mercoledì 8 marzo 2017

Alternanza scuola-lavoro: il 36,1% degli studenti delle superiori ha svolto un periodo in azienda

Al centro di polemiche e contestazioni, la legge 107/2005 chiamata “Buona scuola” ha però intanto prodotto un risultato a mio avviso positivo grazie all'introduzione dell'alternanza scuola-lavoro: se è vero che abbiamo un problema grave di disoccupazione giovanile, credo che legare maggiormente il percorso di studi alle attività lavorative sia una scelta sensata. I recenti dati forniti dal ministero dell'Istruzione ci dicono che, nello scorso anno scolastico, il 36,1% degli studenti degli ultimi anni delle superiori ha svolto periodi di formazione in azienda. 
Guardando le ripartizioni si tratta di circa il 50% degli studenti degli istituti tecnici, di circa il 60% di quelli dei professionali, e di poco meno del 20% per i licei.

Una fetta di studenti, soprattutto liceali come si evince dai numeri, ha scelto invece “l'alternanza” nell'istituto sotto forma di esperienza aziendale “simulata”, oppure un periodo distaccato in enti pubblici, ordini professionali, biblioteche. La stragrande maggioranza degli imprenditori che hanno aperto le porte agli alunni, in seguito ad accordi con gli istituti, è concentrata nelle regioni settentrionali (Lombardia in testa, seguita da Veneto, Piemonte, Emilia Romagna).

Complessivamente la novità ha comunque toccato in vario modo 652.641 studenti, mentre l’anno prima i giovani che avevano effettuato un periodo di apprendistato, presso enti pubblici o imprese, erano stati 273.111. L’obiettivo fondamentale è far decollare un rapporto più saldo tra formazione e lavoro, sulla falsariga del sistema duale tedesco (dove la disoccupazione giovanile è sotto il 10%).

Alberto Pagani (Deputato PD)

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