Oggi eravamo a Palazzuolo, per dare l’ultimo saluto a Mauro Gardinali.
A stroncarlo è stata una malattia contro la quale ha lungamente combattuto, sostenuto dalla stessa forza d’animo e dal coraggio che sempre ha accompagnato la sua vita, intensa e impegnata, di uomo di sinistra e di dirigente sindacale.
Mauro era nato l’8 novembre 1953 e sul finire degli anni ‘80 aveva continuato la sua esperienza sindacale – iniziata tempo prima a Bologna – nella CGIL di Faenza alla guida del sindacato dei lavoratori della sanità, fino ad assumere la responsabilità di coordinatore della Camera del Lavoro dell’Area di Faenza. Attualmente faceva parte della Segreteria provinciale del Sindacato Pensionati della CGIL.
Iscritto al PD – alla cui costituzione aveva attivamente partecipato - aveva iniziato la sua esperienza politica nel PCI per condividere tutte le fasi della trasformazione e dell’evoluzione della sinistra italiana. La sua vita si divideva tra Faenza e Ravenna, nel sindacato, e Palazzuolo, dove aveva deciso di vivere – con sua moglie Susanna e la figlia Vittoria – diventando palazzuolese a tutti gli effetti, pienamente coinvolto e partecipe della vita civile, associativa e politica della comunità.
Mauro era un punto di riferimento, un esempio per chi crede nell’importanza e nel valore dell’impegno politico secondo gli ideali della sinistra italiana.
Lo conoscevamo e lo apprezzavamo anche a Casola, dove in diverse occasioni – nei ruoli di responsabilità sindacale che aveva ricoperto – era intervenuto a incontri e iniziative.
Di lui ho un bel ricordo, per le vicende politiche e sindacali che abbiamo condiviso, negli anni in cui a Faenza - dopo la mia esperienza nella CGIL - ricoprivo la carica di segretario prima del PCI e poi del PDS. Ci vedevamo tutti i giorni, perché la Camera del Lavoro, che era in Via Pistocchi, era vicinissima alla sede del PCI/PDS in Via Severoli.
Erano anni di crisi aziendali, di ristrutturazioni, di profondi cambiamenti sociali e politici che, proprio a Faenza, videro affermarsi un progetto politico che di lì a poco avrebbe portato alla nascita dell’Ulivo. Mauro c’era, con le sue idee, con il suo modo di intendere il ruolo e la funzione del sindacato.
Ora quel cammino si è interrotto, in modo doloroso e traumatico. In noi resterà il ricordo e la riconoscenza per una esistenza spesa dalla parte giusta.
Un abbraccio e un saluto affettuoso alla sua famiglia e a tutti coloro che gli hanno voluto bene.
(Giorgio Sagrini)
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