Dopo il voto tedesco, serve una vera riforma dell’Unione. Siamo pronti a far valere le nostre priorità
Sandro Gozi @sandrogozi · 26 settembre 2017
Le elezioni tedesche ci consegnano una Germania nuovamente guidata da Angela Merkel e da un governo di coalizione. La prima novità è l’ingresso al Bundestag di AfD: qualcosa che dovrebbe preoccupare tutti coloro che hanno a cuore le sorti dell’Europa e della tenuta della democrazia. La crescita di AfD, avvenuta specialmente a Est, ha fatto leva sulle debolezze e sull’immobilismo della Grande Coalizione: le disuguaglianze sociali e tra Est e Ovest non si sono attenuate, nonostante la crescita economica, e il prezzo politico più alto lo ha pagato la Spd.
La prossima coalizione sarà presumibilmente la “Giamaica”, con Cdu, Verdi e Liberali, e sarà interessante capire come Verdi e Liberali, che su molti temi hanno posizioni distanti, riusciranno a fare una sintesi efficace. Questo riguarda soprattutto l’Europa: se sotto la spinta dei Liberali la Germania dovesse ripiegare su posizioni di austerity, potrebbe diventare tutto ancora più lento e difficile. Mentre con i Verdi abbiamo molte cose in comune, a cominciare dalla costruzione di un’Europa più democratica con veri partiti politici europei eletti in liste transnazionali.
Fase difficile, quindi. Che proprio per questo ci deve vedere ancora più protagonisti. E il PD, prima forza politica in Europa, è assolutamente pronto a fare la sua parte.
L’Europa deve imparare a stare più vicina ai suoi cittadini, deve diventare un’Europa che dà e che non toglie, un’Europa che sia politica e sociale e non contabile. Emmanuel Macron è determinato a riformare l’Unione: nel giorno del suo discorso alla Sorbona, Macron ribadisce il suo impegno a un’Europa che sia sovrana, orientata alla crescita, più democratica; un’Europa in cui siano centrali Stato di Diritto e diritti fondamentali, e che possa essere un faro di civiltà in questo nuovo disordine globale. Noi e Macron siamo dalla stessa parte, e insieme vogliamo subito lavorare per una grande riforma europea.
Con Parigi e Berlino e con tutti i Paesi che vogliono una vera riforma dell’Unione dovremo quindi far valere le nostre priorità. La nostra idea è molto chiara: tornare a Maastricht e a Ventotene. E ripartire da Lisbona. Tornare all’Europa dei valori politici forti e dei parametri semplici, non della tecnocrazia e delle regole di bilancio astruse e incomprensibili. Vogliamo un’Unione che abbia al centro il lavoro, non gli zerovirgola. Un’Unione che si doti di un bilancio comune per gli investimenti e per ridurre le disuguaglianze sociali, non l’Europa del Fiscal Compact. Un’Unione che sappia preoccuparsi di chi è rimasto indietro, e allo stesso tempo possa guardare avanti sfruttando l’innovazione e la cultura. Un’Unione democratica con vere forze politiche europee.
Questa è l’Europa per cui siamo pronti a batterci, consapevoli che se non riusciremo, non ci saranno altre possibilità. Non ci rassegniamo né all’immobilismo dell’austerity, né allo sfascismo dei populisti, né alle nostalgie dei neo-nazisti e dei loro accoliti leghisti: la possibilità di cambiare l’Europa c’è, e il Pd può essere il perno di questo cambiamento.
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