mercoledì 13 marzo 2013

Una nuova legge sì, ma per la riforma democratica dei partiti. Il PD già lo fa.

Sì, eliminiamo questa legge sul finanziamento pubblico dei partiti ma per fare una nuova legge sui partiti che ne garantisca la trasparenza e la vita democratica: il PD già lo fa e lo ha scritto negli 8 punti per il "governo di cambiamento".
La nuova legge deve riguardare il modo di finanziare la politica: quote di adesione degli iscritti, quote versate dagli eletti, tetto massimo per le quote versate da privati e imprese, ma anche un meccanismo simile all’8 per mille per le confessioni religiose o al 5 per mille alle associazioni, dove è il cittadino che sceglie volontariamente se e a quale forza politica destinare una quota della propria Irpef. 


Ma la destinazione deve essere esplicita, e non confluire in un fondo unico da ripartire in seconda battuta tra le diverse forze e organizzazioni politiche. Questo fa sì che ogni partito sia stimolato a promuovere la partecipazione e il coinvolgimento dei cittadini, a darsi e a rispettare regole democratiche di formazione delle decisioni e di selezione dei gruppi dirigenti.
E deve riguardare il riconoscimento giuridico dei partiti, le loro regole interne, la natura democratica degli Statuti, la trasparenza amministrativa con la certificazione dei bilanci da parte di soggetti terzi a tutti i livelli, l’impegno rivolto a promuovere la formazione politica e la selezione dei gruppi dirigenti per capacità e merito, il ricorso obbligatorio alle elezioni primarie per le cariche di partito e per la selezione delle candidature alle cariche elettive, il limite dei mandati nelle cariche elettive, norme stringenti e rigorose sull’incandidabilità e l’incompatibilità.
Il PD – che ha già messo in pratica molte di queste cose – deve fare in modo che diventino prassi, metodo comune a tutte le forze politiche. Per questo serve una legge, che finalmente metta in pratica i principi costituzionali fissati dall’art. 49 e – soprattutto - contribuisca a restituire credibilità e prestigio alla politica.
(Giorgio Sagrini)

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