Il fatidico 27 del mese è arrivato. E circa 10 milioni di italiani si troveranno in busta paga gli 80 euro di bonus (Bonus DL 66/2014) voluti fortissimamente da Matteo Renzi.
La discriminante è il reddito complessivo del 2013: deve essere sotto i 24mila euro con un «decalage» fino a 26mila euro. Il decreto fissa in 640 euro il bonus da maggio alla fine dell’anno e dunque di 80 euro per ogni mese da qui alla fine del 2014, tredicesima esclusa. Tecnicamente non si tratta nemmeno di «un credito di imposta» ma di «un importo detratto dalle ritenute future operate dai sostituti d’imposta».
La misura secondo il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan «avrà ripercussioni positive sul Pil in quanto le famiglie potranno spendere di più e le imprese saranno stimolate a investire e, di conseguenza, a creare maggiore lavoro», non escludendo che si possa superare la previsione di +0,8% del Pil contenuta nel Def, dove comunque alla stessa misura vengono riconosciuti effetti macroeconomici espansivi pari solo allo 0,1 per cento nel 2014 e 0,3 per cento nel 2015.
L'altra notizia è la possibilità che il bonus sia allargato. In particolare si parla del possibile ampliamento per tenere conto delle famiglie monoreddito con più figli. La modifica è in un emendamento che «ha un rilievo politico: dobbiamo quantificarne costi e risorse e vedere le priorità», ha commentato il viceministro dell'Economia, Enrico Morando. «Questo - aggiunge - è uno dei punti più importanti delle possibili modifiche» che saranno vagliate oggi in incontri tra governo e maggioranza prima che l'esame degli emendamenti al decreto legge entri nel vivo in serata nelle commissioni Bilancio e Finanze del Senato. L'ampliamento del bonus riguarderebbe in particolare le famiglie monoreddito con tre figli (che avrebbe necessità di una copertura relativamente contenuta).
ORA FISCO, ENERGIA E JOBS ACT
Ma il concretizzarsi della promessa più importante, non ferma l’azione del governo. Come ribadito da Matteo Renzi il cammino delle riforme va avanti: «Non c’è un minuto da perdere». Allora ecco che già il 29 maggio il Consiglio dei ministri potrebbe varare alcuni decreti della Delega fiscale in capo al governo sfornando la riforma del catasto e la dichiarazione dei redditi - modello 730 - precompilato, naturalmente per l’anno prossimo.
Il mese di giugno si annuncia poi pieno di interventi in campi diversificati, passando dal lavoro alla semplificazione, dal taglio del costo dell’energia - pari a 1,5 miliardi della bolletta elettrica per le piccole e medie imprese equivalente al 10 per cento del costo complessivo - alla riforma della pubblica amministrazione.
La spinta alle riforme dovrebbe avere effetti accelerativi anche sul famoso Jocs act.
La seconda gamba del provvedimento partito con il decreto Poletti sul lavoro, è un disegno di legge delega che è ora all’esame della commissione Lavoro del Senato con relatore l’ex ministro Maurizio Sacconi. Riguarda un intervento complessivo che va dal riordino degli ammortizzatori alla revisione delle (troppe) forme contrattuali, dal riordino delle politiche attive e dei servizi per l’impiego al sostegno alla maternità. Il disegno di legge dovrà essere approvato dai due rami del Parlamento - che non mancheranno di dare indicazioni all’esecutivo - e poi il governo avrà 6 mesi di tempo per esercitare le deleghe e farsele riapprovare. I provvedimenti più attesi sono certamente l’introduzione del contratto a tutele crescenti e l’estensione dell’Aspi - il nuovo ammortizzatore unico - anche ai co.co.pro e partite Iva.
Il clou sarà comunque in autunno. La legge di stabilità dovrà rendere strutturale il bonus degli 80 euro e - Renzi lo ha promesso in campagna elettorale - allargarlo anche a pensionati e incapienti - coloro che hanno un reddito sotto gli 8 mila euro annui - , ora esclusi. Per farlo bisognerà comunque prima trovare i 10 miliardi necessari a renderlo strutturale per chi lo avrà già quest’anno.
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