sabato 7 febbraio 2015

Corruzione: prima solo teorie ora ci sono leggi

On. Donatella Ferranti (PD)
"La propaganda del M5S è legittima, ma con questa maggioranza il vento è cambiato"
Intervista alla presidente della Commissione Giustizia della Camera Donatella Ferranti (di Enico Novi - Cronache del Garantista)

«In pochi mesi abbiamo varato provvedimenti di cui si parlava da anni.  Sulla corruzione, in questa legislatura, siamo passati dai seminari di studio ai testi di legge».
Donatella Ferranti risponde così alle urla dei grillini, che due giorni fa hanno accusato la maggioranza di voler perdere tempo e insabbiare il ddl Grasso. Ferranti, da presidente della commissione Giustizia della Camera, ha partecipato al vertice di maggioranza convocato ieri a via Arenula, con il ministro Orlando, il suo vice Costa e i capigruppo della maggioranza. Ne sono uscite le linee d'azione parlamentari in materia penale, dal falso in bilancio che diventa sempre punibile agli sconti di pena per i corrotti che collaborano. Ferranti, innanzitutto in qualità di esponente dem, respinge le accuse di parte dell'opposizione: «Dobbiamo essere orgogliosi di quanto abbiamo fatto finora. Siamo alle prese con una riforma strutturale sui reati di corruzione e in generale sulla materia penale. Un giorno di approfondimento in più non è una perdita di tempo.

Lo ha detto il presidente dell'Autority anticorruzione, Raffaele Cantone. Lo ha detto Orlando. Ma voi siete stretti nella solita tenaglia. Da una parte i cinquestelle che accusano governo e maggioranza di flemma eccessiva, dall'altra chi, come le Camere penali, mette in guardia dal rischio di produrre norme sull'onda dell'emozione collettiva.

No guardi, io non credo che qualcuno ci possa accusare né dell'una né dell'altra cosa. A inizio legislatura io e Orlando abbiamo subito presentato un testo di legge che introduceva l'autoriciclaggio, il voto di scambio politico-mafioso e il falso in bilancio. In più correggeva alcuni aspetti della legge Severino. Non si può assolutamente dire che ci siamo mossi sull'onda degli eventi.

E ai cinquestelle cosa risponde?

Che non c'è nulla di illegittimo nell'alzare la voce e nel fare propaganda, ma che nel loro modo di rappresentare le cose c'è una forzatura. Mercoledì al Senato, sul ddl anticorruzione, è successa una cosa molto semplice: bisognava coordinare il testo base con gli emendamenti presentati dal governo e dalle varie forze politiche. Si è visto che c'era bisogno di un giorno di approfondimento in più. Le opposizioni fanno bene a gridare per tenere alta l'attenzione, ma la maggioranza assume la responsabilità delle decisioni e deve puntare al miglior risultato possibile.

In materia di giustizia in realtà avete molti provvedimenti in pista.

E molti altri già approvati. Il lavoro compiuto finora ci è stato riconosciuto da più parti, dalle stesse Camere penali. Abbiamo seguito un approccio volutamente sistematico e di riforma, a partire dal carcere. Non ci si è limitati ai decreti ma sono arrivate leggi di sistema, dal provvedimento sulla messa alla prova alla irrilevanza del fatto per particolare tenuità, alle depenalizzazioni. Tutte cose che fino a pochi mesi fa erano oggetto di commissioni di studio a cui hanno partecipato sempre magistrati, avvocati, professori di Diritto penale.
Finalmente diventano norme, non sono più solo filosofie di pensiero.

Parte dell'opinione pubblica ritiene che le leggi in materia penale non bastino mai.

Chi si ritiene insoddisfatto deve considerare che certamente esiste una dinamica della maggioranza, una discussione che non può essere eliminata. E anche che le questioni in materia penale richiedono un particolare approfondimento. Il Movimento cinquestelle sostiene che abbiamo proceduto con lentezza sia al Senato sulla corruzione che alla Camera per la prescrizione per aspettare le proposte dell'esecutivo. Non è così, ma sappiamo anche che se il governo annuncia un intervento sullo stesso tema oggetto dei lavori di commissione è doveroso prenderlo in considerazione.

Le accuse sono per la commissione presieduta al Senato da Palma, più che per la sua.

Io dico invece che seppur in modo diverso tutte e due le commissioni Giustizia hanno dimostrato di saper essere autonome dall'esecutivo. Adesso entriamo in una fase molto intensa, ma già abbiamo varato le norme sull'autoriciclaggio, che ci chiedevano dai tempi della Convenzione di Strasburgo del 2009, e abbiamo modificato sicuramente in meglio il reato di scambio politico-mafioso. Qui è dal '92 che si aspettava l'introduzione della mera utilità come contropartita alternativa a quella economica.

E cosa avete stabilito nel vertice di maggioranza a via Arenula?

Alcuni aspetti degli interventi sulla corruzione, a cominciare da una nuova definizione del falso in bilancio.

In senso ancora più restrittivo. Anche per le aziende non quotate.

Attenzione, le aziende non quotate non sono necessariamente piccole. Possono essere comunque di rilievo, non è detto che si tratti dell'imprenditoretto. E comunque non si tratta di punire la mancata rappresentazione di voci di bilancio che avviene per mero errore, ma l'attività fraudolenta che altera le regole del mercato.

Come si farà a discernere tra errore e frode?

Nel testo della proposta di legge la distinzione è chiara. Nella riunione di oggi si è concordato di modificare l'emendamento che introduceva delle soglie di non punibilità per le false variazioni di bilancio. Queste quote creavano dei problemi.

Perché?

Possono incentivare la non legalità. Quello che interessa non è tanto la non corrispondenza nei bilanci di una posta, ma l'occultamento fraudolento di nero per pagare mazzette o per realizzare una frode fiscale. Era come dire che una fattura inesistente, se inferiore a 1.000 euro, non comporta nulla per chi la emette. Perché dovrebbe essere così? Certo, abbiamo tutti ben chiaro che bisogna evitare di rendere la vita degli imprenditori ancora più complicata di quanto già sia, che l'economia deve andare avanti.

Appunto.

E' per questo che si è individuato un punto di equilibrio: la non punibilità scompare, ma al di sotto di determinate soglie, e solo se si tratta di aziende non quotate, si prevede un'ipotesi di reato attenuata. In questi casi più lievi il falso in bilancio dovrebbe essere punito con una pena massima di 4 anni anziché di 6, in modo da evitare la custodia cautelare, da rendere possibile l'archiviazione per tenuità del fatto. La non punibilità secca è stata accantonata.

Le alterazioni di bilancio nelle piccole aziende derivano anche dal tentativo di risparmiare un po' sul commercialista.

Qui non si tratta del piccolo commerciante che non va dal commercialista e apposta una voce su una casella anziché su un'altra, quello non ha rilevanza penale. Parliamo dell'intenzione di ingannare i soci o il pubblico, magari per andare a prendere gli appalti.

Adesso ci saranno anche i corrotti pentiti.


Anche qui dobbiamo chiarirci: nel ddl Grasso già c'era la riduzione di pena per chi è accusato di reati correttivi e collabora alla ricostruzione dei fatti. Nel vertice al ministero abbiamo concordato di mantenere quell'impianto: la riduzione di pena andrà da un terzo a metà. Si tratta peraltro di norme che come Pd avevamo già presentato sotto forma di emendamenti alla legge Severino.

Non avete risposto a un input dell'Anm, quindi.

Evidentemente no. Né ci siamo mossi sull'onda dello scandalo suscitato da Mafia Capitale.

Pene più alte per i corrotti al Senato. Nella sua commissione alla Camera lavorate a una legge che allunga la prescrizione. Così i processi non finiscono più.

E' necessario fare in modo che dopo una sentenza di condanna il decorso della prescrizione si blocchi per dar modo di svolgere i successivi gradi del processo. Solo in Italia il cronometro continua a correre. Poi si dovrà fare una valutazione su quei reati per i quali al Senato si stanno innalzando le pene, cosa che incide appunto sulla durata della prescrizione. Si dovrà arrivare a una soluzione di equilibrio che tenga conto della ragionevole durata dei processi. Ma anche della necessità per lo Stato di esercitare l'azione penale.

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