giovedì 23 dicembre 2010
Approvata la controriforma dell'Università che aggraverà le ingiustizie sociali
Il Senato, in un clima di tensione e di aggressione della destra, ha approvato il DDL per la cosiddetta "riforma dell'Università". I voti favorevoli sono stati 161, i contrari 98 e 6 gli astenuti. Hanno votato a favore PdL, Lega Nord e Fli. Hanno votato contro PD e Idv. Si sono astenuti (anche se al Senato vale come voto contrario) Udc, Api, Svp e Union Valdotaine.
Di seguito mettiamo a confronto le posizioni del governo e dell'opposizione, scegliendo cinque temi, i più discussi: l'organicità della riforma, la meritocrazia, il potere dei baronati accademici, il reclutamento dei ricercatori e la riorganizzazione degli atenei. Un faccia a faccia virtuale, che mette a confronto le affermazioni della Gelmini e quelle di Walter Tocci, deputato del PD.
Una riforma organica. Su questo punto, le affermazioni del ministero sembrerebbero non concedere replica. "Questa legge è il primo provvedimento organico che riforma l'intero sistema universitario". Vero o falso?
Ecco la risposta delle opposizioni: "Non è vero, c'è stata già la riforma Moratti che prometteva di essere organica". E ancora: "Ci hanno provato, ma proprio in quegli anni sono iniziati i guasti. La riforma Gelmini, che promette le stesse cose farà la stessa fine. Ma qualcosa di organico c'è: queste legge finanzia le avventure economiche di Tremonti e Berlusconi, che invece di investire in conoscenza fanno tutt'altro".
Meritocrazia e trasparenza. E' uno degli slogan centrali con cui la riforma viene presentata dal Governo: "Il reclutamento del personale e la governance dell'università vengono
riformati secondo criteri meritocratici e di trasparenza".
La replica delle opposizioni parte dal fatto che la Gelmini non è riuscita a far funzionare neanche gli organi esistenti che si occupano di trasparenza, come l'agenzia di valutazione degli atenei. E senza dati è impossibile valutare gli effetti della riforma su questi temi. Poi l'affondo: "Al ministero si fanno delle cose da fine regime: si equipara il Cepu alle università pubbliche non statali. Alla Bocconi, insomma".
Il baronato e Parentopoli. La lotta al baronato è uno dei principi guida. Tutte le parti della riforma sono ispirate alla "lotta agli sprechi, ai rettori a vita e a parentopoli".
Dalle opposizioni i commenti sono caustici: "Quella sulla fine di parentopoli è un'altra delle bugie che ha raccontato il ministro. Per farla finita con i concorsi locali, si fa il concorso nazionale. Ma nel testo scritto è prevista un'abilitazione numerica, ovvero senza valutazione dei candidati. Si imbarca tutto. E alla fine si dovrà tornare a livello locale. Con l'esito di aver solo raddoppiato le procedure".
I ricercatori. Quello dell'accesso dei giovani ricercatori è uno dei temi più sentiti dall'opinione pubblica. La legge Gelmini promette di introdurre interventi volti a favorire la formazione e l'accesso dei giovani studiosi alla carriera accademica".
Critiche anche su questo punto. Si va da "i laboratori stranieri sono pieni di giovani italiani che hanno abbandonato il paese e non si ha notizia di file alle frontiere per tornare", fino a "tutti sanno che la Legge Gelmini aggraverà la situazione". E ancora: "con il nuovo meccanismo, un giovane passerà quindici anni in questa condizione. L'ultimo Nobel per la fisica ha 36 anni. Da noi a quell'età non si sarà ancora diventati professori".
La riorganizzazione degli atenei. Per semplificare e rendere efficiente l'università, si promettono "riduzioni molto forti delle facoltà, al massimo 12 per ateneo". E, per garantire la produttività, "la presenza di membri esterni nei Cda delle università".
La replica, in questo caso, è affidata ai numeri. La posizione dei partiti che osteggiano la riforma Gelmini è chiara: la legge consiste in 500 norme, ci vorranno 100 regolamenti attuativi per renderla efficacie, 35 dei quali dovranno essere emenati solo dal governo. Tra i commenti "Se la riforma passa, il governo si dovrà riunire una volta a settimana solo per emanarli", "è solo un'alluvione normativa", "l'università diventerà come le Asl".
Una legge contro i deboli. Per Walter Tocci, deputato del PD, "la cosa pazzesca è che si parla solo di norme e non si parla delle cose importanti: la ricerca, la didattica, gli studenti. Ovvero le cose che fanno l'università". L'analisi è dura: "Non ci sono più soldi per la ricerca, non c'è un piano nazionale di investimenti. Per la didattica: veniamo da una riforma che dovrebbe essere sottoposta a manutenzione. E poi gli studenti che non ottengono le borse di studio cui hanno diritto". Un futuro sempre più grigio: "Quest'anno sono diminuite le immatricolazioni. E sono i figli delle classi meno agiate che non ce la fanno più. La riforma Gelmini è una legge che aggrava le ingiustizie sociali".
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