domenica 12 febbraio 2017

Il decreto del governo sui migranti: pratiche più veloci per i richiedenti asilo

Il Ministro dell' Interno, Marco Minniti
Taglio dei tempi di esame per le domande di asilo, possibilità per i richiedenti di svolgere lavori di pubblica utilità gratuiti e volontari, creazione di nuovi Centri permanenti per il rimpatrio, 19 milioni di euro per garantire l’esecuzione delle espulsioni.
Questi i punti essenziali del decreto legge approvato dal Consiglio dei ministri. Al testo di 23 articoli - che non è stato ancora licenziato nella bozza definitiva - hanno lavorato Interno e Giustizia e gli uffici legislativi dei due ministeri stanno limando i dettagli.
GENTILONI, NON CHIUDIAMO PORTE 
Sono norme, ha spiegato il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni, «che attrezzano il Paese alle nuove sfide. «L’obiettivo strategico non è chiudere le nostre porte ma trasformare sempre più i flussi migratori da fenomeno irregolare a fenomeno regolare, in cui non si mette a rischio la vita ma si arriva in modo sicuro nei nostro paesi e in misura controllata».

SBARCHI RECORD 
È stato il ministro dell’Interno, Marco Minniti, ad illustrare le nuove norme per «un nuovo modello d’accoglienza», basato sulla distribuzione diffusa delle presenze, in accordo con l’Anci, con la premessa che l’altro corno del problema - non oggetto del dl - è l’intervento sui flussi con la cooperazione allo sviluppo in Africa e gli accordi con i Paesi di provenienza e transito dei migranti. I numeri danno l’idea dell’urgenza delle azioni da prendere: il 2016 è stato l’anno record con 180mila sbarchi; nel 2017 sono arrivate già 9.500 persone, il 50% in più rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. L’Oim stima in 231 le vittime delle traversate tra il Nordafrica e l’Italia. Ed in accoglienza ci sono 175 mila stranieri.

ABBATTERE TEMPI ASILO 
Punto chiave è l’abbattimento dei tempi di riconoscimento del diritto d’asilo, ora due anni in media. A questo scopo il dl prevede l’assunzione straordinaria di 250 specialisti (10,2 milioni di euro l’anno la spesa prevista) per rafforzare le commissioni di esame, la possibilità per i richiedenti di svolgere lavori di pubblica utilità «gratuiti e volontari» in progetti promossi dai prefetti d’intesa con i Comuni, la creazione di sezioni specializzate nell’asilo in 14 tribunali ordinari (Bari, Bologna, Brescia, Cagliari, Catania, Catanzaro, Firenze, Lecce, Milano, Palermo, Roma, Napoli, Torino e Venezia), il taglio dell’appello per i ricorsi contro il diniego dello status di rifugiato, che diventa ricorribile solo in Cassazione. L’obiettivo, ha puntualizzato il guardasigilli Andrea Orlando, è rendere «più snello il procedimento» di richiesta dell’asilo senza tuttavia «indebolire le garanzie».

NASCONO I CPR, SPINTA PER RIMPATRI 
Rivoluzione poi per le strutture d’accoglienza, con la creazione, uno per regione, dei Centri di permanenza per il rimpatrio, 1.600 posti in tutto, preferibilmente fuori dai centri urbani e vicino ad infrastrutture di trasporto. «Niente a che vedere - ha sottolineato Minniti - con i vecchi Cie, in cui spesso c’era violazione dei diritti. Per evitare problemi stabiliamo che ci siano poteri d’inchiesta da pare del garante dei diritti dei detenuti». Il decreto introduce inoltre «disposizioni finalizzate a garantire l’effettività dei provvedimenti di espulsione». Nella bozza del provvedimento si stanziano a favore del ministero dell’Interno 19,1 milioni di euro nel 2017 per «garantire l’esecuzione delle procedure di espulsione, respingimento o allontanamento degli stranieri irregolari dal territorio dello Stato». Non c’è, ha aggiunto il ministro, «politica d’accoglienza vera senza i rimpatri, chi non è regolare deve essere rimpatriato nel paese di provenienza. Non ci accontentiamo del foglio di via». Sempre in una bozza del testo è prevista il rilevamento delle impronte non solo per chi arriva via mare, ma anche per gli irregolari rintracciati sul territorio. E chi rifiuta può essere trattenuto in un centro per un periodo di 30 giorni massimo. Il testo non definitivo, infine, prevede la possibilità «in casi eccezionali» di affondare i barconi usati per il trasporto dei migranti da parte dei comandanti delle navi che operano per il soccorso.

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