venerdì 4 giugno 2010

Il mito della caverna


di Guido Tampieri

Platone racconta di una comunità di persone prigioniere in una buia caverna.
Hanno il volto rivolto verso il fondo, sul quale delle creature, forse dei demoni, proiettano immagini che loro, un po' alla volta, scambiano per realtà, considerano vere. Se provano a uscire alla luce del giorno ne sono abbagliati e si ritraggono spaventati dentro la caverna. La fiction, come diremmo oggi, ha preso il posto della realtà.
Aggiunge Platone che quando un saggio disvela loro l'inganno essi si rifiutano di credergli e lo uccidono.
Donde si evince che non è vero che la gente voglia sempre conoscere la verità, spesso preferisce coltivare l'illusione e non di rado si risente verso coloro che la fanno svanire rivelando il vero volto delle cose.
La storia politica dell'Italia degli ultimi quindici anni è, in fondo, racchiusa in questo apologo, con Berlusconi che disegna un mondo parallelo per evadere dalla realtà e Prodi che richiama alla dura esigenza di affrontarla, per entrare nell'Euro, per risanare il debito, per rilanciare gli investimenti, per dare un futuro ai giovani.
E' stato così, tra errori, tradimenti, ascese, cadute, è stato così. Fino alla brusca irruzione sulla scena della crisi, che ha squarciato il sipario, come luce che dirada le tenebre. La difficoltà psicosomatica che Berlusconi ha nel pronunciare la parola sacrifici nasce dalla volontà di tenerci chiusi nella caverna, dalla paura che quelle immagini si dissolvano, dalla convinzione che, se questo accade, tutto potrebbe cambiare.
(continua)

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