martedì 28 aprile 2015

Alberto Pagani: "Io voterò sì all'Italicum"

La Newsletter di Alberto Pagani, 27 aprile 2015

"Mentre riceverete questa newsletter, la nuova legge elettorale sarà all'esame dell'Aula di Montecitorio. Non so e non posso sapere come procederà il dibattito, quindi è inutile parlare di quel che può accadere. Quello che so è che io voterò sì all'Italicum. Ho già illustrato i contenuti fondamentali della legge in una precedente newsletter, ma li rimetto in fila per chiarezza.
Secondo il nuovo sistema sarà la lista che otterrà almeno il 40% dei voti al primo turno a vincere le elezioni, conquistando il premio di maggioranza. Nel caso in cui nessun partito raggiungesse questo risultato, l'Italicum prevede un inedito secondo turno in cui si “sfidano” le due liste che hanno preso più voti nella prima tornata, senza apparentamenti con altre liste.
Il modello vuole garantire la governabilità del Paese e la sera delle elezioni si capirà inoltre quale partito dovrà esprimere l'Esecutivo: una cosa molto importante, vista la situazione che si è creata nelle ultime tornate politiche.
I partiti che non avranno ottenuto la maggioranza si spartiranno i restanti seggi proporzionalmente sulla base delle percentuali prese. La soglia di sbarramento che consente a una forza politica di essere rappresentata alla Camera è al 3%.
L'Italia verrà divisa in 100 macro collegi: il capolista sarà “bloccato”, cioè scelto dalla forza politica cui appartiene. L'elettore, votando un partito, vota automaticamente anche il capolista, ma potrà poi esprimere 2 preferenze: dovranno essere un uomo e una donna perché l'Italicum introduce la parità di genere. Per rispettarla, anche i capilista devono prevedere un'alternanza e non ce ne possono essere più del 60% dello stesso sesso. La cosiddetta “clausola di salvaguardia” prevede infine che l'Italicum entri in vigore dal 1° luglio 2016.
Nella discussione parlamentare di questi mesi la legge è migliorata molto rispetto alla prima stesura: è stata abbassata la soglia di sbarramento (era all'8%, eccessiva), alzata la percentuale che consente di vincere le elezioni (dal 35% al 40%), inserita la parità tra uomini e donne. E, rispetto al vecchio “Porcellum”, è stata anche ripristinata parzialmente la possibilità di esprimere le preferenze. Proprio per questo, il dibattito che in queste ultime settimane si è sviluppato attorno all'Italicum mi è parso, benché legittimo, decisamente forzato e distorto.
Nella riunione del gruppo dei deputati PD, il 15 aprile, ho deciso di non votare la proposta di Renzi di approvare l'Italicum senza ulteriori cambiamenti. L'ho fatto perché la legge non mi convince pienamente, soprattutto in relazione alle riforme istituzionali su cui stiamo lavorando, ma non ho votato contro perché l'Italicum è comunque certamente meglio della legge elettorale attualmente in vigore nel nostro Paese, il proporzionale puro, che alla prova dei fatti produrrebbe inevitabilmente ancora la necessità di un altro Governo di larghe, o larghissime, intese.
Ero ben consapevole inoltre che la decisione del mio gruppo parlamentare sarebbe stata chiara: la linea della maggioranza ha infatti vinto e la seguirò perché, appunto, non stiamo votando una "legge vergogna". Tutt'altro.
Trovo dannoso invece che attorno alla legge elettorale si siano consumate battaglie che hanno fatto parlare di rottura del Partito Democratico e hanno finito solo per esacerbare gli animi. Anche da parte del Governo, che ha attuato una decisione poco consona sostituendo gli esponenti della minoranza PD nella competente commissione Affari Costituzionali. Anche se, va detto, la decisione è stata presa proprio di seguito alla riunione del gruppo (dove si è dimesso anche il nostro capogruppo Roberto Speranza). Non ha però alcun senso, questo è quel che penso, fondare una discussione politica su questo genere di contrapposizione. La legge è passata prima in Direzione nazionale, poi alle Camere, poi di nuovo nella Direzione nazionale e ora nuovamente nella riunione del gruppo. E ora si vota.
Oltre tutto, vedo molto positivamente l'apertura del Governo rispetto a possibili modifiche alla riforma Costituzionale, un'apertura che consente di trovare un equilibrio migliore tra la legge elettorale che ci appestiamo a discutere e l'assetto istituzionale che rivede il bicameralismo paritario. Queste due riforme devono dialogare tra loro, perché disegneranno il funzionamento dello Stato nei prossimi anni e, si spera, decenni. Quindi auspico, questo sì, che se l'Italicum sarà presto varato ci possano essere cambiamenti al Ddl Boschi sul Senato e il Titolo V, perché l'obiettivo è far funzionare al meglio questo combinato disposto.

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