sabato 31 gennaio 2015

Sergio Mattarella eletto Presidente della Repubblica al IV scrutinio con 665 voti

Chi è Sergio Mattarella

Sergio Mattarella è un ex dirigente della Democrazia Cristiana e del Partito Democratico: è stato cinque volte ministro ed è giudice della Corte Costituzionale per nomina parlamentare dal 2011.
Il nome di Sergio Mattarella circola quando si parla di elezioni al Quirinale – era stato fatto anche nel 2013, dall’ex segretario del PD Pier Luigi Bersani – ma meno tra un’elezione e un’altra. Più che di lui si parla infatti del “Mattarellum”, l’appellativo inventato da Giovanni Sartori sul Corriere della Sera per la legge elettorale approvata dopo il referendum del 1993: si trattava di un sistema piuttosto complicato ma che, come caratteristica fondamentale, assegnava i seggi per tre quarti con il maggioritario e per un quarto con il proporzionale (aveva poi uno strano e sbilanciato meccanismo per la tutela dei partiti minori, il famoso “scorporo”). Il Mattarellum è stato la legge elettorale per le elezioni del 1994, del 1996 e del 2001, prima del cosiddetto “Porcellum“. Fu molto criticata all’epoca ma è stata poi “rivalutata” e oggi è spesso citata come l’ultima legge elettorale italiana che permetteva agli elettori di scegliere direttamente e con semplicità i loro rappresentanti.



Mattarella è nato a Palermo, ha 74 anni, è vedovo e ha tre figli (uno di loro, ha fatto politica in Sicilia ed è stato candidato alle primarie per la segreteria regionale nel 2009 appoggiato da Bersani; un altro, invece lavora da diversi anni al ministero della Funzione pubblica e ora è capo dell’ufficio legislativo di Marianna Madia). Sergio Mattarella è figlio di Bernardo, politico democristiano che tra gli anni Cinquanta e Sessanta è stato più volte ministro; ed è fratello minore di Piersanti, altro politico democristiano ucciso il 6 gennaio del 1980 dalla mafia mentre era presidente della Sicilia. Sergio Mattarella ha fatto parte della Gioventù Studentesca di Azione Cattolica e della Federazione Universitaria Cattolica Italiana, insegnando anche Diritto parlamentare all’Università di Palermo.
Alle elezioni politiche del 1983 venne eletto alla Camera dei Deputati con la DC: faceva parte della corrente dei morotei, quella di Aldo Moro e di Benigno Zaccagnini (quella più a sinistra nel panorama interno della DC). Fu incaricato dall’allora segretario della DC, Ciriaco De Mita, di occuparsi in quegli anni del partito in Sicilia e appoggiò la candidatura di Leoluca Orlando a sindaco di Palermo. Rieletto alla Camera nel 1987, continuò a collaborare politicamente con De Mita e fu nominato ministro dei Rapporti con il Parlamento (governo Goria), confermato anche l’anno dopo nel governo De Mita. Fu poi ministro dell’Istruzione con Giulio Andreotti (nel suo sesto governo) ma si dimise nel 1990, insieme ad altri ministri della DC, contro l’approvazione della contestata legge Mammì sulla «disciplina del sistema radiotelevisivo pubblico e privato in italia». La legge si limitava a rendere legale la situazione esistente in quel momento in Italia, cioè il rischio di un monopolio da parte delle televisioni private della Fininvest contro le direttive comunitarie. Mattarella disse: «Ci siamo dimessi. Riteniamo che porre la fiducia per violare una direttiva comunitaria sia in linea di principio inammissibile e inopportuno in questo semestre»
Questo sarebbe il motivo principale per cui, secondo i retroscena politici che si sono letti in questi giorni, Silvio Berlusconi non gradisce Mattarella.
Dopo le dimissioni, Mattarella rimase senza incarichi di governo per due anni: venne rieletto alla Camera nel 1992 e nello stesso anno gli venne affidata (fino al 1994) la direzione del quotidiano della Democrazia Cristiana, Il Popolo. Nel 1993 fu relatore della legge di riforma del sistema elettorale. Superate le inchieste su Tangentopoli (venne accusato da un imprenditore siciliano di aver ricevuto 50 milioni e dei buoni benzina, ma venne assolto), Mattarella fu tra i protagonisti del rinnovamento della DC: nel 1994 fu tra i fondatori del Partito Popolare Italiano (con il quale venne eletto alla Camera nel 1994) ma se ne staccò quando Rocco Buttiglione, alla segreteria del partito, si avvicinò al leader di Forza Italia Silvio Berlusconi in vista delle elezioni del 1996. L’ipotesi che Forza Italia potesse entrare nel Partito Popolare Europeo venne definita da Mattarella «un incubo irrazionale».
Confermato deputato alla Camera nel 1996, con Massimo D’Alema a Palazzo Chigi divenne prima vicepresidente del Consiglio e poi ministro della Difesa, anche nel governo Amato (appoggiò l’intervento della NATO in Kosovo). Nel 1999 ci fu un altro scontro pubblico con Berlusconi, che in un articolo del Tempo aveva ricordato De Gasperi in occasione della commemorazione per il 45esimo anniversario della sua morte rivendicandone l’eredità. Mattarella disse: «De Gasperi appartiene a tutti coloro che hanno a cuore la democrazia. Questo non vuol dire che chiunque possa chiamarsi suo seguace o erede».
Nel 2001 Mattarella venne rieletto in Parlamento con la Margherita e poi riconfermato nel 2006 con l’Ulivo (fa anche parte del gruppo che ha scritto il manifesto fondativo del Partito Democratico). Nel 2008, dopo la caduta del governo Prodi, uscì dal Parlamento (quello stesso anno criticò la riforma della Gelmini sul ritorno del maestro unico alle elementari che lo stesso Mattarella, nel 1990, aveva sostituito con i cosiddetti moduli); dal 2011 è giudice della Corte costituzionale, eletto dal Parlamento. Considerato un moderato, non è intervenuto molto spesso nelle discussioni di attualità e nelle polemiche intorno alla politica.

Nessun commento: