mercoledì 23 luglio 2014

Filippo Taddei: "L'art. 18 resta così, per ripartire servono investimenti"

Filippo Taddei
"Il problema è che i privati sono incerti sul futuro dell'Italia. Ma per rompere il circolo vizioso servono le riforme che stiamo portando avanti".
L'intervista di Massimo Franchi a Filippo Taddei, Responsabile Economia del PD  (l'Unità, 21 luglio 2014)
"Investimenti privati e puntare al capitale umano, il lavoro si crea così". Filippo Taddei, responsabile Economia del Partito democratico risponde così all'intervista a l`Unità di Susanna Camusso.

Taddei, il segretario della Cgil sostiene: «L`unica riforma che serve è creare lavoro». Voi invece continuate a sfornare riforme e intanto la disoccupazione vola, l`industria chiude e il Pil crescerà solo dello 0,2 per cento quest`anno...

"Noi sappiamo che il lavoro lo si crea quando ci sono investimenti. Soprattutto privati. Anche investendo 10 miliardi, una cifra spaventosa per le nostre finanze, non riusciremmo ad invertire la tendenza. Servono quindi investimenti privati, italiani e stranieri. Qui abbiamo un gap spaventoso con il resto d`Europa: almeno 10 miliardi. Ma mancano in gran parte perché gli investitori sono incerti sul futuro del nostro Paese su tre fronti: come verranno trattati i proventi se sul lavoro e sulle tasse abbiamo i costi più alti? Secondo, la Pubblica amministrazione - al netto delle punte di eccellenza - non è in grado di dare risposte in tempi certi e siamo il Paese dei ricorsi. Il terzo è l`aspetto più preoccupante: abbiamo una carenza strutturale di capitale umano: per i nostri lavoratori non c`è formazione, abbiamo un sotto investimento in formazione spaventoso negli ultimi 15 anni".

E quale vostra riforma si occupa di investire nel capitale umano? Non mi sembra ci siano fondi per rendere obbligatoria la formazione in impresa...

"Siccome sappiamo che nei contratti a tempo la percenutale di formazione è molto minore, nella legge delega (Taddei non lo chiama mai Jobs act, ndr) all`articolo 4 abbiamo una semplificazione dei contratti e il contratto a tutele crescenti per portare alla stabilizzazione dei lavoratori. All`articolo 3 cambiamo le politiche attive: dalle 21 politiche regionali creiamo un`Agenzia nazionale che indica le priorità".

Ma non è che la vera carenza italiana sta negli imprenditori che non investono? In formazione e non solo...

"Ci sono imprenditori che investono tanto in formazione e difatti vanno bene. E ce n`è una larga fetta che non lo fa perché spaventata del futuro, intrappolata in uno schema col fiato corto: assume solo lavoratori con contratto a termine. Ma per rompere il circolo vizioso servono le riforme che stiamo portando avanti".

Della legge delega invece si parla solo per i diktat di Ncd e Sacconi sull'art.18 e l’allungamento dei tempi. Il ministro Poletti sostiene che si «troverà un equilibrio». Quale sarà?

"Posso rassicurare tutti: non ci sarà alcuna modifica dell`articolo 18. Anche perché la legge delega non ne parla. Chi - come Ncd e Sacconi - vuole anteporre l`articolo 18 alla legge delega, vuole far fallire la riforma. Sono sicuro che le parole di Poletti erano riferite alla risoluzione dei problemi, non ad affrontare feticci. Il diktat del PD sulla legge delega si chiama capitale umano. Per quanto riguarda i tempi i gruppi parlamentari si sono impegnati ad approvare la Delega prima della legge di Stabilità".

Tornando agli investimenti stranieri: non possiamo considerare tali Whirpool che compra Indesit svenduta dai Merloni o la Thyssen che riduce la produzione a Temi...


"È verissimo. Ma non perdiamo di vista la varietà del nostro Paese. Siamo la nazione europea con il massimo di back shoring o re-shoring negli ultimi mesi: il massimo numero di imprese che ritornano ad investire da noi. Esempi? La filiera dell`elettrodomestico nel Triveneto dopo le delocalizzazioni in Serbia o il settore tessile, con le imprese che tornano da Cina e Romania".

Nella delega c`è anche la riforma degli ammortizzatori. Domani i sindacati saranno a Montecitorio per chiedere il rifinanziamento della cig in deroga, riformata in modo fallimentare da Fornero. Senza - o stringendo i paletti come sta facendo il governo - c`è il rischio di decine di migliaia di licenziamenti.

"È un`altra riforma fondamentale. La cassa in deroga tutti la criticano, ma nessuno si prende l`onere di riformarla. Noi puntiamo a che questo sia l`ultimo anno con la cassa in deroga. Oggi ci sono una marea di sprechi e inefficienze. Con gli stessi soldi puntiamo a tutelare anche i precari. Fornero aveva l`orizzonte dell`emergenza, noi di un`idea diversa di Paese".

I sindacati chiedono anche di riaprire il capitolo pensioni, rendendo flessibile il sistema.

"Abbiamo tanti fronti aperti. Le priorità e le risorse le abbiamo usate per il bonus fiscale da 80 euro e per la riforma degli ammortizzatori. In tema di pensioni, per tutelare gli esodati. E poi non è vero che se la gente rimane di più al lavoro, la disoccupazione aumenta: i Paesi con il più alto tasso di occupati over 55, sono quelli con la disoccupazione più bassa".

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