Evidentemente non solo non paga la politica estera del Governo Berlusconi. Non solo all'Italia. Ci umilia anche in Europa. Le tende con berberi e donzelle a gettone, e gli elogi democratici rivolti a illiberali e autoritari capi di stato, si sono trasformati come una mannaia per la diplomazia italiana nell’UE. Una settimana fa l'Italia è uscita malissimo dall' assegnazione dei posti chiave nel Servizio di azione esterna dell' Unione europea (Sae), il corpo diplomatico della Ue affidato alla britannica Catherine Ashton, che ha annunciato la nomina di 29 capi di altrettante delegazioni dell' Ue all' estero. Si tratta di veri e propri ambasciatori dell' Unione, che con il nuovo Trattato avranno anche il compito di coordinare l' operato degli ambasciatori nazionali nelle diverse capitali. Tra le 29 nomine figurano solo due italiani, e per di più si tratta in realtà di due trasferimenti. L' ambasciatore Ettore Sequi, che era già rappresentante della Ue in Afghanistan, ruolo delicatissimo che Sequi ha svolto con ottimi risultati, viene trasferito in Albania per far posto ad un lituano, mentre un funzionario italiano della Commissione, Roberto Ridolfi, che era rappresentante alle isole Fiji sarà mandato in Uganda. Se a questo si aggiunge il fatto che nessun italiano figura nei posti chiave del Servizio a Bruxelles, si può concludere che il nostro Paese, il cui governo aveva salutato con entusiasmo la nomina della Ashton, è stato praticamente espulso dalle stanze della diplomazia europea. Nella ripartizione delle sedi estere sono gli spagnoli a stravincere. Madrid conquista quattro posti, tra cui quello di capo delegazione in Argentina e quello di vice capo delegazione in Cina.
La Germania si aggiudica Pechino. La Francia, come l'Irlanda, ha tre capi delegazione. Un austriaco sarà ambasciatore della Ue a Tokyo. Un olandese guiderà la delegazione in Sudafrica, un'altra quella di Beirut. La situazione italiana da grave si fa disperata se si guarda anche alle nomine dei dirigenti al vertice del Servizio, che attendono ancora l'approvazione del Parlamento europeo. Il segretario generale sarà il francese Pierre Vimont, affiancato da due vice: un polacco e una tedesca. L' altro posto chiave, quello di direttore generale amministrativo, va all' irlandese O' Sullivan.
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