domenica 12 giugno 2016

In ricordo di Giacomo Giacometti

di Giorgio Sagrini

Ho lavorato quotidianamente con Giacomo Giacometti, io da Sindaco e lui da Vice Sindaco e Assessore del Comune di Casola Valsenio, dal 1999 al 2009, passando per due verifiche elettorali.
Lo conoscevo già da prima, quando lui era sindacalista della CISL nella struttura di Ravenna, di cui è stato Segretario provinciale, poi in quella regionale alla guida della Federcooltivatori. Erano gli anni dell'unità sindacale, di quella Federazione CGIL-CISL-UIL che avrebbe dovuto preparare la riunificazione del sindacato italiano, dopo la scissione del 1948. Ma accanto al lavoro unitario di quegli anni, permanevano - in talune organizzazioni di categoria - situazioni di competizione e minore propensione all'unità. Mentre il processo unitario faceva grandi passi avanti nelle categorie dell'industria - in particolare tra i metalmeccanici, che avevano dato vita alla FLM, con sedi e organi dirigenti unitari - la stessa cosa non capitava, per esempio, nei sindacati dei braccianti e salariati agricoli. Era il 1976, avevo 20 anni ed ero appena entrato nella CGIL, come copolega dei braccianti di Casola e Riolo e nel mio giovanile entusiasmo per la straordinaria esperienza che stavo facendo, mi davo da fare per portare alla Federbraccianti più iscritti. Questo attivismo fu motivo di qualche tensione anche perché fu visto dalla CISL come un atteggiamento non solo di competizione organizzativa ma di ostilità nei propri confronti.

Al punto che si rese necessario - sollecitato dalla CISL - un incontro tra le due organizzazioni per stemperare la situazione e ristabilire rapporti meno competitivi. Per la CGIL c'era il Segretario di Zona, Franco Conti e, per la CISL, Giacomo che intervenne in quanto dirigente CISL ma soprattutto da casolano. Con garbo, con pacatezza, mi parlò del valore dell'unità, della necessità di superare vecchie divisioni, anche a Casola.
Confesso che mi è voluto un po' di tempo per apprezzare e cogliere il significato di quel richiamo. E in questo mi ha aiutato non poco l'esempio, lo stesso garbo e pacatezza, di un apprezzato e ottimo dirigente sindacale della CGIL faentina, come Franco Conti.
Ed ho ripensato a quell'episodio, a quelle parole che Giacomo mi disse, quando - 23 anni dopo, nel 1999 - ci ritrovammo a discutere, a confrontarci, per dare vita anche a Casola a un'alleanza politica e di programma tra la sinistra - i Democratici di Sinistra e il PRC - e il centro, organizzato nella Margherita e in altri gruppi di ispirazione cattolico-riformista.
Non fu un confronto facile nè scontato, ma alla fine si trovò l'accordo: io sarei stato il candidato Sindaco della lista "Centro-Sinistra - Uniti per Casola" e già in quell'occasione indicai che, in caso di vittoria, Giacomo sarebbe stato il Vice Sindaco. Così fu: la lista raccolse l'80% dei consensi, e insieme iniziammo un intenso rapporto di collaborazione, insieme agli altri assessori, ai consiglieri comunali, ai partiti che ci sostenevano.
Sono stati anni belli e difficili, anni in cui Giacomo si è dedicato pienamente a questa nuova esperienza, politica e amministrativa, mettendo a frutto e a valore, la sua lunga esperienza di sindacalista, attento e sensibile alle questioni sociali, alle esigenze delle fasce più deboli ed esposte della popolazione.
Di lui ricordo inoltre un altro grande pregio: la lealtà, il mai venir meno all'impegno e alla parola data, anche quando gli sarebbe costato fatica e qualche incomprensione nella sua 'parte' politica.
Poi arrivò il 2007, con la decisione che maturammo ciascuno di noi nel proprio partito, di partecipare alla nascita del nuovo Partito Democratico, il partito del centrosinistra, dei democratici e dei riformisti italiani. Paradossalmente per noi, quella ricomposizione unitaria delle forze democratiche, progressiste e riformiste italiane, si compi per prima non dove forse sarebbbe stato più naturale attendersi - nel sindacato, tra i lavoratori - ma nel partito, nella politica.
E da allora abbiamo condiviso non solo i comuni valori e prinicipi della tradizione democratica e antifascista, ma una comune appartenenza politica, l'essere parte entrambi e ciascuno con la propria storia, del Partito Democratico e del PSE.
Ora Giacomo non c'è più, ci ha lasciato la notte scorsa dopo un lungo ricovero in ospedale. Mi mancherà il suo garbo e la sua pacatezza, mi mancherà la sua benevolenza.
Ti saluto, caro Giacomo, con affetto, riconoscenza, e un po' di rimpianto per gli anni che abbiamo trascorso insieme.

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