mercoledì 22 settembre 2010

Cosentino, la Camera nega l’uso delle intercettazioni, ma la "maggioranza" resta sotto la soglia dei 316 voti


L'aula della Camera ha respinto la richiesta di autorizzazione all'uso delle intercettazioni che riguardano Nicola Cosentino, parlamentare e coordinatore del PdL in Campania, ex Sottosegretario all’economia dell’attuale governo. Gli ascolti dei nastri quindi non potranno essere utilizzati per le indagini sui suoi collegamenti con la camorra.
I sì per respingere la richiesta sono stati 308, i no 285. A votare no sono stati PD, IdV, FLI, UdC e ApI. A votare sì sono stati PdL e Lega Nord.
"Mancano circa 15 voti. E' un fatto gravissimo" ha dichiarato a caldo il capogruppo dei Democratici Dario Franceschini, dopo il voto che ha impedito l'uso delle intercettazioni per Nicola Cosentino.
"La richiesta di voto segreto da parte del PdL parla da sola" osserva Franceschini. Il PdL ha deciso per il ‘voto segreto’ non per lasciare libertà di coscienza nel merito della questione, piuttosto perché un voto palese di FLI con il PD, l’Italia dei Valori e UdC, avrebbe minato l’immagine politica della maggioranza.
"Oltre a questo -
prosegue Franceschini - costituisce un fatto gravissimo che manchino circa 15 voti, contando la differenza tra la somma di quelli che avevano annunciato di votare a favore dell'uso delle intercettazioni e il voto effettivo. Chi lo ha fatto si assume una grave responsabilitá personale e politica, sta ostacolando l'azione della magistratura nella lotta alla criminalità organizzata".
Franceschini aggiunge: "Su una cosa posso assicurare tutti: nessuno del Pd ha votato contro l'uso delle intercettazioni".
Luisa Bossa, deputata PD, componente della Commissione antimafia, ha commentato con rammarico, subito dopo il voto, l’ovazione che ha accolto, alla Camera dei deputati, il risultato con cui si è negato l’uso delle intercettazioni nel procedimento giudiziario a carico di Nicola Cosentino.
Che tristezza quegli applausi a favore di Cosentino, un simbolo della casta che difende se stessa. In un Paese normale – ha dichiarato la democratica Bossa – se un uomo pubblico viene coinvolto in una inchiesta penale con l’accusa di connivenza con la criminalità organizzata, si dimette da tutti gli incarichi e va a difendersi nelle sedi giudiziarie. In Italia, invece, Cosentino rimane deputato per mettersi al riparo dall’arresto, rimane coordinatore del Pdl in Campania per continuare a gestire un potere, e la Camera nega l’autorizzazione all’uso delle intercettazioni nel procedimento penale, provando ad ostacolare l’azione dei magistrati e, quindi, l’accertamento della verità. Se Cosentino non ha nulla da nascondere perché negare l’uso delle intercettazioni? Se si ha la coscienza pulita perché non sottoporsi totalmente all’azione giudiziaria?”.
Per quanto rigurda gli applausi della destra... Se il voto su Cosentino era un ‘test anticipato’ sulla tenuta della maggioranza di governo, rispetto al voto sui cinque punti che Silvio Berlusconi illustrerà il 28 alla Camera e il 30 al Senato, facciamo notare che la maggioranza matematica di 316 deputati non è stata raggiunta.
Se ne è accorto (?!) anche il ministro dell'Interno Roberto Maroni. "Dobbiamo verificare se la maggioranza c'è o non c'è - dice Maroni - il vero test è la settimana prossima con il voto palese, perché un governo si deve basare sul voto palese". La maggioranza oggi ha avuto 308 voti a favore, "ma questo non significa che ci sia, perché - spiega il ministro leghista - il voto segreto nasconde sempre incognite e giochi tattici. Quindi non dò rilievo al voto di oggi in termini di esistenza o meno della maggioranza".

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