domenica 2 gennaio 2011

I diritti dell'uomo, i doveri della politica

di Nicola Iseppi (Sindaco di Casola Valsenio)

A due anni dall’ultima pubblicazione del Ponte ci sarebbero tantissime cose da raccontare. Ci siamo impegnati sempre a divulgare tutto ciò che l’Amministrazione ha fatto tramite la carta stampata e il web, ma siamo consapevoli che non può arrivare ancora a tutti, purtroppo.
Pensavo al titolo e al testo di questa prima pagina e gli argomenti potrebbero essere molteplici: i passi in avanti dell’Unione dei Comuni, le gigantesche difficoltà di bilancio, la rigidità delle regole che stanno attanagliando la Pubblica Amministrazione, gli importanti investimenti che nonostante tutto stiamo portando avanti, le importanti scelte sulle energie alternative del nostro Comune, l‟assenza di un Governo serio da almeno un anno.
Pensavo anche di parlare della drammatica simbologia di Pompei. Mentre scrivo soffro per quanto accaduto a uno dei siti archeologici più famosi al mondo, che crolla. Per tante ragioni, fra cui quella di una precisa scelta politica che considera la cultura qualcosa di cui si può fare a meno, un sollazzo per fannulloni. E soffro per l’Abbazia di Valsenio o per i nostri monumenti storici che, allo stesso modo, avrebbero bisogno di maggiore attenzione e cura.
Preferisco parlare di altro: di diritti, di ingiustizie e valori. Anche questo è il ruolo che abbiamo e sinceramente ne sono fiero. La politica è una cosa bellissima perché si occupa delle cose e delle persone e ha un ruolo fondamentale nella società: decidere per il bene di tutti, gestire le risorse al meglio e rappresentare un modello di educazione e comportamento.
Vorrei parlarvi di solidarietà, di rispetto per gli altri, di diritti fondamentali. Argomenti scomodi in questo periodo, per i quali non ho nessun tornaconto personale o vantaggio a parlarne. Credo semplicemente che il ruolo di un politico anche a Casola Valsenio sia quello di cercare di spronare le coscienze di tutti.
Questa mattina al lavoro, fuori da Casola, ho sentito una frase inquietante. “Sono uscita dal ristorante e in giro c’erano solo di quelli lì, ho preso la mia nipotina per mano e siamo corse a casa in auto. Ormai non si può più uscire a piedi!”.
Questa persona non si sente razzista, non vota un partito xenofobo e non abita a Baghdad. Per molti, oggi è terribilmente normale pensare queste cose di una persona che non parla la nostra lingua, ha la pelle diversa dalla nostra o professa un’altra religione. A prescindere. Purtroppo.
Per me è inquietante e rappresenta una clamorosa sconfitta. Senza mezzi termini, per me è una regressione culturale paurosa. Qualcuno risponde “Tutte le rapine, gli spacci e gli omicidi li fanno loro” oppure “Parli bene a Casola, ma cosa diresti se tu abitassi a Rosarno o a Prato”.
Io non ho la verità in tasca, ma una cosa è certa: è immensa la diversità di informazione e enfasi che si dà alle notizie che riguardano gli immigrati rispetto a quelle che interessano gli italiani. Mi chiedo come sarebbero stati i titoli dei giornali se l‟aggressore alla metrò di Roma fosse stato marocchino e l’infermiera deceduta fosse stata romana, anziché rumena. Mi chiedo cosa ci fanno tutti quegli extracomunitari arrabbiati a Rosarno: quando stanno nei campi a raccogliere pomodori per 20 euro a settimana fanno comodo, ma la sera danno fastidio pure se lasciati in un capannone abbandonato. Una persona è tale solo se lavoratrice? Da quel che vedo a volte non basta neppure essere in regola e contribuenti.
Su questo argomento non ci dovrebbe essere né destra né sinistra. C’è la Costituzione Italiana e la Carta Internazionale dei diritti dell’uomo, a cui tutti noi facciamo riferimento, che indicano da che parte sta la civiltà.
Sia chiaro, non sto parlando di problematiche ‘casolane’, ma non possiamo neppure rinchiuderci nella nostra bolla e dire che qui da noi, in questi 80 km quadrati va tutto bene. Siamo cittadini italiani e soprattutto europei, non è giusto fermarci. Le nostre coscienze si formano con i quotidiani, con la televisione, con internet e troppo spesso con le paure.Qualche sera fa un parlamentare, commentando alcune vicende italiane, disse “...basta con tutto questo moralismo e con questo buonismo...”.
Ma se togliamo alla politica anche questo, cosa ne resta? Gandhi diceva che in democrazia nessun fatto di vita si sottrae alla politica. A mio modesto parere la politica ha il dovere di amministrare le città, ha il dovere di fare buon uso delle pubbliche risorse, ha il dovere di rispondere ai cittadini, ma ha anche il dovere di ricordare i diritti fondamentali di tutti.
Non credo che questo sia un discorso propagandistico, anzi, ma questi valori sono molto più importanti di un programma politico e amministrativo. Una buona integrazione, un’ottima civiltà non si può raggiungere solo con bravi amministratori, la coesione sociale si ottiene solo se tutti la vogliamo e ne siamo partecipi.
Da pochi mesi è iniziato l’Anno Internazionale della Gioventù dedicato al ‘dialogo e alla comprensione reciproca’. L’Anno Internazionale della Gioventù intende promuovere gli ideali di pace, il rispetto dei diritti umani e la solidarietà tra generazioni, culture, religioni e civiltà. Occorre partire dalla gioventù in effetti per cercare di fondare i nuovi valori di questa società.
È sempre stato il nostro impegno per Casola, è il nostro piccolo contributo per il bene dell’Italia.

(da "Il Ponte", dicembre 2010)

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