venerdì 28 gennaio 2011

Tunisia, Albania, Algeria, Yemen, Egitto: il popolo si ribella e reclama libertà e giustizia

Ammorbati dalle squallide e fetide vicende che umiliano l’Italia e coinvolgono il Presidente del Consiglio e la sua corte di nani e ballerine, di truffatori e maneggioni, di affaristi e servitori, rischiamo di non accorgerci di ciò che succede vicino a noi, dall’altra parte del Mediterraneo o sull’altro lato dell’Adriatico.
In Albania il popolo protesta contro il potere corrotto di Sali Berisha e chiede vere riforme democratiche, una modernizzazione del Paese. In Tunisia, in Egitto un intero popolo scende in piazza, a viso aperto contro i regimi autoritari che hanno retto quei paesi, per reclamare libertà e giustizia, per rivendicare migliori condizioni di vita. Sono giovani, perché la gran parte della popolazione di quei Paesi è giovane, giovanissima, e perché proprio a loro – che pure hanno studiato – viene negata la possibilità, la speranza stessa di un futuro migliore.
E sono laici, usano internet e facebook per fare circolare le loro idee. Le loro parole d’ordine, le loro rivendicazioni non sono inquinate dall’integralismo e dal fanatismo religioso. Il rischio c’è in Egitto, ma nel movimento è forte la componente democratica rappresentata dal premio Nobel per la pace, Mohammed El Baradei.
Mohammed El Baradei
L’Europa, l’Italia deve sostenerli. Le forze democratiche, il PD, devono sostenerli. perché l’argine all’integralismo e la possibilità stessa di fermare flussi migratori incontrollati verso l’Europa non sta nel sostegno delle gerontocrazie autoritarie e illiberali al potere da decenni – ché questa è la politica estera di Berlusconi e Frattini! – ma nel sostegno all’evoluzione democratica di quelle società.
Il vero argine a tutti gli estremismi è la democrazia”, ha affermato El Baradei. Nel mondo arabo lo scontro non è tra “regimi moderati” e "integralisti". Ci sono nuovi protagonisti in campo: noi dobbiamo stare dalla parte di quei giovani, dei sindacati, dei partiti laici e democratici che si sono messi alla testa di un grande movimento di popolo.

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