venerdì 4 novembre 2011

La Regione Emilia-Romagna in prima linea contro la "batteriosi" del kiwi

Il batterio che qualcuno ha ribattezzato "peste del kiwi" per ora ha causato danni limitati in Romagna. Ma il timore è che l'estensione del contagio possa colpire al cuore una delle produzioni ortofrutticole più importanti del territorio. Per questo la Regione Emilia-Romagna ha promosso, assieme a soggetti privati, un progetto di ricerca coordinato dal Centro ricerche produzioni vegetali, presentato il 3 novembre scorso a Faenza dall'Assessore regionale Tiberio Rabboni e dalle organizzazioni dei produttori.
Quest'anno, su circa 4.000 ettari coltivati a kiwi nelle province di Ravenna (in gran parte nel faentino) e Forlì-Cesena, solo 12 sono stati estirpati a causa del batterio. Ma quanto sta accadendo altrove - in particolare nel Lazio, dove la produzione della varietà gialla è già crollata dell'85% - non invita all'ottimismo.

Il progetto di ricerca, che si svilupperà nell'arco di due anni, punta a conoscere meglio il batterio dal punto di vista epidemiologico, per sviluppare pratiche agronomiche che prevengano e contrastino la diffusione della malattia: lo studio, guidato da Raffaele Testolin (Università di Udine) si avvarrà dell'esperienza maturata in passato con il 'colpo di fuoco' baatterico del pero. Sarà inoltre monitorato il danno economico derivante dall'estirpazione delle piante (misura stabilita dal Servizio fitosanitario della Regione in caso di contagio).
"Per una maggiore efficacia, sarebbe necessario un approccio internazionale al problema", sottolinea Giampiero Reggidori, presidente del CRPV.
L'Assessore Rabboni si augura "che l'iniziativa si estenda a livello nazionale, anche se per ora le nostre sollecitazioni al ministro dell'Agricoltura non hanno avuto seguito. Per ora la batteiosi nella nostra Regione è stata contenuta a livelli minimi, grazie all'azione degli operatori e del Servizio fitosanitario".
Cosa - sottolinea il Presidente di Apo Conerpo, Davide Vernocchi - che non è successa nel Lazio dove "il problema è stato trascurato".
La ricerca, che può contare su un finanziamento di 360.000 euro, è finanziata per un terzo dalla Regione e per la restante parte da soggetti come Apo Conerpo, Apofruit e Ccia, oltre che da banche e fondazioni. Sono coinvolte le Università di Bologna, Modena-Reggio Emilia e Udine. Nel frattempo la Regione ha stanziato 1 milione per indennizzare chi ha dovuto abbattere parte dei propri frutteti. Finora hanno fatto domanda 43 coltivatori del ravennate.



(Francesco Monti, Il Resto del Carlino - 4.11.201)

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