Beppe Grillo e Filippo Pittarello |
Lo scontro è eccezionale, e avviene per la prima volta dentro il mondo-Casaleggio; nella cerchia strettissima dei fondatori del Movimento cinque stelle quando ancora non si chiamava neanche così. Non Di Maio, non Di Battista, non Fico, le webstar mediatiche: un livello più alto, strategico e di sviluppo managerial-politico.
Filippo Pittarello è stato per anni uno dei “triumviri” della Casaleggio, l’uomo macchina di Casaleggio (anche se il sistema per estrarre soldi dalle varie piattaforme web non è inventato tecnicamente da Gianroberto Casaleggio, ma dal figlio Davide). Era uno dei due che seguivano Grillo nell’era aurorale del Vday di Bologna, scriveva i testi del blog, lo coordinava, ci metteva cose anche interessanti dentro.
Ieri, pur senza contestare elementi fattuali della ricostruzione della Stampa sul meccanismo dei clic, ha scritto: «Prendere una manciata di nomi di persone che lavorano molto e si fanno vedere poco, mischiare con qualche confusa nozione di advertising online, condire con abbondante dietrologia. Servire a mezzo stampa a chi si ciba di disinformazione». Immaginava uno stuolo di commenti di fan ma, sorpresa, a quel punto è spuntato Marco Canestrari: «Caro Filippo, nessuno meglio di te sa quanto ho investito in tempo, soldi e salute in un progetto in cui ho creduto ancora fino a tre anni fa. Sono consapevole che le mie opinioni, adesso, dopo il 2013, possono anche valere meno di zero (anche se all’epoca mi pare che la mia opinione in merito a quanto successo fosse stata apprezzata), ma so che comunque accetterai di leggerle e rifletterci su». Ma chi è Marco Canestrari?
Era l’altro, di quei due. È un web developer che faceva spesso terzetto con Grillo e Pittarello. Ha lavorato alla Casaleggio più di tre anni, fino al 2010. Ora vive a Londra. Canestrari è una mente talentuosa. Molte delle idee della rete da cui nasceranno i meet up sono sue. Sentite ora cosa scrive: «L’articolo - a parte l’ingenuità sul titolo, “struttura delta” - è buono». «I siti della galassia (TzeTze, LaFucina, LaCosa), nati per cercare di inventare un nuovo sistema di informazione, sono diventati una macchina per creare consenso facile con sistemi di dubbia moralità. Non trovo nessuna differenza tra il Canale 5 del 1994, dove Sgarbi vomitava insulti per creare il brodo necessario a Forza Italia, e LaFucina che usa le tette della Boschi per attirare qualche clic con titoli scandalistici, o propaganda rimedi al limone contro il cancro, o fa terrorismo contro i vaccini che provocherebbero l’autismo; ma poi c’è il M5S, in regione Lombardia ad esempio, che fa interrogazioni, proposte di legge, proteste, basate su evidenze scientifiche nulle, passando all’incasso del consenso». È il j’accuse di uno del gruppetto fondatore del M5S: il problema «non è tanto il soldo, anche se mi rifiuto di credere che tu, Filippo, non veda l’ambiguità di questa struttura organizzativa (che poi è la stessa che usava Forza Italia: un’azienda privata che supporta con la sua logistica un movimento politico; poco importa se il vantaggio sia poco, tanto, a favore di una, dell’altro o di entrambi, se il sistema non è limpido come l’acqua di fonte). Il problema è che questo metodo fa schifo e provoca danni».
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