Il PD va avanti. Dopo un weekend di annunci, di controproposte da parte dei centristi e di dietrofront dal Movimento 5 Stelle, il Partito Democratico torna a ribadire la sua posizione sul ddl Cirinnà. Si andrà avanti in Senato e non verrà toccata la stepchild adoption.
Questa mattina, dopo il consueto incontro settimanale tra Matteo Renzi, il ministro Maria Elena Boschi e i capigruppo PD di Camera e Senato Ettore Rosato e Luigi Zanda per fare il punto sui lavori parlamentari della settimana, è arrivata l’ennesima conferma da parte del governo e del PD sul Ddl Cirinnà: “Sulle unioni civili si va avanti, sempre. Il PD non è per lo stralcio. Si lavora a una maggioranza parlamentare per approvare il testo”, ha dichiarato Rosato.
La richiesta di rivedere l’articolo che riguarda l’adozione del figlio legittimo del partner era arrivata da Angelino Alfano.
Dopo che Grillo, a pochi giorni dal voto in aula, ha lasciato libertà di coscienza ai suoi senatori sulle adozioni (cosa mai fatta prima dal M5S), il leader dei centristi è tornato infatti “all’attacco”, offrendo il voto di Area popolare alla proposta di legge in cambio dello stralcio della stepchild adoption e di qualsiasi equiparazione delle unioni civili al matrimonio.
Alfano è cosciente del fatto che l’asse tra PD e M5S è in bilico, dopo il tweet di Grillo che oggi dal suo blog torna a ribadire che “in via del tutto straordinaria, a fronte di un tema etico che chiama in gioco anche i diritti di bambini, Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio, in qualità di Garanti del Movimento, si sono assunti la responsabilità di rinunciare a un’ulteriore votazione sul blog e di lasciare ai portavoce la libertà di decidere sulla stepchild adoption secondo coscienza”.
Il presidente dei senatori PD Zanda ha ribadito che eventuali “miglioramenti” al testo saranno possibili in aula, ma che non c’è più posto per “stravolgimenti o stralci”. Zanda si dice sicuro dell’approvazione del ddl: “Penso che passerà – ha detto in un’intervista al Messaggero – e dico anche, insieme a tutti i senatori del PD, che qualunque sarà l’esito dei voti segreti noi voteremo la legge nel testo finale”.
Il voto segreto è però la questione che preoccupa di più il Partito Democratico; per questo la richiesta di Zanda ai senatori dem è comunque quella di “limitarli il più possibile”: “Il numero preciso non posso darlo – ha detto ancora Zanda – ma credo che una decina di voti segreti sia più che sufficiente per garantire tutti”.
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