Salario minimo universale non vuol dire che il lavoro deve costare di più alle imprese che assumono manodopera stabile, che investono sul capitale umano. Al contrario, il lavoro di qualità deve costare meno e la creazione di posti a tempo indeterminato deve essere economicamente più vantaggiosa. L’ultima legge di bilancio ha già previsto uno sconto contributivo strutturale del 50% per le nuove assunzioni a tempo indeterminato dei giovani. È il primo passo per diminuire il costo del lavoro per tutti i nuovi assunti stabilmente, al di là dell’età anagrafica.
Parliamo di numeri: vogliamo ridurre il costo del lavoro per il tempo indeterminato a tutele crescenti di un punto all’anno per 4 anni, in modo che alla fine della prossima legislatura il costo dei contributi sia al 29% rispetto al 33% di oggi. La riduzione del cuneo contributivo sarà fiscalizzata per salvaguardare le pensioni future.
Allo stesso tempo, è giusto che il lavoro temporaneo, se viene usato in maniera reiterata, costi di più. Proponiamo di introdurre una buonuscita compensatoria, come avviene in altri paesi europei, che l’impresa dovrà pagare a un lavoratore che non viene stabilizzato, in maniera proporzionale alla durata cumulata dei contratti temporanei che ha avuto. Le esigenze di flessibilità organizzativa o produttiva di breve periodo, mentre il lavoro temporaneo costerebbe di più per le imprese solo nel caso in cui usino ripetutamente la stessa persona senza garantirle un percorso verso la stabilità.
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