Sì, eliminiamo questa legge sul finanziamento
pubblico dei partiti ma per fare una nuova legge sui partiti che ne
garantisca la trasparenza e la vita democratica: il PD già lo fa e lo ha
scritto negli 8 punti per il "governo di cambiamento".
La
nuova legge deve riguardare il modo di finanziare la politica: quote di
adesione degli iscritti, quote versate dagli eletti, tetto massimo per
le quote versate da privati e imprese,
ma anche un meccanismo simile all’8 per mille per le confessioni
religiose o al 5 per mille alle associazioni, dove è il cittadino che
sceglie volontariamente se e a quale forza politica destinare una quota
della propria Irpef.
Ma la destinazione deve essere esplicita, e non
confluire in un fondo unico da ripartire in seconda battuta tra le
diverse forze e organizzazioni politiche. Questo fa sì che ogni partito
sia stimolato a promuovere la partecipazione e il coinvolgimento dei
cittadini, a darsi e a rispettare regole democratiche di formazione
delle decisioni e di selezione dei gruppi dirigenti.
E deve
riguardare il riconoscimento giuridico dei partiti, le loro regole
interne, la natura democratica degli Statuti, la trasparenza
amministrativa con la certificazione dei bilanci da parte di soggetti
terzi a tutti i livelli, l’impegno rivolto a promuovere la formazione
politica e la selezione dei gruppi dirigenti per capacità e merito, il
ricorso obbligatorio alle elezioni primarie per le cariche di partito e
per la selezione delle candidature alle cariche elettive, il limite dei
mandati nelle cariche elettive, norme stringenti e rigorose
sull’incandidabilità e l’incompatibilità.
Il PD – che ha già messo
in pratica molte di queste cose – deve fare in modo che diventino
prassi, metodo comune a tutte le forze politiche. Per questo serve una
legge, che finalmente metta in pratica i principi costituzionali fissati
dall’art. 49 e – soprattutto - contribuisca a restituire credibilità e
prestigio alla politica.
(Giorgio Sagrini)
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