martedì 29 gennaio 2013

L'Italia giusta mette l'agricoltura al centro. Le proposte del PD

1. In Europa, per cambiare la riforma della politica agricola comune
La proposta della Commissione UE va cambiata profondamente.
Vogliamo una spesa pubblica europea che premi l’agricoltura di qualità, che sostenga le rese, gli investimenti e l’occupazione e che, contemporaneamente, contribuisca a minimizzarne l’impatto sull’ambiente e a migliorare la conservazione delle risorse naturali (acqua, energia, terreno agricolo, fertilità dei suoli, CO2, clima).
Vogliamo che l’Europa metta in campo strumenti per la stabilizzazione dei prezzi e dei redditi agricoli, per il riequilibrio dei rapporti con l’industria e la distribuzione, per un effettivo autogoverno della produzione agricola e della sua offerta commerciale, per la riduzione degli oneri burocratici.

2. In Italia, la priorità è il recupero di redditività dell’agricoltura
La bassa redditività è la principale ipoteca sul futuro del settore.
Bisogna agire sulle cause del problema. Innanzitutto sui maggiori oneri che gravano sulle imprese italiane rispetto a quelle euro¬pee: energia, trasporti, pressione fiscale, IMU, bassa efficienza della pubblica amministrazione, carichi burocratici, basso livello di sostegno alla innovazione e alla formazione. Poi sulla frammentazione economica e commerciale dei produttori agricoli, che va disincentivata per conseguire rapporti più profittevoli con il mercato. Nei rapporti con industria e distribuzione va generalizzata la contrattazione preventiva su larga scala per stabilizzare quantità e qualità delle produzioni e quindi prezzi e redditività. Infine sostegni all’internazionalizzazione e all’export.

3. Più giovani in agricoltura
Qualità e innovazione, crescita e sviluppo per l’agricoltura richiedono passione, competenza e spirito d’iniziativa, che sono le qualità principali dei giovani imprenditori. Oggi il Paese registra il più alto tasso di disoccupazione giovanile dal dopoguerra e c’è un ampio spazio per impresa e lavoro in agricoltura che è destinato ad aumentare visto che il 40% degli imprenditori che hanno più di 65 anni nei prossimi anni metteranno sul mercato fondiario le proprie imprese. Il futuro dell’agricoltura dipenderà da come queste terre incroceranno la domanda di chi vuole fare agricoltura nel lungo termine. Il PD pone il ricambio generazionale come fulcro delle azioni di governo. Ingresso e permanenza dei giovani in agricoltura sono l’obiettivo; accesso alla terra, al credito e sostegno al reddito sono gli strumenti. L’Italia giusta mette i giovani al centro.

4. Puntare sulle produzioni di qualità
La qualità è il profilo competitivo della produzione agricola italiana. Ciò significa puntare sempre più su sicurezza, affidabilità, natu¬ralità, produzioni biologiche e a minimo impiego di chimica, nutraceutica, produzioni a indicazione geografica, marchi commerciali collettivi, tracciabilità dell’origine. Il PD promuoverà prioritariamente queste produzioni nelle strategie di sviluppo e nell’accesso ai finanziamenti pubblici, nonché la loro tutela dal falso Made in Italy.

5. Più risorse per la ricerca e l’innovazione
L’agricoltura avrà futuro e potrà corrispondere alle aspettative della popolazione italiana e mondiale solo attraverso un adeguato e costante investimento in ricerca e innovazione. Le attuali conoscenze non sono in grado di rispondere al paradosso dei prossimi anni: la necessità di produrre più cibo e, contemporaneamente, di ridurre il consumo e lo sfruttamento di risorse naturali finite come la fertilità del suolo, l’acqua, i derivati del petrolio, l’energia, la biodiversità o, ancora, di adeguarsi, mitigandolo, al cosiddet¬to cambiamento climatico. Il PD si impegna a garantire un flusso ordinario di risorse pubbliche per l’innovazione e ad agevolare l’investimento privato in ricerca.

6. Contrastare il consumo del territorio agricolo e lo spreco alimentare
Per il PD il consumo di suolo agricolo deve rappresentare l’eccezione e non la norma; bisogna privilegiare la riqualificazione urbana e il recupero del già costruito. Nelle aree di collina e montagna l’abbandono dell’agricoltura va contrastato con misure di sostegno ad una nuova agricoltura professionale multifunzionale.
La conservazione delle risorse produttive va però accompagnata con una rigorosa lotta agli sprechi alimentari. Oggi il 25% del cibo prodotto nel mondo non viene consumato. Lo spreco di cibo si combatte con la sobrietà nei consumi e con reti permanenti di solidarietà tra chi produce in eccesso rispetto al mercato e gli indigenti che non accedono al mercato.

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