UNIVERSITÀ E RICERCA
SARANNO LE LEVE FONDAMENTALI PER LO SVILUPPO. MA COME PENSATE DI INTERVENIRE PER MIGLIORARE LA SITUAZIONE DI OGGI?
Veniamo da una legislatura Berlusconi-Monti
coerente sull’obiettivo di indebolire il sistema
pubblico dell’Università e della ricerca, ritenuto
troppo dispendioso (con falsità, visto che siamo
al penultimo posto in Europa per investimenti
pubblici, 0,8% del PIL contro una media
dell’1,3%).
Come mostra il Rapporto Giarda, la
spesa pubblica in istruzione è crollata dal 23,1
per cento del 1990 al 17,7 del 2009 (-5,4 per
cento). Alla crisi si è risposto coi tagli: tra 2009 e
2013, -12 per cento del finanziamento statale
alle università e diminuzione degli organici
(2009/2012 -10 per cento di docenti e -10 di
personale tecnico e amministrativo). Il risultato
è la “fuga dall’università” (-10 per cento di immatricolati
nell’ultimo anno), con le tasse più
alte del sistema continentale e il peggior sistema
di diritto allo studio: hanno borse solo il 7 per
cento degli studenti (25,6 in Francia, 30 in Germania,
18 in Spagna). L’istruzione racconta la
nuova questione sociale: solo il 10 per cento dei
giovani italiani con il padre non diplomato riesce
a laurearsi (40 in UK, 35 in Francia) e perdura lo
scandalo degli idonei senza borsa, soprattutto
al Sud.
CHE PROPONETE DI FARE, DUNQUE?
Discontinuità, a cominciare dalle risorse, con:
- rifinanziamento pluriennale delle università
pubbliche per ripristinare da subito la situazione
del 2012 (circa 7mld di euro) e raggiungere
le medie europee in 5 anni;
- cancellazione
dell’inutile ‘fondo per il merito’ e finanziamento
di un Programma nazionale per il merito
e il diritto allo studio, che affianchi gli
interventi regionali e sulle residenze universitarie;
- passare in 5 anni da 20mila a 100mila studenti
Erasmus all’anno (con sgravi fiscali per le
famiglie, riconoscimento dei crediti, scambi di
ospitalità);
- rivisitazione dell’Agenzia per la valutazione
(ANVUR);
- meno burocrazia e più autonomia
per gli atenei;
- per i ricercatori,
contratto unico e stop al precariato;
- programmazione
e finanziamento della ricerca con il
metodo dello European Research Council;
- programmi
di ricerca industriale per gli investimenti
privati, con defiscalizzazione per le
attrezzature e incentivi all’assunzione di dottori
di ricerca qualificati.
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