mercoledì 2 ottobre 2013

Il dietrofront di Berlusconi

“Contrordine compagni!”, avrebbe detto Giovannino Guareschi. Oggi, Silvio Berlusconi, dopo avere minacciato fulmini e saette, inveito contro il Governo delle tasse, contro Letta e Napolitano che non hanno voluto garantire l’”agibilità” del leader del centrodestra perseguitato dalla “magistratura politicizzata”; dopo avere annunciato le dimissioni di massa dei “suoi” parlamentari in caso di decadenza e intimato ai “suoi” ministri di dimettersi dal Governo; dopo avere dispiegato tutta la potenza di fuoco e l’aggressività del “giornale di famiglia e dintorni” contro i traditori, i vigliacchi che avevano osato dissentire dai suoi ordini e quando ancora – nell’aula del Senato – echeggiavano gli anatemi del fido Bondi contro il Governo Letta, …dopo tutto questo, Berlusconi ha preso la parola, in quella stessa aula del Senato dove era in corso il dibattito sulla sorte del Governo, per dire che “un Governo ci vuole” e che quindi avrebbe votato la fiducia al Governo Letta.
E’ il segno, inequivoco, che ha vinto Letta e la determinazione – sua e del PD – a non subire ricatti e a imporre a tutti una assunzione di responsabilità di fronte al Paese. Ed è il segno inequivoco che la leadership padronale e autoritaria di Berlusconi sul centrodestra è al tramonto. Un tramonto triste, a tratti convulso e drammatico, dalle cui conseguenze il Paese va tenuto al riparo.
Il PdL che c’era non c’è più e la riedizione di ’Forza Italia’, prima ancora di vedere la luce, è menomata e depotenziata, confinata al ruolo di forza estremista e inaffidabile.
Si è aperta una fase nuova, ancora densa di incognite e di pericoli, ma con una speranza in più di poter realizzare un assetto e una dialettica politica liberi dal ricatto e dall’ipoteca berlusconiana, secondo condizioni e caratteristiche proprie dei sistemi democratici europei.
Ora bisogna portare a termine, con decisione e efficacia, gli obiettivi di riforma istituzionale e di ripresa economica, per il lavoro, annunciati da Enrico Letta. Poi al voto, e ognuno per la sua strada. Con il congresso di ottobre e novembre e le primarie dell’8 dicembre, il PD si prepara ad affrontare – più forte e più unito – questa fase decisiva della vita del Paese. Per quell'alternativa, di cambiamento e di progresso, di cui l'Italia ha bisogno.

Nessun commento: