domenica 27 settembre 2015

Giovane saudita condannato a morte: mobilitazione internazionale per salvarlo

La vignetta di Staino su l'Unità del 26 settembre
Si chiama Ali al-Nimr e ha 21 anni. Sarà decapitato e poi crocifisso per aver partecipato a una manifestazione di protesta. Sul web si moltiplicano gli appelli al governo di Riad. Mobilitazione internazionale per salvarlo.
   
Dalla Francia all'Italia è partita una mobilitazione internazionale per salvare la vita al giovane Ali al-Nimr, il ventunenne saudita condannato a morte per aver partecipato a una manifestazione di protesta contro le autorità, ispirata alla Primavera araba. A Bruxelles il presidente francese François Hollande ha chiesto all'Arabia Saudita di rinunciare all'esecuzione. Ma sul web gli appelli al governo di Riad si moltiplicano.

In Italia, l'Unità ha lanciato una campagna, sostenuta dal PD, per salvare Ali (su Twitter l'hashtag è #Free Nimr), invitando lettori e cittadini a rilanciare l'appello del giornale all'ambasciatore del Regno saudita in Italia.
Un appello analogo è stato lanciato anche da Amnesty International su Twitter. Su Facebook è stata creata la comunità "Save Ali al-Nimr".

Ali tra pochi giorni sarà decapitato e crocifisso sulla pubblica piazza, come prevede la legge saudita. Suo padre,  Mohammed al-Nimr, ha implorato il re saudita Salman affinché risparmi la vita di suo figlio. E lo ha messo in guardia contro una violenta reazione dei membri della minoranza sciita, alla quale appartiene la sua famiglia, che si concentra nella parte orientale dell'Arabia Saudita, dove avverrà l'esecuzione di suo figlio. Il ragazzo, infatti, è il nipote di un influente religioso sciita sceicco, Nimr al-Nimr, anche lui nel braccio della morte dopo essere stato condannato. Lo sceicco è stato uno dei leader del movimento di protesta partito nel 2011 provincia orientale dell'Arabia, regno a maggioranza sunnita, dove gli sciiti dicono di essere discriminati.

Ali al-Nimr è stato arrestato all'età di 17 anni nel febbraio 2012, quando era uno studente. Il padre ha ammesso che il figlio frequentava raduni sciiti, pur precisando che è innocente rispetto ad altre accuse per le quali è stato condannato, come il furto con scasso, attacco contro la polizia con lancio di Molotov. Martedì scorso, gli esperti delle Nazioni Unite in materia di diritti umani hanno invitato le autorità saudite ad annullare l'esecuzione, esprimendo dure critiche circa il processo giudiziario che ha portato alla sua condanna. "Ogni sentenza che impone la pena di morte minorenni al momento del reato - hanno stabilito gli esperti- nonché la loro esecuzione, è incompatibile con gli obblighi internazionali dell'Arabia Saudita", designata proprio dall'Onu alla guida della commissione per i Diritti umani. Secondo dati ufficiali dall'inizio dell'anno 133 persone sono state giustiziate nel regno ultra-conservatore, contro 87 nel 2014.

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