venerdì 1 aprile 2016

Le dimissioni della ministra Guidi. Renzi: “Condivido tua decisione”


Federica Guidi si dimette da ministro dello Sviluppo economico dopo la pubblicazione di una conversazione con il suo compagno, Gianluca Gemelli, intercettata nell’ambito di un’inchiesta della procura di Potenza sullo smaltimento dei rifiuti legati alle estrazioni petrolifere.

Nella lettera inviata al Presidente del Consiglio, la ministra Federica Guidi dichiara di essere "...assolutamente certa della mia buona fede e della correttezza del mio operato. Credo tuttavia necessario, per una questione di opportunità politica, rassegnare le mie dimissioni da incarico di ministro. Sono stati due anni di splendido lavoro insieme. Continuerò come cittadina e come imprenditrice a lavorare per il bene del nostro meraviglioso Paese”.

“Cara Federica ho molto apprezzato il tuo lavoro di questi anni. Serio, deciso, competente”, le risponde Matteo Renzi dagli Stati Uniti aggiungendo tra l’altro di rispettare la sua scelta “personale sofferta, dettata da ragioni di opportunità” che condivide. Quindi l’indicazione sul futuro del dicastero dello Sviluppo: “Procederò nei prossimi giorni a proporre il tuo successore al capo dello Stato”.

L’ormai ex-ministra delle Attività produttive è finita nei guai per una telefonata intercettata nella quale informa il fidanzato, Gianluca Gemelli, di un emendamento alla legge di Stabilità approvato all’ultimo momento nel dicembre del 2014 con il quale si dava il via libera al progetto di estrazione di petrolio Tempa Rossa, opera contestatissima dalle associazioni ambientaliste, e che favoriva direttamente proprio le aziende di Gemelli, il quale risulta indagato.

La storia è raccontata negli atti dell’inchiesta della magistratura di Potenza che ha portato oggi a sei arresti ai domiciliari a carico di funzionari e dipendenti dell’Eni e 37 indagati. Atti nei quali ci sono anche una serie di conversazioni telefoniche dirette tra la Guidi e Gemelli.

Il compagno della ministra era interessato a fare in modo che si sbloccasse l’operazione Tempa Rossa, gestita dalla Total, perché, secondo l’accusa, le sue aziende avrebbero guadagnato circa due milioni e mezzo di sub appalti. E di questo parla al telefono con la compagna che, il 13 dicembre, lo rassicura: “Dovremmo  riuscire a mettere dentro al Senato se… è d’accordo anche Mariaelena la… quell’emendamento che mi hanno fatto uscire quella notte. Alle quattro di notte… Rimetterlo dentro alla legge… con l’emendamento alla legge di stabilità e a questo punto se riusciamo a sbloccare anche Tempa Rossa… ehm… dall’altra parte si muove tutto!”. Il compagno le chiede se la cosa riguardasse i suoi amici e il ministro gli risponde: “Eh certo, capito? Per questo te l’ho detto”.
Dopo la conversazione Gemelli avrebbe subito telefonato al dirigente Total, Giuseppe Cobianchi, per informarlo di “una buona notizia”, e cioè proprio dello sblocco della questione relativa all’impianto estrattivo di Tempa rossa.

“E’ riduttivo parlare di un reato di ecomafie perche’ qui non vi sono i tradizionali mafiosi con le coppole ma si tratta di criminalità organizzata su basi imprenditoriali”, dice il Procuratore Nazionale Antimafia Franco Roberti. Emergono, spiega, “meccanismi truffaldini” che hanno portato a un “risparmio illecito” annuo tra i 44 e 110 milioni. Con il passare delle ore e l’emergere dei dettagli dell’inchiesta, le opposizioni si scagliano contro Guidi, mentre il silenzio del governo e della maggioranza appaiono come una presa di distanza.

Gemelli, alla guida di due società che lavorano nel settore petrolifero, è indagato per concorso in corruzione e per millantato credito. La prima accusa si riferisce all’affitto di alcune case a Corleto Perticara (Potenza), dove si sta realizzando il centro oli della Total, per i dipendenti delle società di Gemelli che avrebbero lavorato nella zona. La seconda accusa è relativa alla promessa di “vantaggi patrimoniali” che Gemelli si sarebbe fatto promettere per garantire, grazie al suo rapporto col Ministro, lavori nella costruzione del centro oli.

Dal punto vista politico con il passare delle ore e l’emergere dei dettagli dell’inchiesta, le opposizioni si sono scagliate contro la Guidi, mentre il governo e la maggioranza sono rimaste su posizioni più distanti, non intervenendo con giudizi di merito sul caso. Dal Pd Gianni Cuperlo chiede che sia fatta “assoluta chiarezza” e osserva che “forse serve un tagliando del governo”: “Vedo troppo familismo in giro, troppo potere in poche mani”, dichiara. Le dimissioni vengono accolte come “doverose” da Giorgia Meloni e “opportune” da SI. Silvio Berlusconi spende parole contro le intercettazioni, “vulnus della nostra democrazia”. Ma alle opposizioni il passo indietro di Guidi non basta. “E’ l’ennesimo, mostruoso conflitto d’interesse di questo governo. Più c he Guidi o Boschi la vera responsabilità è quella di Matteo Renzi”, afferma Matteo Salvini. “Le dimissioni del ministro Guidi sono un’ammissione di colpa”. Attaccano i Cinque stelle chiedendo le dimissioni della Boschi e di Renzi  “che fanno l’interesse esclusivo dei loro parenti, amici, delle lobby e mai dei cittadini”.

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