venerdì 28 novembre 2014

Abbiamo discusso a lungo del Jobs Act, lo abbiamo migliorato, anzi lo abbiamo riscritto. Oggi il PD può essere orgoglioso del lavoro che ha fatto.

Intervista di Giovanna Casadio a Matteo Orfini, Presidente dell'Assemblea nazionale PD (la Repubblica, 27 novembre 2014)

Orfini, nel PD stanno volando gli stracci?
«Non stanno volando gli stracci. Abbiamo avuto un passaggio molto delicato. Sapevamo che lo sarebbe stato. E lo abbiamo gestito bene, perché abbiamo discusso a lungo del Jobs Act, lo abbiamo migliorato, anzi lo abbiamo riscritto. Oggi il PD può essere orgoglioso del lavoro che ha fatto».

Però lei ha definito i dissidenti dem "primedonne in cerca di protagonismo": non è stato irrispettoso?
«La mancanza di rispetto è stata piuttosto la loro nei confronti di tutti quei parlamentari e quei dirigenti che hanno in questi mesi saputo ascoltarsi, discutere e migliorare un testo rimanendo al merito. La mancanza di rispetto è avere rotto l'unità del PD con un comportamento difforme da quello che tutti insieme avevamo deciso di avere in aula. Una scelta del genere non ha prodotto un disastro solo perché il 90% dei deputati democratici si sono comportati come tutti insieme avevamo deciso di fare».

Irresponsabili, quindi?
«Nei confronti del governo, del PD e del paese. Stiamo discutendo di problemi serissimi e abbiamo il dovere di dimostrare di essere un partito e non una comune anarchica».

Cuperlo le ha rimproverato di non essere l'arbitro imparziale che un presidente di partito deve essere?
«Il presidente del PD deve garantire il rispetto delle regole e dello Statuto. È esattamente quello che ho fatto, perché nelle regole del PD non c'è scritto che ognuno può fare quello che gli pare. Non c'è neppure scritto che il presidente debba rinunciare alle proprie opinioni, non lo facevano Cuperlo e Bindi».

Sia Cuperlo che lei siete stati dalemiani: è ormai diaspora di ex dalemiani?
«Come ha più volte detto D'Alema, i dalemiani non esistono. D'Alema non c'entra nulla».

Però alle primarie di un anno fa lei appoggiava Cuperlo mentre ora è renziano?
«Per me non esistono cuperliani e renziani, esiste il Pd. Il congresso è finito l'8 dicembre di un anno fa. Io ho lavorato per il Pd, non per unire la minoranza dem. Cuperlo non ha mai condiviso questa impostazione e ha ritenuto si dovessero mantenere le divisioni congressuali».

Teme una scissione?
«No, girando per circoli e iniziative dem non c'è uno dei nostri militanti che non ci dica che dobbiamo stare uniti».

La battaglia nel Pd ricomincia al Senato e li il dissenso mette davvero il governo a rischio?

«Spero che tutto il PD al Senato recepisca l'accordo del testo della Camera».

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