitati a rovesciare il celebre motto del Gattopardo: non cambiare nulla, perché nulla cambi.

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CORRADO AUGIAS

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